Rolling Stone Italia

Santa Joe

La seconda puntata di 'Freak Show', la rubrica in cui le opere digitali di Max Papeschi incontrano i testi surreali di Enrico Dal Buono. E voi, che cosa avete scritto nella letterina per Santa Joe (Biden)?

Artwork by Max Papeschi

Dove sarà quell’elfo infame?, si chiedeva Santa Joe.

Tutti a tavola per il cenone della Vigilia. La strada deserta. La renna di Joe non volava e non aveva le corna: aveva l’aspetto di una Panda e una zampa della Panda aveva l’aspetto di una ruota bucata. Toccava camminare. Naturalmente non nevicava, scendeva una pioggerella sporca. Il sacco sulla spalla, a ogni passo Joe sentiva il fiato più corto. Si chiedeva come avesse iniziato questo mestieraccio. Portare doni, il benessere, la riconoscenza e l’armonia, magari la felicità, perfino la pace nel mondo credeva, dopo la quarta lattina di birra: l’aveva iniziato perché era un idealista. Ma poi c’era stata la realtà. Le renne non si staccavano da terra per quanto Joe le incitasse (e le frustasse, dopo la quinta lattina: “Non posso deludere i bambini!”). I comignoli erano stretti per la sua pancia alcolica. Non poteva suonare i campanelli e rovinare la sorpresa della notte. Non restava che il piede di porco.

Dove sarà quel cane d’un elfo?

Se qualcuno si svegliava, Joe non poteva permettere di essere braccato: altri doni da consegnare, altri bambini in attesa. Toccava stenderlo, quel qualcuno.

Se vedeva segni di violenza domestica (bottiglie rotte, lividi sui corpi di donne e bambini che ispezionava con la torcia) pestava il padre nel sonno.
Dove sarà quel porco d’un elfo?

Tutto questo potere nel suo sacco, una promessa di rinascita, tutto questo potere nelle sue mani, che non donavano giocattoli ma un simbolo di futuro: alla sesta lattina se ne convinceva – era l’uomo più potente del mondo.
Ed era presbite, si ricordò quando sbatté il naso contro un lampione.

Un modo per trasformare la realtà in ideale c’era. L’aveva immaginato in una sbronza selvaggia e l’aveva sussurrato con la lingua grossa al suo elfo: “Io poi me lo scordo”, gli aveva detto.

Scordato se l’era scordato, ma adesso del suo elfo non c’era più traccia. Dove s’era cacciato?
Eccolo dietro un bidone! Gli allungò una mano per salutarlo ma quando l’elfo stava per rivelargli il segreto, qualcuno immobilizzò Joe e lo caricò su un’ambulanza.

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