Quando Letizia sussurrò a Juan Carlos: «Sei finito» | Rolling Stone Italia
Società

Quando Letizia sussurrò a Juan Carlos: «Sei finito»

L’attuale sovrana di Spagna e il re emerito si sono fatti la guerra per vent’anni con dossier, associazioni segrete e spifferate alla stampa. Poi la plebeya assestò il colpo di grazia e oggi è lei al comando

Quando Letizia sussurrò a Juan Carlos: «Sei finito»

L'ex sovrano di Spagna, Juan Carlos, 82 anni, accanto alla nuora Letizia, 47: lui non hai approvato il matrimonio tra la ex giornalista e il figlio Felipe

Foto: GABRIEL BOUYS/AFP via Getty Images

Morticia e Padre della Patria. Quando Letizia Ortiz e Juan Carlos di Spagna si incontrano per la prima volta la fama dei rispettivi soprannomi rende superflui i convenevoli. Lei, anchorwoman di Tve, la Rai spagnola, si era aggiudicata tra i colleghi quello di signora Addams: astuta, seducente, egocentrica. Lui viveva del consenso popolare incassato oltre vent’anni prima: Juan Carlos è stato il sovrano che aveva portato la democrazia in Spagna e sventato una recrudescenza fascista incarnata dal tentato golpe del colonnello Tejero, nel 1981. No, non fu un incontro piacevole. Anzi, segnò l’inizio di una lunga e snervante guerra dinastica tra suocero e nuora. Eccola, la seconda puntata che Rolling Stone dedica alle faide nelle case reali.

Giugno 2002: Felipe, allora principe delle Asturie, terzo figlio ma primo maschio del re e della consorte Sofia, dunque destinato a salire sul trono, è sprofondato su una poltrona, preda del tedio. Ha appena chiuso la sua ultima storia per colpa di quello stramaledetto status di altezza reale che lo perseguita dalla nascita. La sua lei era Eva Sannum, modella e stangona norvegese, totalmente inadatta secondo il padre anche soltanto a lambire la corona di Spagna, soprattutto dopo che certe sue foto al mare, senza bikini, avevano fatto il giro dei tabloid. Felipe abbassa la testa e verga un laconico comunicato: «Le nostre strade si dividono qui». Guarda caso, proprio mentre l’erede al trono fa uno zapping apatico, incrocia la signorina Ortiz che dà la notizia al Tiggì. Se ne innamora all’istante? Chissà. Certamente alza il telefono e organizza l’incontro: una cena a casa di un dirigente televisivo della Tv pubblica alla quale viene invitata anche Letizia. Che si ritrova, guarda Cupido a volte, seduta gomito a gomito del futuro re di Spagna. La cena scorre come fosse un tête-à-tête: i due parlano fitto fitto e non hanno occhi e orecchie per nessun altro. Dopo due settimane sono già una coppia, benché segreta.

Segreta per tutti, o quasi. Felipe si precipita dalla madre. «Ho conosciuto la donna della mia vita». Lei gli sorride facendo trasparire un certo compatimento. Perché sa già che el rey non approverà. E appunto, Juan Carlos parte all’attacco. È un no, e piccato, per giunta. Ma possibile che con tutte le principessine europee disponibili – sarebbe stata perfetta Gabriella di Kent, la figlia del principe Michael, cugino di Elisabetta – Felipe si sia incaponito su una giornalista televisiva? E non solo: secondo i dossier che commissiona agli 007 del Centro Nacional de Inteligencia, il passato di Letizia ha due pecche non emendabili. Primo, un matrimonio alle spalle. L’ex si chiama Alonso Guerrero Perez, insegnante di letteratura, che la principessa in fieri incontra per la prima volta a 15 anni tra i banchi di scuola, quando lui era un giovane prof. Si sposano nel 1998, l’anno dopo sono già divorziati. Secondo punto, il sospetto di un aborto volontario che Letizia avrebbe subito durante il periodo in Messico, dove aveva trascorso una parentesi universitaria. Lì frequentava il leader di un gruppo rock, i Manà, ed era, arrivata una gravidanza non cercata, dicono voci mai fino in fondo accertate. Nel dossier compaiono anche un arresto per detenzione di hashish, simpatie socialiste e repubblicane e altri peccatucci veniali. Ma il divorzio e il sospettato aborto, no, non potevano figurare nel curriculum di una sovrana della cattolicissima Spagna.

E invece stavolta Felipe si ribella. «O Letizia o me ne vado». Per la prima volta alza la voce contro suo padre. Anzi, fa di più. Il 12 ottobre 2002, giorno della Festa nazionale, non si presenta alla parata. Juan Carlos abbozza ma a una condizione: il fidanzamento deve restare top secret fino all’annuncio ufficiale, che arriverà il primo novembre 2003, con un’intervista di coppia in cui Letizia osa prendere la parola, con conseguente attacco di bile del re. E non sarà certo l’ultimo. Le nozze sono previste per il 22 maggio 2004. In sei mesi il passato della giornalista finisce in pasto ai tabloid. Torna a galla anche quel ritratto della futura reina desnuda realizzato dall’artista cubano Waldo Saavedra, sempre durante la parentesi messicana. Insomma, l’intero contenuto del dossier diventa pubblico. Improbabile che non ci sia lo zampino di Juan Carlos: se non può più liberarsi della plebeya – così verrà ribattezzata Letizia a corte – ne demolirà l’immagine. Il giorno delle nozze celebrate alla Chiesa di Nostra Signora della Almudena, in una Madrid allagata da una pioggia torrenziale, la futura regina non verserà una lacrima. Conscia che da quel momento sarebbe stata protagonista di una guerra di trincea.

La coppia si trasferisce al Palazzo d’Oriente, l’ultima residenza di Alfonso XIII: 1.700 metri quadrati di casa, undici camere da letto, nove bagni, venti posti auto. Il 31 ottobre 2005 Letizia dà alla luce Leonor, un anno e mezzo dopo arriva Sofia. Ma quando è al settimo mese della seconda gravidanza, ecco la tragedia: sua sorella Erika, la minore delle tre Ortiz, si suicida, ultimo atto di una lunga depressione. Seguono stagioni drammatiche per la principessa dettate da una tragedia da elaborare e da un protocollo di corte che non è come leggere un gobbo di notizie. La futura regina, sfiancata dallo stress, scompare dentro tubini sempre più stretti: da una 42 passa nel giro di un anno e mezzo a una 38 stentata.

È in questo periodo che a Palazzo cominciano a delinearsi due chiare fazioni. Da una parte, ci sono i numerosi fedelissimi juacarlisti che costituiscono persino una sigla, a metà tra goliardia e associazionismo segreto: PALO, Plataforma Anti Letizia Ortiz. Ma c’è anche un timido manipolo pro Letizia, destinato a crescere. Dopotutto sarà lei la prossima sovrana. Nonostante le nevrosi che ne limano la figura, la propensione al comando della principessa è evidente: i suoi modi asciutti, efficaci e la sua organizzazione svizzera nel strutturare gli impegni suoi e del marito fanno capire a Juan Carlos che quel pennellone del figlio, alto uno e 98, è un nano da giardino a confronto di un apparente scricciolo di 163 centimetri.

Il 2014 è l’anno della verità. Mentre Letizia mantiene immacolata l’immagine del proprio nucleo familiare, i parenti sono schiaffeggiati da un’onda di scandali e riprovazione. Juan Carlos è incapace di risalire la china dopo il tragico safari in Botswana del 2012. Non solo perché si rompe un’anca e deve tornare a casa a vacanza appena iniziata. Ma perché vengono divulgate le foto che lo ritraggono – lui, presidente onorario del Wwf spagnolo – accanto alla carcassa di un elefante. E poi ci sono i conti: 30 mila euro solo di pernottamenti in hotel, visto che el rey aveva prenotato solo matrimoniali. Già, perché con lui da sei anni viaggia anche la sua ultima amante, Corinna zu Sayn-Wittgenstein, principessa tedesca. Il tutto mentre la Spagna sta attraversando la più grave crisi economica della sua storia. Ma c’è di più: nel coevo scandalo Noos, una maglia intricata di appropriazioni indebite di cui si macchia Iñaki Urdangarin, marito dell’Infanta Cristina e genero del re, spunta un giro di mail in cui si fa riferimento a Juan Carlos, che tutto saprebbe e sarebbe pronto a insabbiare.

Letizia, a questo punto, sferra l’attacco e comincia a creare, anche con l’aiuto della stampa a lei vicina, un vero e proprio movimento d’opinione per costringere Juan Carlos all’abdicazione. Lui, leone ferito, tenta un colpo di coda: mette in giro un gossip sulla presunta crisi matrimoniale del figlio e della plebeya. Loro rispondono con un servizio fotografico mano nella mano in giro per le strade di Oviedo, tra bar gay e mojito da strada. Principi comuni e innamorati, non ricchi aristocratici all’inseguimento dell’ultimo vizio.

Il sipario sul regno di Juan Carlos scende il 19 giugno 2014, quando il principe delle Asturie sale al trono con il nome di Felipe VI. Inizia il regno della morigeratezza, con le sue spese razionate, e della laicità: per la prima volta nel discorso di insediamento un re spagnolo non cita la religione, ma autonomie e l’associazionismo. Un disegno sul futuro della Spagna tratteggiato dalla neoregina che, al momento della firma delle scartoffie bollate, si avvicina allo scranno del suocero, leone ormai afono, e gli sussurra: «Sei finito, ho vinto io». Inzia così l’impero di Letizia, prima spagnola sul trono di Spagna da 135 anni. E la vendetta verso i Borbone è implacabile. Cristina viene spogliata del titolo di duchessa di Palma e allontanata dall’immagine pubblica con il marito Inaki, che finisce in carcere. Sofia e la sua devozione cattolica vengono allontanate dalla formazione delle principessine. E Juan Carlos riceverà il colpo di grazia il 15 marzo 2020 quando Felipe firma un atto che lo priva dell’appannaggio annuale da 190 mila euro, dopo l’ennesima rivelazione di una montagna di soldi, 100 milioni, provenienti dalle casse saudite e versati su conti svizzeri riconducibili all’ex re. Letizia, la plebeya, non fa prigionieri.

Altre notizie su:  opinione