Reintroduciamo la leva obbligatoria. Ma solo per le donne | Rolling Stone Italia
Società

Reintroduciamo la leva obbligatoria. Ma solo per le donne

Le femmine sono animate dallo stesso demone bellico degli uomini, ma la dittatura patriarcale ha impedito loro di provarlo. Se naja deve essere, che spetti a loro sgominare i nemici della patria, mentre i maschi rassettano il mobilio

Reintroduciamo la leva obbligatoria. Ma solo per le donne

Una soldatessa israeliana durante un'esercitazione. Foto: Abir Sultan/IDF via Getty Images

Qualche decennio di vittorie femministe non sono sufficienti a riscattare millenni di regime patriarcale. Com’è ormai noto, l’unica differenza tra donna e uomo è squisitamente anatomica. Più centimetri di altezza, una struttura ossea più imponente, un maggiore sviluppo muscolare. Solo in virtù di queste armi, beffardamente concesse dalla natura, il genere maschile ha potuto prevalere e tiranneggiare. L’istituzione centrale del regime fallocratico è da sempre l’esercito. Prima come soldati, cavalieri e mercenari di professione, poi, dall’epoca napoleonica in avanti, in quanto cittadini chiamati indiscriminatamente a difendere la patria e i suoi presunti interessi politici, i maschi hanno potuto cementare lo spirito di corpo, strutturare gerarchie, assicurarsi il monopolio delle armi. Cioè perpetrare con mezzi tecnici la supremazia anatomica di cui sopra. In sintesi, organizzare la società a proprio vantaggio da una posizione dominante. Chi ha l’esercito ha la forza, chi ha la forza ha il potere, chi ha il potere comanda sugli altri. Così è sempre stato e così sarà fino alla fine dei tempi.

Nel corso della storia, al netto di qualche eccezione localizzata – vedi le guerrigliere curde –, di qualche manipolo di amazzoni sparpagliato nei secoli e nei continenti, mentre gli uomini si combattevano allegramente nei campi e nelle trincee, mentre duellavano per mare e per aria a caccia di morte e medaglie, le donne non hanno potuto fare altro che attendere in case e villaggi: razzie, stupri, vendette, bestialità. Alcuni maschilisti recidivi sosterranno che no, se le donne avessero loro il monopolio bellico le cose andrebbero in modo diverso. La loro sensibilità, la loro indifferenza rispetto all’idiota dinamica virile del chi piscia più lontano, la loro superiorità emotiva, il loro pragmatico senso di protezione verso la vita, la prole, la terra… tutto ciò avrebbe evitato all’umanità molte delle catastrofi che invece l’hanno umiliata e falcidiata. Le donne, prive della brama di conquista e autoaffermazione cruenta, si sarebbero limitate a difendere, non senza eroismo, quanto avevano di più caro. Ammettendo questo, si ammetterebbe però una differenza sostanziale tra i sessi.

Differenza che qualsiasi persona evoluta non può che rigettare, non diversamente da quanto farebbe nei confronti della teoria del suffragio censitario o della Terra piatta. Le donne devono quindi essere animate dallo stesso demone bellico degli uomini. Solo la dittatura patriarcale non gli ha concesso finora di dare libero sfogo a un’identica fame di sangue, annessioni, medaglie, gloria. Certo, da pochi anni le donne sono parte integrante di quasi tutti gli eserciti mondiali
(in Italia dal 2000). Tuttavia il cammino continua a essere lungo e accidentato. Come in ogni altro ambito, i maschi ricoprono la maggior parte dei ruoli chiave. Nell’esercito italiano le donne sono appena il 6,3% del totale. Pure nei Paesi dove la leva è ancora obbligatoria persistono differenze, come nel caso d’Israele: tre anni di servizio per gli uomini, due per le donne. Naturalmente non è una coincidenza innocua. Gli ultimi epigoni della fallocrazia sanno fin troppo bene che concedere alle donne gli stessi diritti e doveri degli uomini in questo settore comporterebbe una riorganizzazione dei rapporti di forza in seno alla società.

Da qualche tempo si ipotizza di reintrodurre la leva obbligatoria per gli uomini, in modo da educare alla sofferenza e alla disciplina una gioventù maschile smidollata e priva di ideali. Ecco il canto del cigno del patriarcato. In pochi anni di naja le conquiste della civiltà egualitaria rischierebbero di subire durissimi colpi. Per compensare lo squilibrio storico e assicurare il definitivo trionfo della giustizia non rimane altro da fare che reintrodurre la coscrizione, ma soltanto per quello che millenni d’inganno linguistico hanno definito gentil sesso. In un domani non troppo lontano, se i migliori spiriti dell’umanità riusciranno finalmente a prevalere, saranno soprattutto le donne a organizzare campagne di conquista, a provare il proprio valore sui campi di battaglia, a trucidare i nemici della patria, mentre gli uomini attenderanno l’orrore nelle case rassettando il mobilio e allattando i figli col biberon.

Altre notizie su:  opinione