Alberto Piccinini: Come va? Io sono depresso. Piove pure. Ho visto Elly Schlein dalla Gruber e ho trovato la performance disastrosa. Sopra le righe, distante, monocorde, recitata male, con tutti quei gesti inutili da Enrico Letta. Sembrava una vecchia imitazione di Sabina Guzzanti, preistoria proprio. Ti rileggo Luciano Bianciardi che nel ’59 prendeva in giro le assemblee del PCI descrivendo precisamente gesti e movimenti delle mani: “Al dibattito gli interventi portano un utile contributo (…) Ampio: si accompagna con un gesto circolare delle due mani”. Infatti quando alla domanda “Ma allora si candida” lei ha tirato fuori il “percorso collettivo condiviso” e “la comunità dei democratici” mi sono messo a urlare solo in casa come uno scemo: “Ma vaffanculo! Basta! Qui abbiamo bisogno di qualcun** che ci tiri fuori dalla merda in cui siamo, condivisi e collettivi affondiamo ancora!”. Mi sono subito chiesto scusa da solo. I due asterischi li ho messi perchè non trovo la schwa sulla tastiera del computer. Domani mattina andrò al Monk che ho qui dietro a casa, lo conosci no? dove Elly Schlein presenta la sua candidatura alla segreteria del PD. E’ un vecchio posto da concerti. Porterò con me un disco di Kae Tempest perché anche in politica le cose bisogna saperle dire bene, ma ci vuole un’idea, qualcosa, la situazione è disperata, non c’è più tempo. Un coach di X Factor potrebbe aiutare? Che dici?
Giovanni Robertini: Certo che me lo ricordo il Monk, ci siamo stati insieme a vedere Seun Kuti & Fela’s Egypt 80. Pure Kamasi Washington. Posto de sinistra, colto, ci fanno solo pure il Premio Strega Off, che è poi è quello dove vincono quelli bravi mica come alla Fondazione Bellonci dove prevalgono le correnti, la vecchia politica. Forse è per quello che Elly ha scelto di fare lì la sua discesa in campo, lontana dai Franceschini, Bettini, Orlando e dalle presentazioni dei libri di Bruno Vespa e Veltroni. O forse l’ha scelto perché – leggo da una vecchia intervista a Vanity Fair – lei di notte suona la chitarra elettrica, da sola. E me la immagino come quelle chitarriste sperimentali tanto amate da Pitchfork, tipo la super nerd di Brooklyn Rachika Nayar che fa esplodere arpeggi ambient pieni di delay e droni nella sua cameretta. Certo siamo sempre nella sinistra ZTL, ma vuoi mettere lo stile. Poi anch’io la vedo dalla Gruber e capisco che qualcosa non va, ci vuole un trainer, un coach, che le tolga un po’ dell’Enrico Letta che è dentro di lei. Chi può essere? Magari Dargen D’Amico, perché se le primarie del PD sono un po’ l’X Factor della politica, tocca arrivare pronti. O Alessandro Michele, ora che è libero, a curare un po’ l’immagine, perché se vuoi essere l’anti Meloni ci devi lavorare, non è facile battere il make up sovranista di Giorgia. Spero che domenica ci siano anche loro al Monk e non solo quelli come me che in lei in ripongono l’ultima speranza, ma pure un sacco di dubbi e nessun buon consiglio.
AP: Io sono drastico. Se proprio dobbiamo salvare sto PD, salviamolo. Una telefonata a Luca Tommasini, un messaggio a Guillermo Mariotto, tanto al punto in cui siamo. Sennò addio PD, ce ne faremo una ragione. A proposito, guardo pochissimo X Factor, ma la costruzione di Beatrice Quinta come una diva sexy turbofolk balcanica mi sembra notevole. Anche la scelta delle sue canzoni, Battisti Fiori rosa fiori di pesco, Prendi una donna di Ferradini, al femminile ovvio: “Prendi un uomo/ trattalo male” cioè di destra veramente, techno coatta, un misto tra il maestro Beatrice Venezi e Arisa, il massimo prodotto in questi anni dall’anima sadomasofascista del Paese. Poi, siccome il Mondiale su Raiuno languiva, già che c’ero ho visto la serata dei duetti e mi sono intenerito. Vecchio trucco da festival di Sanremo, s’è capito che sto Paese disgraziato gli ultimi quindici anni l’hanno tenuto in piedi le canzoni: Charlie fa surf dei Baustelle, i primi dischi dei Tiromancino. Noi ci rimbambivamo di giovanilismo ironico e romanticismo Ztl, intorno tutto crollava: Berlusconi il sultano con l’harem, i governi tecnici, i segretari del PD che si mangiavano tra loro come cannibali, il ponte sullo Stretto.
GR: Aggiungo, tornando a Elly Schlein, che lei quando fece la campagna elettorale per candidarsi in Emilia Romagna ricevette l’endorsement di Guccini, Fiorella Mannoia, Max Collini degli Offlaga Disco Pax e dei Modena City Ramblers. Capisci? Ma dove vuoi andare oggi con i Modena City Ramblers? Con tutto il rispetto per il combat folk, se devo scegliere tra loro e Beatrice Quinta scelgo la seconda.
AP: Accidenti, l’hai detta grossa! Ci penserò su. E intanto cominciano a arrivare le mail, qualche whatsapp: Vuoi partecipare al nostro speciale sui dischi dell’anno? Anche libri, film come vuoi tu. Va bene ci penso, ci penserò, ci penseremo. Dai. Ho già visto Quietus, il sito inglese, che mette i Jockstrap primi. Uhm, carini, un po’ insulari mi sa. Sempre grazie a Quietus ho scoperto Haythem Mahbouli, ex metallaro tunisino emigrato in Canada che ora fa musica ambient con l’orchestra, Last man on Earth. Mamma mia. Apprezzatissimo nel megatraffico di ieri a Roma, pioggia+sciopero dei mezzi. E per finire mi pregio di informare tutti che il mio artista più ascoltato quest’anno su Spotify è stato Johann Sebastian Bach. Boomerismo eterno, spotify tiè, Tananai suca.
GR: Direi che con Bach hai rotto l’algoritmo. Pure io ho dato il mio contributo: il disco più ascoltato è quello di Shabaka che suona lo shakuhaki, l’antico flauto giapponese. Certo che con questi dischi non vinceremo mai le primarie. Ma pure per perderle serve un’idea. Hai citato Tananai, ultimo a Sanremo e ascoltatissimo su Spotify. Aggiungo i Tropea, ora in finale a X Factor dopo essere stati salvati dall’ennesimo ballottaggio, un record. Ma quello è il modello Renzi, influencer col 3%. Pure l’ultimo posto hanno tolto alla sinistra, mannaggia. Domani al Monk non riesco ad andare, piove, fa freddo. Dovrebbero darla in diretta su Sky e noi sul divano, come dei Fedez qualsiasi, a commentare: Dovresti lavorare di più sulla tua identità/l’originalità serve soprattutto nelle cover/ti aspetto alla prova dell’inedito. Comunque per me è sì.