Non se ne può più di sentirsi chiamare buonisti a ogni manifestazione di civiltà. Se ci tieni tanto ai migranti prenditeli in casa: bell’argomento balordo, per una generazione che più che di italiani è fatta di monolocaliani. Però c’è una buona azione a portata di qualsiasi giovane: chiavatevi un anziano. Se ogni under 30, una volta alla settimana, si dedicasse a questa attività, vivremmo in un mondo migliore, pacificato.
Il gap generazionale si riempie dandoci dentro di bacino, con la penetrazione. Non è che a una certa età smettano di piacerti i corpi sodi solo perché tu sei rattrappito. Gli anziani non eccitano nemmeno gli anziani, a parte i casi di gerontofilia. Il resto è ipocrisia, con cui i giovani si lavano la coscienza. Quanto sarebbero più mansueti, i geronti, quanto s’impunterebbero di meno con tutte quelle storie di Quota 100 e pensioni minime, con quelle storie che condanneranno i giovani di oggi a una vecchiaia miserabile, se gli regalaste giusto una bella chiavatina settimanale. Una chiavatina dove però ci mettete l’anima, eh. Una chiavatina impagabile.
Che vadano a puttane, starete pensando. Ma a molti di loro è già stata ritirata la patente per l’eternità, molti di loro non sanno accedere ai siti di escort, molti di loro sono troppo poveri anche per pagare le prestazioni. La ricchezza, inutile nasconderlo, aiuta anche nell’epoca pre-dentiera. Ma là te la puoi ancora giocare con la bellezza, la simpatia, l’autoironia, la millanteria. Mentre i vecchi toccano corpi giovani solo in tre casi: medici, becchini, ricchi da far schifo. Quello di cui avrebbero bisogno è invece una menzogna: l’illusione di essere ancora appetibili per chi pensa alla morte come a qualcosa di astratto. “Lei è così romantica, signora, ad aspettare l’alba di fronte alle poste centrali”, dovrete dire per attaccare bottone. Oppure: “Come consiglia lei la corretta messa in sicurezza di un tombino, signore, nessuno mai”. Invece è un club, quello dei giovani, esclusivissimo e sommamente snob, è il club dei più-vivi-che-morti. Da vecchio sei prima di tutto un vecchio: è questo che pensa un giovane non appena ti vede.
Già Guido Ceronetti, pace alla verga sua, proponeva un servizio del genere: “Per disabili e carcerati, in paesi civili, qualcosa si è mosso e si sta muovendo; ma per i vecchi-maschi, eterosessuali, coniugati o soli (quelli di cui posso conoscere meglio e condividere le sciagure della longevità) si muoverà mai qualcuno?”
Noi ora siamo più evoluti, e tutto il discorso deve valere per entrambi i sessi. Hai scritto vecchio con la “o”, direte voi. Usare la @ mi fa sentire una newsletter coi ditini, ragazzi, e poi, quando si va sullo specifico, per esempio con i vocaboli “figa” e “cazzo”, la parità linguistica diventa una faccenda complicata. Dovremmo scrivere f@z@, un organo certamente eroticissimo, ma difficilmente decifrabile – c’è la questione geometrica di concavità vs convessità a cui una natura ingiusta ci ha condannat¥ (è pur vero che la dicitura volgare del pene maschile gode di uno spirito linguistico smaccatamente patriarcale, incarnato nella doppia, chiaro richiamo testicolare, mentre la “figa”, discriminata, è priva della possenza della doppia. Questo ci dovrebbe far riflettere sulla nostra arretratezza terrona: gli anglosassoni dicono “cock” e “puSSy”. E la prova della loro superiorità storica si manifesta nei pub, dove sono le anglosassoni a trascinare per i capelli in una turca, ruttando, i cock privi di doppie. Ma forse stiamo leggermente divagando). Quindi il concetto è questo: anche voi, giovani maschi, siate buoni: chiavatevi una vecchia.
Se hai fatto volontariato in un ospizio o alla Caritas sai che una volta soddisfatti sonno e fame, finché il buon Dio manda giù durezza e lubrificazione, il successivo pensiero delle creature umane resta quello. E non crediate che per voi sbarbati sarebbe così terribile. Con l’età, insieme al colore dei capelli, se ne vanno anche gli umori corporali. Un anziano emana poche sfumature olfattive, i loro afrori tendono tutti ad appiattirsi sulle note asettiche del borotalco e su quelle dolciastre della putrefazione. Almeno un senso l’abbiamo neutralizzato. Per non parlare del tatto: quella carne frolla, svuotata di fibre, tenera, digeribile. O preferite i filetti stoppacciosi?
Ragazzi, invece di lasciarvi andare a post pieni di cuore su Facebook, lasciatevi andare a pose piene di culo all’ospizio. Immaginate l’espressione, tra la gratitudine e la fame vampiresca, con cui gli anziani commenteranno gli orgasmi da voi gentilmente offerti. Niente parole, i mugugni saranno così rauchi da risultare impercettibili, solo gli occhi spalancati di chi, mentre gode, ha già iniziato il solito conto alla rovescia dei post-orgasmi over 70: “quanti ne avrò ancora, di questi meravigliosi piaceri imbecilli, prima del @?”.