Sono le 16:37 del 12 dicembre 1969. Nella sala contrattazioni della Banca Nazionale dell’Agricoltura a Piazza Fontana a Milano scoppia una bomba. Contemporaneamente un altro ordigno viene rinvenuto, inesploso, nella Banca commerciale di Piazza della Scala, mentre a Roma esplodono altre tre bombe, una alla Banca nazionale del Lavoro e due all’Altare della Patria. Queste ultime non provocano vittime ma danni e feriti. La bomba di Piazza Fontana, invece, di vittime ne fa 17. I feriti non sono pochi: 88.
Quel pomeriggio di 55 anni fa, a Piazza Fontana è strage. Non una tra le altre, ma quella poi definita “madre di tutte le stragi”. Negli anni a venire ne seguiranno altre 11: provocheranno un totale di 150 vittime e 650 feriti. Gli anni Settanta porteranno violenza, paura, tensione (strategica e programmatica), ma anche una straordinaria partecipazione attiva delle persone alla vita politica.
È per terrorizzare e immobilizzare la popolazione che esplode la bomba di Piazza Fontana. L’obiettivo è provocare la morte di civili inermi per terrorizzare, ricercare la proclamazione – o almeno la sensazione – di uno stato d’emergenza nel paese. Il 15 dicembre però, ai funerali al Duomo di Milano, partecipano 20.000 persone. Fuori, nella piazza, di persone ce ne sono addirittura 300.000, strette in un composto ma eloquente silenzio. La paura non va a segno come alcuni speravano.
Il dopo-bomba, dalle indagini alla fase processuale, è un caos. Si parte dalla pista anarchica e i sospettati sono Giuseppe (detto Pino) Pinelli, ferroviere anarchico che finirà giù dal 4° piano della Questura di Milano; e Pietro Valpreda, ballerino fondatore del circolo anarchico 22 marzo. Ma da questa pista anarchica si passa alla veneta, o nera, sulle tracce degli esponenti di Ordine Nuovo Giovanni Ventura e Franco Freda. Allo stesso tempo, nelle ipotesi investigative vengono introdotti possibili legami dei gruppi dell’estrema destra eversiva con i servizi segreti italiani e alcuni funzionari e rappresentanti dello Stato.
Il ripasso di quell’avvenimento e di quel periodo tutto, però, non ve lo facciamo noi; ma ci affidiamo a XX podcast. Che ripercorrono con precisione che cosa è successo il 12 dicembre 1969. E che, magari, saranno un antipasto sfizioso per ulteriori approfondimenti, che di libri, documentari o altro si tratti. Narrateci, o podcast.
Rewind-Fatti di storiaFactanza media
Podcast “frizzante” con la voce di Alberto Clarizio e il sound design di Stefano Tumiati. Il racconto storico è arricchito da commenti preceduti e seguiti dal suono di stop&play e da quello di una cassetta che si riavvolge per tornare indietro nel tempo. In 20 minuti non dice tutto, ma lo dice bene. Parte dal lancio di uova e pomodori da parte dei movimenti studenteschi nel ’68 contro chi esce dalla prima della Scala di Milano – nel ’76 lo stesso evento sarà violento e esente da ortaggi – e cita un evento di non trascurabile rilevanza che precede Piazza Fontana, l’uccisione del poliziotto Antonio Annarumma durante la manifestazione sul caro-affitti. In chiusura ci sono le conosciute parole di Pietro Valpreda sulla possibile strage di Stato.
«La strage è stata di Stato, è servita allo Stato nel 1969 per frenare una conflittualità sociale. È nata all’ora come strategia della tensione contro la sinistra rivoluzionaria e istituzionale. Nel 1982 questa conflittualità sociale e civile era in crescita ed era riuscita a respingere e a smascherare questa trama di Stato e oggi, a oltre 11 anni e tre mesi di una strage che doveva cambiare l’indirizzo politico dell’Italia, dopo svariate inchieste che hanno, se non dimostrato tutta la verità e smascherato tutti i responsabili, lasciato ampiamente vedere quali complicità, aperture e connivenze ad alto livello hanno goduto gli autori della strage, cosa ci rimane? Posso dire che oggi gli italiani non hanno più da preoccuparsi in quanto la strage non è stata commessa da nessuno».
Qui si fa l’ItaliaLorenzo Pregliasco e Stefano Baravalle
Podcast leggero nei toni ma dettagliato. Pregliasco e Baravalle si alternano e danno un bel ritmo al racconto, che dura circa 30 minuti. Si parte dalla fine, dall’incontro tra il magistrato Pietro Calogero e il testimone Guido Lorenzon che porterà, con le sue dichiarazioni, alle indagini sulla pista nera e su Giovanni Ventura. All’interno è presente la spiegazione della “strategia della tensione” da parte dalla storica Benedetta Tobagi, insieme a un contenuto audio di un giovane Bruno Vespa inviato alla Questura di Roma che si trova a dare la notizia dell’arresto dell’anarchico Pietro Valpreda. Il contesto storico è tratteggiato bene e la chiusura di puntata davvero emozionante.
History Channel Podcast
Il podcast ha la voce narrante di Ilaria Cappelluti, intervallata alle tante testimonianze originali in un racconto che non è mai noioso. Il podcast è composto da tre puntate, tutte da 30 minuti circa, che riescono a dare un quadro esaustivo degli eventi e procedono a ritmo incalzante. Ci piace la scelta di far sentire la lettura della sentenza della Corte d’Assise di Catanzaro da parte dal presidente Scuteri, che dichiara «Freda Franco, Ventura Giovanni e Giannettini Guido colpevoli del delitto di strage continuata». Era il 23 febbraio del 1979, forse l’unico momento del processo in cui verità e giustizia si sono incrociate. Un podcast magistrale, che si apre e chiude con grande coerenza.
Il lato oscuro della veritàGiornale Radio
Ci convince già il titolo, che porta all’interno la parola verità: anche lei, d’altronde, è una delle vittime collaterali di questa strage. Il podcast è diviso in due puntate, anche queste da 30 minuti circa l’una, con tante documentazioni audio. La voce narrante, di Daniele Biacchessi, dà al racconto la serietà che merita, ferma, decisa, inflessibile. Qui sentiamo però anche la voce delicata della moglie dell’anarchico Pinelli, Licia, che racconta di come ha appreso della morte del marito dai giornalisti per quello che sarà definito poi un «malore attivo». Licia Rognini Pinelli è scomparsa a 96 anni proprio questo 11 novembre. Nel podcast è ben spiegata tutta la vicenda processuale, inclusa una testimonianza audio del fondatore di Ordine Nuovo, Pino Rauti. La chiusura è affidata alla canzone Luna rossa (Piazza Fontana) degli Yu Kung, uscita nel 1975.
Umorismo criminalePupazzi da legare
Podcast in due puntate dissacranti. Aspettatevi un racconto ricco di black humor, con un però: i ragazzi – Pupazzi da Legare – fanno un buon lavoro e riescono, incredibile ma vero, a strappare qualche risata sommessa. Il sarcasmo spinto funziona (purtroppo) alla perfezione per sdrammatizzare gli eventi più assurdi di questa storia, per esempio il fatto che i responsabili giuridici sulla strage di Piazza Fontana ancora oggi non ci siano. Astenersi ricercatori di discorsi puramente storici. Consigliato per tutte le altre ragioni!
Giorgio Gazzotti
Podcast artigianale ma estremamente preciso nei contenuti. Nessun dettaglio storico sulla vicenda viene tralasciato, o trattato frettolosamente, Durante il corso di tutte e tredici le puntate. C’è la lettura di molte testimonianze originali e di documenti del tempo. Il ritmo della narrazione, data anche la ricostruzione certosina, è abbastanza lento, per questo consigliamo l’ascolto solo se già si conosce un po’ la vicenda. Lo consigliamo anche a chi vuole approfondire o altrimenti a chi non conosce la storia e vuole entrarci di testa.
Parlano Benedetta Tobago e Claudia PinelliSpazio70
Non un podcast puro, ma la registrazione di un evento che si è tenuto nel 2021 al liceo Boccioni di Milano. Tobagi è magistrale e appassionata nel raccontare l’Italia di quegli anni. Insieme a lei Claudia Pinelli, figlia dell’anarchico Pinelli, che condivide memorie inedite sul padre (tipo, sapeva l’Esperanto) invitandoci ad andare avanti nella ricerca dei documenti, nell’approfondimento, e soprattutto nella partecipazione attiva a questa storia. L’ascolto richiede la massima attenzione – come a lezione – quindi il consiglio è quello di non pulire il bagno mentre lo ascoltate.
E adesso, due bonus track:
Un caffè con l’assassinoStorielibere.fm
Franco Freda è forbito e glaciale. Sentirlo parlare inquieta e non solo per questioni lessicali, ma anche per i contenuti che porta all’attenzione della brava Raffaella Fanelli. La conversazione con l’ex terrorista nero, prima accusato e processato per la strage di Piazza Fontana e poi assolto con “formula dubitativa”, come prevedibile si fa subito tosta. «Mi dispiace deluderla» dice Freda in apertura, «è una questione che riguarda voi. In pratica vi piaccio come criminale. Voi avete anche coniato questa stupida parola, “stragista”». Siate pronti a farvi piombare addosso un miscuglio disordinato di diversi elementi di ardua digestione: anti-islamismo, antisemitismo e razzismo.
Parla Guido SalviniSpazio70
Se nel processo su Piazza Fontana, durato ben 36 anni, una verità giudiziaria non c’è, una verità storica e postuma possiamo dire di sì. Negli anni ’90 le indagini dell’ex magistrato e giudice istruttore Guido Salvini riaprono la storia processuale sulla strage con nuove testimonianze, provenienti soprattutto da ex ordinovisti pentiti, come Carlo Digilio e Martino Siciliano. Consigliamo questa puntata, di un’ora circa, per introdurre proprio il lavoro di Salvini. Sul processo sono da segnalare anche il libro della storica Tobagi Piazza Fontana. Il processo impossibile, sia il sito del giudice, aggiornato con atti e documenti ufficiali, dove in home page leggiamo «Quest’anno sarà il 55º anniversario del 12 dicembre 1969. Spero sia possibile raccogliere ancora qualche frammento di verità su una data da non dimenticare, che è rimasta nella coscienza di tanti».