Ciò che segue è scritto da una donna bianca etero cis e riguarda uomini non necessariamente bianchi etero cis. Lo specifico a scanso di equivoci: se il vostro orientamento sessuale, il vostro genere, le vostre inclinazioni bla bla bla fossero diverse, ahimè, non si parla di voi. Fatevene una ragione e leggete qualcos’altro.
Credo non sia mai esistita un’epoca peggiore per una donna (non necessariamente bianca) etero cis per essere single. Strette tra una pandemia che pare finalmente agli sgoccioli e una terza guerra mondiale che sembra alle battute iniziali, ci sentiamo un po’ come il condannato alla sedia elettrica davanti alla sua ultima cena prima della fine. Vorremmo goderci un banchetto luculliano – leggi: divertirci e gustare il momento, senza particolari implicazioni future – e diamo erroneamente per scontato che pure la nostra controparte maschile condivida gli stessi desideri. E invece. Con un’aggravante: essere donne single a Milano, città che è riuscita a trasformare l’uomo etero in un legno agli antipodi rispetto all’immaginario del maschio latino caliente, magari un po’ tagliato con l’accetta (perdonate le metafore boschive), che basta un gioco di sguardi e tutt’intorno brucia (aridaje).
I quaranta sono i nuovi venti, sostiene qualcuno, e io non posso che dargli ragione. Nel mio vocabolario sono tornate espressioni che utilizzavo da ventenne – «Sicure che lì ci sia della mossa?»; «Ma ti ha broccolato?»; «Possibile che a Milano non ci sia un posto dove…?» (riempire a proprio piacimento: il più delle volte si arriva a rimpiangere luoghi mitici tipo la Casa 139, l’Atomic Bar, il Pink Is Punk, il martedì al Rocket di via Pezzotti, le feste di Pig Magazine, un locale in cui disattivare temporaneamente il gay radar) – con l’unica differenza che, nel 2001, essere impezzate (equivalente bolognese del milanesissimo broccolate) era semplice quanto ordinare un negroni. Poi cos’è successo, siete cambiati, non siete più la stessa cosa, o siete ancora quelli che sono cresciuti insieme a noi?
Sia messo agli atti, non me la meno – non ce la meniamo – al pensiero di prendere per prime l’iniziativa, però se dopo ore passate a scambiarsi occhiate, qualche battuta, un drink offerto, una sigaretta scroccata, frecciatine, allusioni eccetera eccetera, non mi chiedi il numero (minimo sindacale) o con piglio deciso non mi limoni (fantascienza), be’, Houston, abbiamo un problema.
Apro l’ennesima parentesi, in entrambi i casi le rogne non finirebbero manco lì, perché si spalancherebbero le porte delle infinite opportunità successive: messaggi che se Nabokov potesse, risorgerebbe soltanto per corcarvi («Ehi», «Ehi ciao! Come stai?», «Bene.»: sì, col punto, dopodiché il vuoto pneumatico); booty call a orari improponibili (non ho nulla contro le booty call, anzi, però alle due e mezza di notte di mercoledì forse sto già dormendo); appuntamenti ottocenteschi («Siamo stati bene, lui carinissimo, però boh, è la seconda volta che mi accompagna a casa e non mi sfiora nemmeno per sbaglio»).
Chiusa la breve digressione, veniamo a noi: uomini, che vi è preso? È stato il MeToo? Ve la fate sotto per paura d’offendere, traumatizzare, turbare una donna? La pandemia via ha impigrito? Volete tenervi lontani da potenziali menate e preferite una serie su Netflix? Sapete qual è la verità? Che io un po’ vi capisco. Vi capisco, ma comunque non vi giustifico. Tre anni fa ebbi una discussione al limite del surreale con un’amica per via di un messaggio mandatole da un ragazzo con cui aveva avuto a che fare sul lavoro. Costui, in modo ingenuo ma se vuoi anche tenero, le aveva scritto che era molto più carina con i capelli sciolti che non con la coda, e si augurava ci sarebbero state altre occasioni per vedersi, perché aveva percepito un feeling.
Apriti cielo. Lo screenshot di questo innocuo scambio venne pubblicato su Instagram dalla diretta interessata e dal circolo magico di coloro che si sentivano «profondamente violate» da un uomo che «mi giudica per l’aspetto fisico e non per il mio cervello». Al povero cristiano vennero lanciate accuse d’ogni entità, fino all’anatema conclusivo: «Una cosa è certa, sappiamo chi sei, non lavorerai mai più con noi». Metti che le avesse inviato una dick pic, l’avrebbero preso, bruciato vivo su una pira e dato in pasto ai pesci del Gange.
Questo per sottolineare che di sceme ne è pieno il mondo, ma non è una scusa valida. Pure voi, siate scaltri: se v’accorgete che una tipa è fidanzata con tendenze nazi-femministe, volgete lo sguardo altrove e non infliggetevi delle martellate nelle parti basse. Io poi ci metto dentro tutto: Instagram, le app di dating online (che andrebbero abolite), WhatsApp (telefonate, accidenti, telefonate!), rapporti non idilliaci con madri, padri, nonni e zii (noi non c’entriamo nulla, eh: basta andare da uno bravo e li risolvete), YouPorn, OnlyFans e simili.
Ci metto dentro tutte le attenuanti del caso, ma la situazione che abbiamo dinanzi agli occhi ha del paradossale: all’amica sana di mente che mi confida, con una punta d’orgoglio, «Ci siamo conosciuti in un locale, mi ha chiesto il numero e ora mi chiama solo per scopare», io rispondo «Fortunella, non sai quanto ti invidio». Perché il diretto corollario degli uomini che non ci provano con le donne è: il sesso, questo sconosciuto. A meno di non vergognarsi a vestire i panni di una milf arrapata che, nei cinque minuti di pausa tra una pandemia e una terza guerra mondiale, preferisce recuperare un paio d’orgasmi anziché Inventing Anna.
Il mio personale lamento di Portnoy finisce qui, a un punto morto almeno quanto è morto l’entusiasmo maschile nei nostri confronti: le colpe, dice il mio terapeuta, vanno sempre equamente distribuite, e di certo noi donne ne abbiamo non poche, non lo nego. Però, alla luce del momento storico, stabiliamo una tregua: non si tratta di tornare a giocare il vecchio sport della preda e del predatore, ma neanche di incrociare le braccia consapevoli che, tanto, il lavoro sporco lo faremo noi. Orbitarci attorno è divertente, sia chiaro, ma spesso tentare l’allunaggio sarebbe di gran lunga preferibile: checché se ne dica, gli uomini ci piacciono ancora parecchio. Se poi si dimostrano temerari, ci piacciono ancora di più.