Dato che gli studi scientifici sono ancora incredibilmente pochi, ciò che si sa sul fenomeno dello squirting deriva – di solito – dalla pornografia mainstream che ci mostra donne in visibilio mentre squirtano (ovviamente solo per appannaggio dell’occhio che guarda che è quasi sempre maschile eterosessuale): questa non è la realtà.
Questo tipo di rappresentazione – con le sue scene da inondazione del Titanic – ha creato un mito duro a morire, ossia che squirtare per una donna equivalga sempre ad avere un orgasmo e che questo sia molto più intenso di quelli che sperimenta in assenza del ricercato fenomeno, come se fosse una “forma superiore” di orgasmo. Invece studi hanno dimostrato (ma vi basta chiedere anche alle vostre amiche, se avete la fortuna di conoscerne qualcuna che vi ha confessato di squirtare) che il fatto non si accompagna sempre all’orgasmo: per alcune donne può essere semplicemente piacevole, per altre no e creare anche disagio, per altre ancora può accompagnarsi al climax, generando quindi un piacere di tipo diverso, in alcuni casi molto intenso.
Sempre stando alla rappresentazione pornografica mainstream, sembra facilissimo far squirtare una donna. Il copione è ricorrente: c’è qualcuno, di solito un uomo (ma sono molto cercati anche i video porno di donne lesbiche che squirtano, di solito comunque pensati per un occhio maschile eterosessuale), che si mette di buona lena e riesce a far “accadere” la cosa. Come fosse un miracolo insomma, una questione prettamente meccanica, insisti lì per un tot di minuti ed è fatta. Questo contribuisce a creare una sorta di gara maschile nel riuscire a far squirtare le donne, una competizione nell’abilità sessuale (come se già non ve ne fosse abbastanza). Sulle chat per incontri ad esempio è un letimotiv ricorrente è quello dell’uomo che scrive “ti farò squirtare” ancora prima di aver fissato per un caffè, senza che tu gliel’abbia chiesto, ovviamente, e dando per scontato che sia una fantasia corrisposta.
Raramente si pensa – men che meno lo pensa chi in chat scrive quelle cose a una donna, che in verità sarebbero inopportune a prescindere, se il sexting non è consensuale – che la pretesa dello squirting possa provocare “pressione” sulla donna, quando non addirittura “ansia da prestazione” e creare dei disagi. Secondo dati rivelati da Pornhub nel 2017, la parola “squirting” in USA sulla famosa piattaforma è stata cercata più dalle donne per il 44% rispetto agli uomini: forse per capire di più su se stesse e provare a darsi qualche spiegazione sullo fenomeno? O per imparare a farlo? O per una propria fantasia sessuale? Chi può dirlo.
Da dove nasce questa pretesa maschile sullo squirting che spesso le donne subiscono?
Secondo lo psicologo sociale Justin Lehmiller, in un’ottica prettamente eterosessuale ciò che rende per molti uomini lo squirting una potente fantasia è il fatto che esso venga visto come una sorta di “prova” dell’orgasmo femminile. Se consideriamo che l’orgasmo femminile per molti è ancora un mistero, che la sessualità femminile non ha manifestazioni fisicamente vistose come quella maschile, e che per diverse donne fingere l’orgasmo è un fatto ricorrente (secondo una ricerca americana del 2019 il 58.8% delle donne ha finto l’orgasmo), si capisce perché per alcuni uomini sia così importante avere una prova tangibile del piacere femminile, spesso custodita come “trofeo” che possa gasare l’autostima e costituire una “validazione” della mascolinità.
Ma quello dello squirting come orgasmo superiore da conquistare è solo uno dei diversi miti che continuano a perdurare oggi su questo fenomeno.
Ad esempio, si continua a dibattere sulla composizione esatta del liquido dello squirting, che per alcuni scienziati sarebbe solo “urina diluita” che viene rilasciata durante l’atto sessuale dalla donna. Secondo uno studio del 2011 durante lo squirting fuoriesce un fluido che è misto a urina, in quanto proverrebbe dalla vescica. In alcuni casi potrebbe contenere anche antigene antiprostatico (lo stesso di quello maschile) e in quel caso si parlerebbe però di “eiaculazione femminile” e il liquido proverrebbe dalle ghiandole di Skene ovvero la “prostata femminile” (sì, ne abbiamo una ed è stata ignorata dai libri di anatomia per secoli, così come accaduto al clitoride). In generale, gli studi sul liquido dello squirting o dell’eiaculazione femminile sono comunque pochi e per questo il dibattito è ancora aperto.
Perché deve importarci sapere di cosa è fatto il liquido dello squirting?
Perché ad esempio pensare di “farsi la pipì addosso mentre si fa sesso” (a meno che non sia una specifica fantasia e quindi incontri dei gusti sessuali) invece di poter inquadrare il fenomeno come squirting (dunque qualcosa che può accadere alle donne e di cui non ci si deve vergognare) è una cosa differente per una donna, come si può immaginare. Questo anche perché a livello di percezione sociale non è molto accettata l’idea di una donna che “sporca” mentre fa sesso – anzi, non è socialmente accettata l’idea di una donna che sporca in generale, basti pensare all’enorme tabù delle mestruazioni! – mentre invece si è perfettamente abituati ad associare un uomo che ha un orgasmo a una fuoriuscita conseguente dei suoi fluidi. Per questo lo squirting può trasformarsi in motivo di imbarazzo e quasi stigma per alcune donne.
Dulcis in fundo, la ricerca sullo squirting potrebbe subire una svolta proprio nel prossimo anno: il progetto si chiama “Squirting Survey”, è stato ideato da una ricercatrice in sessualità, Zhana Vrangalova, e Kenneth Play, sex educator, e vuole essere la prima ricerca mondiale più esaustiva sullo squirting in quanto parte dalle testimonianze dirette di migliaia di persone e vuole sfatare miti come quelli che abbiamo citato.
Ad oggi hanno raccolto più di 6.000 compilazioni da parte di “squirters, non-squirters e squirters partners” e puntano adesso ai 10.000. A marzo 2020 saranno resi pubblici i dati di questa ricerca. Save the date.