The Walking Vlad | Rolling Stone Italia
freak show

The Walking Vlad

L'ottava puntata di 'Freak Show', la rubrica in cui le opere digitali di Max Papeschi incontrano i testi surreali di Enrico Dal Buono. Come si ferma davvero un'invasione zombie? La storia di chi ci ha provato

The Walking Vlad

Artwork by Max Papeschi

Vladimir vide il primo zombie alle elementari: il suo compagno di banco Ivan socchiuse gli occhi, aprì la bocca, sbavò. Altri avrebbero creduto si fosse addormentato durante la lezione di geografia sulla Kamchatka, ma Vladimir lo sapeva, che Ivan era stato zombizzato. Prese il primo oggetto a portata di mano – il libro Che fare? del compagno Lenin – e lo colpì in testa con lo spigolo. Ivan gli morse la mano (per fortuna non penetrò nell’epidermide): era proprio uno zombie.

Da allora Vladimir dichiarò guerra agli infetti: volevano circondarlo e divorarlo. Al mercato nero si comprò una piccola mazza, poi una più grande, e così via fino alla mazza da adulto. La battezzò Margarita in onore dell’eroina di Bulgakov – una femmina capace di sedurre il demonio – e Margarita spaccava le teste degli zombie. Ex mendicanti, ex infermieri, ex giornalai: ex umani. Un bel colpo sulla nuca – e crac!

Il compagno di calcio con la maglietta strappata che gridava “passa!” in quel modo strano? Alla fine della partita, lo scarico delle docce avrebbe raccolto il sangue infetto della sua testa. Quella che si prese il padre di Vladimir non era una normale influenza, troppo cadaverico il suo colorito: addio papà (ma il suo papà non era più il suo papà da quando un mostro l’aveva morso, evidentemente): crac!

Il fratello di Vladimir smanacciava nella penombra della cantina: la madre sosteneva fosse miope, ma Vladimir sapeva che era uno zombie – come dimostrò il colore marcio del sangue che poi gli uscì dalle orecchie.

Ma il contagio si muoveva più veloce di Margarita. I villaggi vicini ne erano infestati. Vladimir prendeva un motorino, arrivava in una piazza, spaccava qualche testa, ripartiva prima che potessero morderlo. Un giorno, mentre fuggiva sulla sella, lo ferirono alla schiena con una sassata. Se fosse un sasso sbavato con bava di zombie?, pensò Vladimir. Quella notte si alzò terrorizzato, si guardò allo specchio: pallido, occhiaie violacee. Prese Margarita, la baciò, e si spaccò la testa da solo.