Immaginate di voler fare una festa. Dovrete pensare a chi invitare – le persone che amate, che vi sono simpatiche, magari qualche parente – qualcuno forse sgradito, ma come si fa a non invitarlo? Ci sarà anche il fidanzato noioso della vostra amica, ci sarà il vostro amico fraterno – anche se alle feste beve sempre un po’ troppo e alla fine mette in imbarazzo la zia – però è il vostro amico fraterno e come si fa? Lo volete con voi. Perché una festa è una festa; è gioia, condivisone. È amore, toh, esageriamo. Insomma, si sta insieme alle persone che amiamo e ci scambiamo affettuosità, qualche pensiero malinconico – di solito nella parte discendente della curva alcolica – scherziamo, pensiamo alla nostra ex-fidanzata che vorremmo fosse lì e chissà dov’è. Insomma: vita, affetti, amore. Quella roba lì.
Adesso immaginate la stessa festa, ma non è la vostra. È la festa di un sedicenne; senza genitori, solo amici. Chi invito? Domandona! Riflessioni, approfondimenti, consulti con la cerchia ristretta e infine bang, parte il gruppo whatsapp. Ci vediamo alle nove raga.
Lui sabato a Roma non ci sarà, sicuro!
Io invece aspetto voi! pic.twitter.com/SsVlobW9kA— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) 3 dicembre 2018
Ora invece immaginate di essere di essere un tipo strano; volete fare una festa ma preferite convocare quelli che non volete alla vostra festa. Perché non sono fighi come voi; perché volete farli sentire esclusi. O forse perché non avete amici e quindi per fare una festa dovete rivolgervi ai nemici – e più sono noti, meglio è, no? E allora, nella vostra versione da sedicenne tappezzate la scuola di manifesti che dicono “tu non sei invitato alla mia festa”. Scegliete un po’ di gente che vi sta sui coglioni – ci sta, no? Sì è una cosa da bulli, ma funziona. Divertente. Oppure se siete grandicelli, chiamate la zia e le dite: “faccio una festa bellissima ma a te non ti voglio. Ci tenevo a dirtelo”.
Solo che. Solo che forse quelli che avete invitato si chiedono: aspetta, ma perché al posto che invitare noi ha deciso di non invitare loro? E noi cosa siamo? Siamo i non-non invitati. Una nuova categoria dello spirito. Non contiamo un cazzo. Servi suoi, siamo.
Lui non ci sarà. E tu?
[Sabato prossimo, Roma, piazza del Popolo, ore 11!]#primagliitaliani #dalleparoleaifatti pic.twitter.com/En3g8jPZwq— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) 1 dicembre 2018
Ora che avete immaginato tutto questo pensate se lo facesse un ministro della Repubblica. Pensate a un Ministro che usa come testimonial i suoi “nemici”: gente che lo ha criticato, che non condivide le sue idee. Una sfilata impressionante: Oliviero Toscani, Fabio Fazio, Gemitaiz e Salmo. Roberto Saviano, Maria Elena Boschi, Paolo Gentiloni, Piero Fassino, Mario Monti e Gad Lerner, Elsa Fornero e Laura Boldrini, il presidente della commissione europea Jean Claude Juncker e il presidente francese Emmanuel Macron. Gente che non aveva bisogno del non invito per sapere che non aveva nessuna voglia di andare alla festa del bulletto. Però lui ci tiene, ci tiene a dire che nel caso, beh, lui NON VI VORREBBE. GNE GNE GNE.
Ora svegliatevi dalla realtà e precipitate nell’incubo: senza di noi Salvini non saprebbe che fare. Ha un disperato bisogno di noi; del dissenso, della critica, degli attacchi. Ne ha bisogno fino a quando saranno personali. Continuiamo a combattere le sue idee, ogni giorno, per strada, sui social, sui giornali ma lasciamo perdere lui. Non esiste, Salvini. È una negazione. E si sa, il non essere non è e non può essere.