Ursula d’Arco, poi chiamata la pulzella di Bruxelles, era ancora una bambina quando ha sentito per la prima volta le voci celestiali. Questo coro di voci, che a Ursula ricordava quello dell’Inno alla gioia, le ripeteva senza tregua quale avrebbe dovuto essere la sua via, la sua stella, la sua missione: “Non fare assolutamente nulla, Ursula”. Da allora lei ha sempre obbedito a questo ordine divino.
Le si è disegnato sul volto un sorriso di pacata beatitudine che non l’ha più abbandonata.
La voce fu da subito accompagnata dallo Spirito Santo, dall’alito dell’Onnipotente, cioè da un venticello tiepido che ha fatto prendere ai suoi capelli una piega molto voluminosa. Ancora oggi, ovunque si giri, ecco che arriva quel venticello e il ciuffo santamente le si gonfia sulla testa.
Ursula è così brava, a non fare nulla, che presto è diventata famosa. Le interpretazioni si sono susseguite nel corso degli anni. “Non vuole consumare le risorse limitate del nostro pianeta”. “Ci vuole mostrare la forza dell’inazione”. “Ha raggiunto la morte mistica”. “È Gandhi con la parrucca”.
Viaggia in tutta Europa, sale su un palco, sorride, e basta. Scrosciano gli applausi. Così è andata per molti anni.
Poi la gente ha cominciato ad annoiarsi. Qualcuno ha preso a incitarla, “Fa’ qualcosa!”, sui palchi sono arrivati ortaggi misti, l’hanno pungolata con un bastone, e lei impassibile. Una domanda corre sempre più spesso tra il pubblico: “Sarà imbalsamata?”
Ursula è stata sfiorata dalla tentazione di agire ma poi di nuovo quel coro di voci: “No, Ursula, non fare assolutamente nulla”.
Proprio oggi, Ursula vede in una piazza un gruppo di persone che ammucchiano legni e sterpaglie e che armeggiano con alcol e accendini. “State preparando un bel fuocherello?” chiede lei. Un paio di quelli si guardano, reprimono a fatica un ghigno, e uno le risponde: “Ma certo, mia cara, lo stiamo preparando per te. Ci sembravi infreddolita, vedrai dopo che calduccio”. Le voci ripetono la solita frase e Ursula si siede vicino ai legni, grata all’universo.