Vita e misteri di Luigi Mangione | Rolling Stone Italia
Santo, sex symbol, criminale?

Vita e misteri di Luigi Mangione

I santini appesi nelle pizzerie di New York, l'adolescenza da studente brillante, la famiglia, le accuse, le magliette con la sua faccia. Ma chi è Luigi Mangione? Ecco tutto quello che sappiamo

(da USA) Luigi Mangione

Luigi Mangione

Foto: Alan Chin/"The New York Times"/Redux

L’ordinazione per una pizza? Un ringraziamento? Una minaccia di morte? Giuseppe Mantova non sapeva cosa lo aspettava quando ha risposto all’ennesima telefonata, il mercoledì sera prima di Natale. Quella settimana il telefono di Vito’s Pizza aveva squillato più del solito per via di un’immagine che la figlia trentenne di Mantova aveva attaccato sopra al registratore di cassa: raffigurava Luigi Mangione come un santo, con tanto di tonaca verde smeraldo e un’aureola dietro ai capelli scuri.

«Stai sostenendo un criminale», ha detto a Mantova una donna all’altro capo del filo. «Non verrò più nel tuo locale».

«Bene, allora non venirci!», ha risposto il sessantaquattrenne con il suo pesante accento italiano, per poi riattaccare.

Vito’s Pizza si trova in un centro commerciale a Towson, Maryland, la città natale di Mangione, che era stato arrestato settimane prima in relazione all’omicidio del CEO di UnitedHealthcare, Brian Thompson, avvenuto di prima mattina in una strada di New York. La notizia ha scosso il sobborgo di Baltimora in cui Mangione è cresciuto e dove Mantova lo conosceva come un adolescente qualunque che, dopo la scuola, andava a mangiarsi una porzione di pollo alla parmigiana.

La figlia di Mantova spiega di aver attaccato quell’immagine per protestare contro il «sistema sanitario corrotto in America». Dopo che un cliente ha postato sui social media la foto del San Luigi, facendola diventare virale, Mantova e i suoi dipendenti sono stati bombardati di telefonate. Qualcuno ha accusato Mantova di promuovere il reato di omicidio. Un tizio ha chiamato minacciandolo di morte.

Ma oltre alle telefonate rabbiose e ai messaggi su Facebook, Vito ha anche ricevuto lodi e ringraziamenti per quell’illustrazione. Fra quelli che chiamano c’è chi vuole parlare delle sue esperienze negative con l’assicurazione sanitaria. Poi c’è chi dice di conoscere personalmente Mangione; un presunto amico di famiglia della California e un compagno di università di Chicago hanno entrambi chiamato per pagare delle pizze che Mantova avrebbe potuto offrire gratuitamente ai clienti del ristorante (Mantova ha rifiutato, ma li ha ringraziati per la proposta).

È gennaio quando mi presento nel ristorante affollato: ci sono grandi fotografie della costa italiana a decorare le pareti di colore rosso corsa e vari tavoli con divanetti in finta pelle beige. Dalle casse esce musica italiana ad alto volume. San Luigi non è più lì a vegliare sul locale: il proprietario del centro commerciale ha chiesto di toglierlo, per via delle troppe lamentele ricevute. Mentre Mantova inforna una fetta di pizza al salame piccante, gli domando perché abbia tenuto in esposizione l’illustrazione così a lungo, nonostante le polemiche.

«Le assicurazioni sono molto costose, fanno pagare troppo», dice Mantova in italiano. Mi racconta delle esperienze negative avute con la sua compagnia assicurativa, soprattutto quando ha provato a farsi rimborsare una risonanza magnetica. Per cui ha esposto volentieri quell’immagine.

Il dibattito nazionale su Mangione è giunto fino al diretto interessato, che si trova nel Metropolitan Detention Center di Brooklyn, dove riceve dalle cinque alle dieci lettere al giorno. Nella sua unica dichiarazione rilasciata dopo l’arresto, resa pubblica a febbraio dai suoi avvocati, ha scritto: «Sono sopraffatto e grato a tutti coloro che mi hanno scritto per condividere le loro storie ed esprimermi solidarietà. Questo sostegno ha travalicato le divisioni politiche, razziali e persino di classe, visto che l’MDC è stato inondato di corrispondenza proveniente da tutto il Paese e da tutto il mondo. Anche se non mi è possibile rispondere alla maggior parte delle lettere, sappiate che leggo tutte quelle che ricevo».

Il reato
Le prime immagini dell’assassino sono state prese da un filmato sgranato di una telecamera di sicurezza: alla luce dell’alba del 4 dicembre, una persona vestita di nero, con uno zainetto grigio, puntava una pistola alle spalle di Thompson. Un’altra fotografia ritraeva il sospetto da Starbucks, con una mascherina nera a coprire naso e bocca. Il giorno seguente è stata diffusa l’immagine di un giovane ripreso dalla telecamera di sicurezza di un ostello: con un cappuccio in testa, faceva un gran sorriso a qualcuno fuori dalla cornice della foto. Poi ha circolato una fotografia del sospetto seduto nel retro di un taxi, con una mascherina sanitaria blu, il cappuccio alzato e le folte sopracciglia che incorniciavano gli occhi scuri.

Il suo gesto criminale è stato scioccante, così come lo sono state le ripercussioni in tutto il Paese.

Sui bossoli dei proiettili erano incise le parole “ritardare”, “negare” e “deferire”, che riecheggiavano una frase usata comunemente dai critici dell’industria assicurativa per descrivere le pratiche utilizzate nella gestione dei sinistri. La vittima non era casuale: i proiettili sembravano indicare che Thompson era stato preso di mira per via del suo lavoro. Mentre iniziava una caccia all’uomo su scala nazionale, però, non si dibatteva tanto di un omicidio commesso alla luce del giorno o del “vigilantismo”, ma piuttosto delle frustrazioni degli americani nei confronti dell’assistenza sanitaria. La gente ha parlato di come solo i ricchi, in America, possano aver accesso a un’assistenza adeguata, di familiari che hanno affrontato procedure mediche estenuanti solo per trovarsi poi travolti dai debiti, di persone care che sono morte di cancro e di altre malattie letali dopo che la loro assicurazione aveva negato la copertura per le cure.

Alla fine, il 9 dicembre è stato reso noto un nome. Il sospettato numero uno era Mangione. I dettagli diffusi sul conto del ventiseienne hanno solo esacerbato la fibrillazione creatasi intorno all’omicidio. Perché non si trattava di una persona che viveva ai margini della società, come solitamente si pensa di chi è sospettato crimini di violenti legati alla politica: Mangione veniva da una famiglia rispettata e benestante, aveva frequentato scuole d’élite ed era in generale benvoluto.

Quindi, cosa è successo? Cosa può aver spinto questo giovane, che sembrava avere accesso a tutte le opportunità del mondo, a un gesto così estremo? Come i clienti di quella pizzeria del Maryland, il pubblico ha riversato le proprie esperienze, i propri pregiudizi e le proprie opinioni politiche sulle schegge del passato di Mangione che erano state rese note fino a quel momento. Il caso di Mangione si è trasformato in una sorta di test di Rorschach stravolto: era successo tutto a causa dei suoi dolori cronici? Era stata la sua formazione scolastica? Le sue idee politiche?

Ma chi è veramente Luigi Mangione? E come è diventato il sospettato di omicidio più discusso e divisivo della storia recente?

Diventare Luigi Mangione
A pochi chilometri da Vito’s Pizza, Mangione, il più giovane di tre figli, è cresciuto in una grande casa di mattoni, con quattro camere da letto, in un tranquillo cul-de-sac di Towson. Viveva con due sorelle maggiori, MariaSanta e Lucia, e con i genitori Louis e Kathleen; spesso si trovava con le sue decine di cugini. Anche quando giocava, da bambino, era riflessivo e incline alle scienze. Una volta, lui e un gruppo di amici avevano disegnato le case dei loro sogni. Tutti gli altri avevano immaginato grandi ville sfarzose, con piscine e garage multipli, ma quella di Mangione era diversa: una piccola scatola quadrata con quattro stanze di dimensioni identiche. Era tutto quello di cui avevo bisogno. Niente di più, niente di meno», ha raccontato lui in un post su Reddit. «Credevano che fossi strano. Ma io pensavo che le loro ville fossero ricolme di un sacco di stronzate. Suppongo di essere sempre stato iper-ossessionato dall’efficienza e non sono mai stato molto materialista».

Sia Lou che Kathy provenivano da famiglie numerose, molto rispettate e profondamente legate alla comunità cattolica italoamericana di Baltimora. Kathy, proprietaria di un’azienda di viaggi, era una degli otto figli della famiglia Zannino, che possiede e gestisce la Charles S. Zannino Funeral Service. Lou, con i 9 fratelli, è stato cresciuto per aiutare a portare avanti le attività della sua famiglia: i suoi genitori, Nicholas e Mary Mangione, hanno costruito la loro ricchezza grazie all’edilizia, gli immobili commerciali, le strutture per anziani e una stazione radio. Tutte imprese a conduzione familiare.

«Sono ottime persone», dice un amico dei genitori di Mangione che ha chiesto l’anonimato per proteggere la privacy della famiglia. «Hanno fatto molto per la loro comunità. Il signor Nick ha costruito tutto partendo dal nulla. Il capitalismo scorre nelle loro vene».

(da USA) luigi mangione

La scuola frequentata da Luigi Mangione, la Gilman School. Foto: Amy Davis/”Baltimore Sun”/Tribune News Service/Getty Images

Nick, il nonno di Mangione, era un pilastro della comunità italoamericana. Figlio di un immigrato siciliano, è cresciuto nel quartiere Little Italy di Baltimora. Ha iniziato a costruire come appaltatore e si è dato da fare fino a diventare un imprenditore di successo: un ristoratore locale ricorda che con le sue attività, tra cui campi da golf e strutture sanitarie, ha dato molte opportunità ad altri italoamericani. Quando ha acquistato il Turf Valley Resort, in un sobborgo di Baltimora, Nick ha raccontato a un giornalista del luogo di aver subito discriminazioni da parte di persone che lo accusavano di aver guadagnato i suoi soldi grazie a legami con la mafia, cosa che lui ha negato.

Poi i Mangione si sono trasferiti in periferia con la loro famiglia numerosa, ma Nick e Mary tornavano spesso per partecipare gli eventi della Chiesa cattolica romana di San Leone Magno. «Non ci vivevano, ma erano [spesso, nds] qui per dare il loro sostegno durante feste ed eventi. Quando la chiesa aveva bisogno, la aiutavano economicamente», racconta Giovanna Blattermann, 78 anni, proprietaria di un bar a Little Italy e parrucchiera che era solita acconciare con i bigodini i capelli alla matriarca, Mary Mangione. La mamma, le zie, gli zii e i cugini di Mangione giocavano spesso nel campionato locale di bocce con Blattermann. A volte Luigi sostituiva il cugino più grande Michael, che, stando a Blattermann, sembra il gemello di Mangione. «Era un bravo ragazzo», dice di Luigi.

L’avvocato Thomas Maronick Jr. era il conduttore del sabato di un talk show indipendente trasmesso per 20 anni dalla stazione radiofonica dei Mangione, la WCBM, che è di orientamento conservatore e ha avuto ospiti come Sean Hannity e Rush Limbaugh. Prima di Luigi, il nipote più famoso della famiglia era Nino, un trentottenne delegato statale del Maryland, sostenitore di Donald Trump (i genitori di Mangione hanno fatto donazioni sia ai repubblicani che ai democratici; il documento di iscrizione di Luigi fra gli elettori in Pennsylvania, nel 2016, non dichiarava alcuna preferenza di partito).

«Sono molto ben visti», dice Maronick dei Mangione. Nel 1960, la famiglia ha creato la Mangione Family Foundation, che ha fatto donazioni a vari enti filantropici locali come la Baltimore Opera Company, l’Association of Italian American Charities e l’Associated Jewish Charities. Facevano parte del consiglio di amministrazione della Loyola University Maryland e la palestra dell’università è intitolata alla famiglia Mangione. Tramite un portavoce i Mangione hanno declinato l’offerta di contribuire a questo articolo; anche Luigi ha rifiutato, tramite i suoi avvocati.

«Sembra che abbiano molto potere e che trattino bene le persone», dice Maronick. «Ho la sensazione che sia un momento molto difficile per loro».

Non solamente una scuola
Nella zona settentrionale di Baltimora, nel ricco quartiere di Roland Park, la Gilman School si estende su una superficie di 23.000 metri quadrati punteggiati di ciliegi in fiore. Ragazzi in cravatta e giacca a bottoni si spostano tra i grandi edifici con colonne bianche del campus. Il motto della scuola, il cosiddetto “Gilman Five”, è impresso a grandi lettere argentate nella sala mensa: “Onore, Integrità, Rispetto, Umiltà, Eccellenza”.

A Baltimora, la Gilman è più di una semplice istituzione: rappresenta un’identità. La scuola maschile da quasi 40.000 dollari l’anno di retta ha la fama di essere una delle scuole private più competitive della zona, con ex alunni che sono diventati politici, imprenditori e atleti professionisti. È impossibile parlare di Mangione con qualcuno, a Baltimora, senza che venga menzionato che è un diplomato della Gilman.

Le sorelle di Mangione e molti dei suoi cugini hanno frequentato scuole private cattoliche nella zona di Baltimora. Mangione ha frequentato una scuola elementare cattolica, la Sister Bernadette, ma si è distinto dal resto della sua famiglia entrando alla Gilman in prima media. «Era singolare che frequentasse la Gilman, vista la famiglia da cui proviene», dice Steve, un insegnante della Gilman che ha chiesto di usare uno pseudonimo. «Penso che [i genitori di Luigi, nda] abbiano capito quanto lui fosse precoce come studente, come ragazzo portato per le scienze. Ogni famiglia, qui, sa che se hai un figlio molto dotato e vuoi che frequenti un ottimo college, lo mandi alla Gilman».

Mangione sarà anche stato un nome di spicco nella comunità italoamericana di Baltimora, ma non contava nulla per la gente della Gilman. «Sicuramente aveva un sacco di soldi, ma non era rilevante alla Gilman, perché lì tutti hanno un sacco di soldi», dice James, un ex studente della classe di Mangione che ha chiesto di usare uno pseudonimo e non ha mai parlato prima d’ora con la stampa. «Se mi chiedeste di fare una graduatoria della mia classe in termini di ricchezza, lui non sarebbe stato in alto».

La gerarchia sociale degli studenti della Gilman non era solo legata a una questione di soldi (anche se i ragazzi più popolari venivano spesso visti girare con le auto di lusso più recenti e organizzavano feste in case da milioni di dollari), ma anche di lignaggio. I ragazzi più popolari, che avevano padri e nonni che erano stati alunni della Gilman e che avevano iniziato a frequentarla fin dall’asilo, avevano una vita sociale più facile rispetto a quelli come Mangione, che si erano iscritti più tardi. E in una città dove il lacrosse è popolarissimo, Mangione giocava a calcio e praticava la lotta. C’era l’élite sociale e poi «il gruppo dei veri e propri geni», come li chiama James, che erano lì per godere dell’eccellenza accademica della scuola.

«Luigi faceva parte di questo gruppo di ragazzi che sapevano di frequentare una scuola prestigiosa e si sarebbero poi dedicati alla ricerca scientifica d’avanguardia», racconta James. «Ma Luigi era l’unico con cui potevi parlare. Una volta che ci parlavi, capivi che era un bravo ragazzo gentile».

«L’ambiente era molto alla Gossip Girl e Luigi era un po’ come Dan della serie», dice James, riferendosi al personaggio televisivo che proveniva da un background sociale diverso da quello dei suoi compagni. «Non vorrei mettergli le parole in bocca, ma ho sempre avuto la sensazione che a lui sarebbe piaciuto molto fare una vita sociale più movimentata di quella che aveva».

Mangione trascorreva molto tempo nel laboratorio di robotica dell’edificio dedicato alle scienze della Gilman. Una volta, i ragazzi del club dell’AI si sono riuniti nel laboratorio per lavorare sul loro robot che si chiamava Hound Bot, in vista di una gara che ci sarebbe stata in Virginia, il giorno dopo. Hari Menon, che era al secondo anno quando Mangione, studente dell’ultimo anno, era co-presidente del club, ricorda che, nonostante tutti i loro sforzi il robot non funzionava. Allora Mangione ha preso in mano la situazione e ha suggerito di andare a casa di uno di loro per ordinare qualche pizza e passare la notte a lavorare. Ha detto: «Ragazzi, adesso siamo un po’ nei casini, ma va bene, troveremo una soluzione», racconta Menon. «Teneva sempre alto il morale di tutti».

Ai tempi del liceo, Mangione arrivava a scuola la mattina alle sette per studiare prima dell’inizio delle lezioni. «Era sempre alla ricerca della perfezione, perché lui era così: era intelligente», dice l’ex insegnante Steve, che ha sempre pensato che Mangione, da grande, avrebbe lavorato in un laboratorio scientifico o si sarebbe occupato di modelli di Intelligenza Artificiale. I suoi compagni di classe dicono che era il tipo che si lamentava per un 98 anche quando parlava con uno studente felicissimo per aver preso un 92. In lui c’era una certa arroganza, ricorda James.

Le lezioni alla Gilman erano strutturate come corsi universitari. A 16 anni Mangione leggeva libri di pensatori come Marx, Lenin e Kant. Un insegnante, con cui aveva legato, ha tenuto un corso sulla storia degli Stati Uniti vista attraverso la lente del conflitto di classe. Gli studenti hanno letto A People’s History of the United States di Howard Zinn, che racconta l’America dal punto di vista delle comunità emarginate.

Oltre alla storia, l’interesse di Mangione per i videogiochi l’ha portato a concentrarsi sul coding e sulla tecnologia, in particolare sull’Intelligenza Artificiale e su come la tecnologia influenza la società: un argomento che ha affrontato in un discorso durante l’assemblea scolastica del marzo 2016.

«Oggi vi parlerò del futuro, di argomenti che vanno dall’Intelligenza Artificiale cosciente all’immortalità dell’essere umano», ha detto Mangione dal palco, in blazer e cravatta blu.

(da USA) Luigi Mangione

Luigi Mangione. Foto: Nicole Munchel/”Baltimore Sun”/Tribune News Service/Getty Images

«Probabilmente penserete subito che tutto ciò è interessante ma è solo fantascienza, o peggio, potreste semplicemente pensare che io sia pazzo. Ma sono sicuro di potervi convincere non solo della mia sanità mentale, ma anche del fatto che i prossimi 100 anni del nostro futuro saranno diversi da qualsiasi cosa l’umanità abbia mai visto».

Nel suo discorso, Mangione ha detto che, grazie ai progressi della tecnologia, «un futuro prossimo rivoluzionario non è incredibile, anzi è l’unica conclusione logica». Ha parlato del concetto di “singolarità tecnologica”, ossia l’idea che l’Intelligenza Artificiale finirà per prendere il sopravvento su quella degli esseri umani, ma ha esortato all’ottimismo.

«Siate entusiasti di ciò che il futuro ci riserva», ha detto Mangione al folto pubblico di ragazzi. «Forse siamo nati in uno dei periodi più esaltanti mai visti sulla Terra, indipendentemente dalla singolarità. Magari non lo vediamo nell’immediato della nostra vita quotidiana, ma il mondo sta cambiando velocemente».

La Ivy League
Dopo il diploma alla Gilman, Mangione ha coltivato il suo interesse per la scienza e la tecnologia presso l’Università della Pennsylvania. Si è laureato in Intelligenza Artificiale con una specializzazione in matematica alla scuola di ingegneria della Ivy League. I corsi che seguiva erano molto impegnativi: in seguito ha scritto che gli pareva di lavorare il doppio rispetto alla Gilman, ma senza raggiungere gli stessi risultati.

Ha anche lottato con vari problemi di salute che gli rendevano difficoltoso studiare, tra cui il mal di schiena quando stava seduto troppo a lungo. Più avanti, in un post sui social, ha scritto di essere affetto da spondilolistesi istmica, una patologia normalmente diffusa tra chi pratica sollevamento pesi e i tra i ginnasti, per cui l’estensione ripetuta può causare lo scivolamento di un osso della colonna vertebrale e la conseguente pressione sulla vertebra sottostante. «Spesso la condizione si manifesta all’inizio dell’adolescenza e della prima età adulta a causa di un infortunio o di lesioni reiterate», spiega il dottor Derrick Umansky, esperto di neurochirurgia che, però, non ha avuto Mangione in cura. Il mal di schiena, nei giovani, spesso non viene indagato tempestivamente, spiega Umansky, così il dolore peggiora fino a quando il paziente non si sottopone a esami di diagnostica per immagini e, alla fine, viene individuata la spondilolistesi.

Mangione ha anche sofferto di nebbia cognitiva e ipotizzava fosse legata a una diagnosi di malattia di Lyme avuta già da adolescente. I sintomi si sono intensificati durante il primo anno di università, con un impatto significativo sulla sua vita scolastica alla Penn. Chi soffre di nebbia cognitiva lamenta spesso scarsa capacità di concentrazione, dice di sentirsi svuotato, confuso e di avere difficoltà a ricordare le cose. «È una definizione vaga, quella di “stanchezza”», dice la dottoressa Reena Mehta, un’allergologa che non ha curato Mangione. Non è una vera diagnosi, spiega, ma un insieme di sintomi che possono essere causati da vari fattori. La nebbia cognitiva è ancora oggetto di studio e Mehta dice che spesso s’imbatte in pazienti che hanno consultato vari medici, in cerca di risposte. «Quando arrivano da me, sono frustrati perché hanno parlato con tante persone e si lamentano: “Tutti mi danno del pazzo o mi ignorano e dicono che è tutto nella mia testa”».

Nella primavera del 2017 Mangione è entrato nella Phi Kappa Psi, una confraternita nota per accogliere giovani molto studiosi. Farne parte implicava bere abbondantemente due volte a settimana, come Mangione avrebbe detto, in seguito, usando il nickname di Mister Cactus su Reddit. Ha scritto che l’alcol e la carenza di sonno hanno peggiorato la sua nebbia cognitiva. Aveva anche dolori allo stomaco, problemi di digestione e problemi di vista che parevano essersi acuiti in quel periodo.

«Semplicemente non riuscivo a riprendermi da una settimana di sonno disturbato», ha scritto Mangione. «È devastante avere un problema che ti sconvolge la vita, soprattutto se il problema stesso logora la mente critica/logica che di solito si userebbe per affrontarlo… faticare a capire le lezioni e i compiti è difficile, ma affrontare lo stesso livello di difficoltà quando si cerca di guardare qualcosa su YouTube o di leggere un libro interessante è ancora peggio».

Comunque Mangione era disponibile ed era noto a tutti come uno studente amichevole e affabile. Dopo il suo arresto, un’amica ha dichiarato a Business Insider: «Gli avrei presentato tranquillamente mia sorella o un’amica. Conoscendo la sua personalità, mi fidavo totalmente di lui. E anche alla luce di ciò che so ora, se davvero fosse colpevole, mi sentirei completamente al sicuro da sola in una stanza con lui».

Nel maggio 2019, un account Facebook legato alla Penn chiamato “Penn Crushes” ha taggato Mangione, scrivendo: “Dannazione. Sei single? Così regali speranza a noi ingegneri!”. Lui ha risposto: “Nonostante tutti i miei sforzi… sì, sono ancora single”. Gli amici del liceo di Mangione hanno detto che alla Gilman frequentava delle ragazze e il suo profilo Tinder aperto post laurea diceva che era interessato a conoscere donne.

Dopo il terzo anno, Mangione è andato all’Università di Stanford per fare da consulente nell’ambito di un corso estivo di AI per studenti liceali meritevoli. Lui stesso aveva frequentato quel corso quando era all’ultimo anno della Gilman ed era rimasto in contatto con gli amici conosciuti lì. David, un amico di Mangione che ha chiesto di comparire sotto pseudonimo, racconta che era uno dei più popolari del loro gruppo, talmente amato che gli altri si erano dati i nomi di “I love Luigi 1”, “I love Luigi 2”, “I love Luigi 3”, ecc. nella loro chat di gruppo. David dice che Mangione ha sempre apprezzato le attenzioni. Anche come animatore era popolare e uno dei suoi studenti ha scritto su Reddit che i ragazzi avevano un canale Discord dedicato a parlare solo di lui.

Durante il suo ultimo anno alla Penn è scoppiata la pandemia di Covid, svuotando il campus. Così Mangione non ha potuto passare gli ultimi mesi di università con gli amici. Nel maggio del 2022 e tornato al campus della Penn con la famiglia, che l’ha guardato sfilare sul palco. Nonostante abbia rischiato di dovere mollare l’università a causa dei suoi problemi di salute, Mangione ha completato un piano di studi che l’ha portato a conseguire un baccellierato e un master’s degree in quattro anni, laureandosi alla Penn con il massimo dei voti.

Priorità alla salute
Più tardi, quello stesso anno, Mangione era con i suoi amici sulla sabbia di Magic Island, una penisola di Oahu che si protende in acque turchesi. Si era trasferito alle Hawaii dopo la laurea, deciso a concentrarsi sulla sua salute. Per i primi sei mesi ha abitato al Surfbreak, uno spazio di co-living per nomadi digitali. Ha lavorato da remoto come data engineer per la piattaforma di compravendita online di automobili TrueCar. Nel tempo libero faceva escursioni, osservava le stelle e leggeva. Lo conoscevano tutti perché girava in bicicletta e la sera accompagnava i suoi amici a casa a piedi. Mangione, appena arrivato alle Hawaii, aveva provato a surfare, ma si era infortunato: da quel momento aveva iniziato a soffrire di sciatica, la compressione di un nervo nella parte bassa della schiena. Qualche settimana dopo è scivolato su un foglio di carta e non ha potuto appoggiare il peso sulla gamba destra per una settimana. Prima Mangione soffriva di mal di schiena solo quando stava in piedi per troppo tempo, ma ora aveva sempre male: alla fine ha iniziato ad avere dolore ai nervi e a percepire un intorpidimento all’inguine e lungo la gamba destra.

«Essere costretti a una vita sedentaria quando sei una persona piena di energie e abituata a essere molto attiva è una delle conseguenze peggiori della sciatica», ha scritto Mangione sui social rispondendo a una persona che aveva descritto un dolore simile. Ha raccontato di essere passato dal sollevamento pesi alle arti marziali allo yoga, per attenuare il dolore. Il suo insegnante di yoga, Dorian Wright, racconta di aver personalizzato la pratica di Mangione per aiutarlo a sopportare il male alla schiena.

Nell’ottobre del 2022 Mangione si è trasferito in un appartamento con due camere da letto in un grattacielo di Honolulu con un coinquilino che, l’anno scorso, l’ha descritto su Reddit come un «ragazzo davvero fantastico e premuroso». Ha mantenuto i contatti con gli amici che si era fatto al Surfbreak, creando un club del libro con R.J. Martin, fondatore del Surfbreak ed ex professore universitario, e Jackie Wexler, una collega della Penn che Mangione ha conosciuto a Oahu.

«Era una persona molto riflessiva e profondamente sensibile, qualunque cosa facesse», ha dichiarato Wexler a Civil Beat, la testata giornalistica no-profit delle Hawaii.

Con il club del libro hanno letto opere come La scimmia che ha capito l’universo. Come la mente e la cultura si evolvono di Steve Stewart-Williams, Outliers – Fuoriclasse di Malcolm Gladwell e What’s Our Problem?, del blogger Tim Urban. Ma alla fine, dice Danny, un amico di Mangione e membro del club del libro che ha chiesto di non rivelare il suo cognome, «era tutta una scusa per trovarci al tramonto».

Alla fine di febbraio 2023 Mangione ha inviato un messaggio a un ex compagno di classe di Gilman dicendo che aveva da poco lasciato TrueCar per «passare più tempo a leggere e fare yoga». Aggiungeva anche: «Il data engineering era molto ben pagato, ma era di una noia mortale».

Martin in alcune interviste ha affermato che la schiena di Mangione ormai era così malandata da compromettere anche la sua vita sessuale. Ma il coinquilino di Mangione di quel periodo ha scritto su Reddit di aver trascorso con Luigi più tempo di Martin e non ricorda di averlo mai sentito parlare di problemi del genere.

In ogni caso, i problemi alla schiena di Mangione erano talmente gravi da fargli decidere di sottoporsi a un intervento di fusione spinale, per cui nel luglio dello stesso anno è tornato a casa sulla East Coast, per un breve periodo, per farsi operare. Non è chiaro che tipo di assicurazione sanitaria avesse Mangione durante l’intervento e la convalescenza, ma un portavoce di UnitedHealth Group mi ha confermato che né Mangione né i suoi genitori sono mai stati clienti della compagnia.

Una settimana dopo l’intervento, Mangione riteneva di aver fatto progressi talmente grandi da smettere di prendere antidolorifici. Tre mesi dopo, ha scritto di non aver più avuto una giornata in cui le cose non andavano e ha postato su X una radiografia della sua schiena. Su Reddit, poi, per fare coraggio a qualcuno a proposito della spondilolistesi ha scritto: «L’intervento non è stato così spaventoso come me l’ero immaginato. Ricorda che il corpo umano dovrebbe esistere in uno stato di assenza di dolore. Se c’è un dolore costante significa che qualcosa non va. Io, anche con del metallo nella schiena, non provo dolore».

Il suo club del libro ha cessato l’attività quando Mangione ha lasciato l’isola a luglio, ma uno degli ultimi libri letti è stato il manifesto di 35.000 parole di Ted Kaczynski, alias Unabomber, l’uomo che ha ucciso tre persone e ne ha ferite altre 23 tra il 1978 e il 1995 nel tentativo di sensibilizzare sul tema dell’abuso della tecnologia e su come ciò riduca la qualità della vita.

Martin aveva suggerito scherzosamente di leggere il manifesto e un membro del club ricorda che il dibattito sul libro è stata piacevole e leggera. Nel febbraio del 2024, mesi dopo averne discusso coni suoi amici, Mangione ha scritto una recensione del manifesto su Goodreads, definendo Kaczynski un «rivoluzionario politico estremista» e un violento che ha mutilato delle persone innocenti ed è stato giustamente incarcerato. «È facile bollare frettolosamente e sconsideratamente questo scritto come un manifesto delle idee di un pazzo, evitando così di affrontare alcuni dei problemi complessi su cui punta il dito», ha scritto Mangione. «Ma è semplicemente impossibile ignorare quanto siano state azzeccate molte delle sue previsioni sulla società moderna».

Ha anche citato un passaggio di un altro lettore che parlava del manifesto di Kaczynski, dicendo di averlo trovato «interessante». Il lettore aveva postato in Rete un articolo sulle multinazionali che danneggiano l’ambiente e aveva affermato che le proteste pacifiche troppo spesso sono ignorate, sostenendo che la violenza è una forma valida di autodifesa. «Quando tutte le altre forme di comunicazione falliscono», si legge nel testo, «la violenza diventa necessaria per sopravvivere».

Una vita in uno zaino
Nel febbraio del 2024 Mangione ha comunicato a un collega del corso estivo di AI di Stanford che si sarebbe perso la loro riunione annuale. «Viaggerò un po’, zaino in spalla», ha scritto prima di partire per un viaggio in Asia, portando con sé solamente il suo zaino Tortuga. «Forse lo strumento perfetto per condurre una vita minimale ed efficiente, migliore persino di una minuscola casa quadrata, è uno zaino unico», ha scritto Mangione nel thread Reddit di Onebag, una comunità di persone che viaggiano leggere per motivi filosofici. «Il limite imposto da un solo zaino è un esercizio di determinazione utile e ci ricorda che possiamo trascorrere lunghi periodi senza aver bisogno di molte cose».

Mangione ha viaggiato in vari Paesi, a volte anche in moto. Il 25 febbraio ha cenato e bevuto a Tokyo con il giocatore di poker professionista giapponese Jun Obara, che l’aveva sentito mentre faticava a fare la sua ordinazione. Obara ha dichiarato alla NBC: «È stato molto amichevole».

Ad aprile, in Thailandia, Mangione ha fatto amicizia con altri due viaggiatori durante un incontro di Muay Thai a Krabi e si è spostato con loro fino a Bangkok. I due hanno affermato che Mangione è stato in un poligono di tiro, durante il viaggio, ma è un’attività molto diffusa fra i turisti del posto. Si è anche lamentato dei suoi dolori alla schiena e ha declinato l’invito a fare un’escursione (interrogato su questi dettagli, un portavoce del team legale di Mangione ha rifiutato di rilasciare dichiarazioni a nome dell’assistito).

Quella primavera, Mangione ha viaggiato in Giappone, facendo tappa al Monte Ōmine, una montagna che le donne non possono scalare. Ha scritto a un amico che quella cosa rappresentava un «picco di misoginia», ma che gli permetteva di «smettere di distrarmi con le donne, lol». Il 27 aprile ha mandato un messaggio audio a un amico, raccontando di volersi «rilassare» nei piccoli villaggi ai lati delle scogliere della regione giapponese di Nara. «Qui è tutto verdissimo; c’è un fiume meraviglioso che attraversa la gola», ha detto nell’audio riportato dal New York Times. «Voglio stare qui per un mese, meditare, andare alle terme e scrivere».

In quel periodo, Mangione ha continuato a interagire con la community “spondy” su Reddit, dedicata a chi soffre di dolori di schiena, incoraggiando i membri a farsi valere se volevano un intervento alla spina dorsale. «Dite che non siete in grado di lavorare o di fare il vostro lavoro», ha scritto. «Viviamo in una società capitalista. Ho scoperto che l’industria medica risponde a queste parole chiave in modo molto più rapido di quanto non faccia di fronte alla descrizione di un dolore insopportabile e del suo impatto sulla qualità della vita».

Il mondo online
Mentre attraversava l’Asia, c’era un luogo in cui Mangione tornava sempre: Internet. Lì (e l’aveva fatto fin da giovanissimo) cercava di socializzare: giocando ai videogame, scambiando impressioni sui dolori alla schiena in vari subreddit e scrivendo un diario puntuale sul suo viaggio. Nella primavera del 2024, però, ha iniziato ad allontanarsi dalla famiglia e dagli amici della vita reale, preferendo invece contattare online scrittori e personalità maschili che ammirava.

Uno di questi autori era Tim Urban, il popolare blogger e illustratore che disegna figure a bastoncino e scrive post lunghissimi sull’AI, la procrastinazione e la cultura dell’annullamento nel suo sito Wait But Why. Elon Musk ha lodato il libro di Urban sul tema della polarizzazione politica, What’s Our Problem? A Self-Help Book for Societies: una volta Mangione ha twittato che sarebbe passato alla storia come «il testo filosofico più importante dell’inizio del XXI secolo».

La tesi del libro di Urban è che, negli Stati Uniti, le persone hanno perso la capacità di comunicare a causa del «tribalismo politico». Critica sia i «repubblicani trumpiani» che il «fondamentalismo della giustizia sociale» (quest’ultimo, a suo dire, «impone un rigido conformismo»).

Mangione aveva contattato Urban nel gennaio 2024 per dirgli che gli piacevano le sue idee. Urban ha dichiarato al New York Times che hanno avuto una «interazione in apparenza equilibrata», in aprile. Dice che le persone che Mangione sembrava apprezzare erano portatrici di un messaggio comune: «La libertà di parola è una cosa buona, il dibattito è una cosa buona e le modalità tipiche della politica radicale non sono produttive».

Sempre nell’aprile di quell’anno, Mangione ha iniziato a mandare delle e-mail a Gurwinder Bhogal, un altro blogger centrista popolare che si scaglia contro il tribalismo politico. Mangione si è iscritto al Substack di Bhogal dedicato a come la tecnologia manipola la società.

«Il Giappone è il regno dei PNG», ha scritto Mangione in un’e-mail del 16 aprile a Bhogal. «È spaventosa la mancanza di libero arbitrio in questo Paese». PNG sta per “personaggio non giocante” e lo usa dispregiativamente per descrivere chi è automatizzato nel comportamento e non usa il cervello, accettando passivamente un sistema di credenze, come se fosse controllato da un gioco per computer.

Nella sua e-mail, Mangione raccontava di aver visto un uomo in preda alle convulsioni per strada, in Giappone, e di essere corso alla vicina stazione di polizia. «Mi hanno seguito per portare soccorso, ma si sono rifiutati di attraversare la strada con il semaforo rosso anche se non passava nessuno, e intanto quell’uomo era a terra con le convulsioni», ha scritto.

Bhogal aveva scritto nel suo blog che i cosiddetti PNG sono in aumento a causa del modo in cui le aziende tecnologiche e gli algoritmi modellano il comportamento umano: «Entrate in un social: noterete gli stessi gruppi di persone che si indignano per le stesse cose ogni singolo giorno, puntuali come un orologio”.

Il 5 maggio, il giorno prima di compiere 26 anni, Mangione ha fatto una videocall con Bhogal: un privilegio che si era aggiudicato pagando 200 dollari per diventare founding member del Substack di Bhogal. Hanno parlato per due ore. Ciò che Bhogal ricorda della loro unica videocall restituisce il ritratto più dettagliato di come Mangione era nei mesi precedenti il suo arresto. Alla domanda se la descrizione della call fatta da Bhogal fosse accurata, gli avvocati di Mangione hanno rifiutato di commentare.

Durante la videochiamata, racconta Bhogal, ha avuto la sensazione che Mangione si sentisse alienato. «Mi ha detto un paio di volte che le persone intorno a lui non erano sulla sua stessa lunghezza d’onda», dice. «Era interessato a migliorare se stesso e il mondo, ma sentiva che sia gli spazi per il miglioramento di sé che quelli per il miglioramento del mondo erano invasi dalla ciarlataneria, dal virtuosismo woke e da altre pose. Gli interessavano soluzioni pratiche e voleva far parte di una comunità che apportasse cambiamenti in modo razionale, basato su dati certi».

In alcuni post sui social, Mangione aveva dichiarato di non essere soddisfatto di nessuno dei principali candidati alle elezioni presidenziali: Trump e Joe Biden. Con Bhogal, Mangione ha ribadito la cosa, ma ha anche detto di apprezzare alcune idee dell’allora aspirante candidato Robert F. Kennedy Jr, ma senza specificare oltre.

Bhogal dice che Mangione si è presentato come anti-tribalista, anti-DEI, a favore della libertà di parola, dell’uguaglianza e contrario al consumismo. L’avversione di Mangione all’avidità delle corporation non è però emersa parlando del sistema di assistenza sanitaria, dice Bhogal, ma piuttosto relativamente all’ambito della tecnologia e degli algoritmi (l’argomento non è stato toccato, a parte un commento rapidissimo di Mangione sul fatto che Bhogal è fortunato a vivere nel Regno Unito per via dell’assistenza sanitaria). Bhogal ricorda che Mangione ha detto che i giganti del tech stanno polarizzando la società per aumentare i loro profitti, che si vedeva dalle tattiche di rage baiting e dal sensazionalismo dei media e ha chiesto consigli su come migliorare il suo feed sui social.

«Non gli piaceva come le persone venivano incasellate, costrette in queste scatole, in queste camere d’eco», racconta Bhogal. «Tutto ciò per lui portava all’alienazione, perché le persone non riuscivano a relazionarsi nemmeno con le loro famiglie, a volte, perché avevano opinioni politiche diverse».

Per tutta la primavera e l’estate Mangione è stato attivo su X, scrivendo al giornalista politico Nate Silver di essere a favore dei limiti di mandato, ritwittando il controverso neuroscienziato e podcaster Andrew Huberman e un discorso del miliardario di estrema destra Peter Thiel. Era anche un supporter di Jonathan Haidt e ha ricondiviso i post dell’autore per promuovere il suo libro La generazione ansiosa, che parla dell’impatto degli smartphone sulla salute mentale dei bambini.

A maggio, durante un viaggio a Mumbai, Mangione ha incontrato Jash Dholani, autore indiano e personalità di spicco su Internet. Mangione aveva già cercato di acquistare 400 copie del suo e-book Hit Reverse: New Ideas From Old Books, ma la transazione è stata segnalata e rifiutata, così ne ha comprata una sola. “Abbiamo parlato dei suoi viaggi e la conversazione mi è sembrata normale”, ha poi twittato Dholani a proposito della loro interazione durata un’ora.

Mangione, che precedentemente era stato molto attivo su Reddit, ha pubblicato il suo ultimo post sulla piattaforma il 25 maggio. In un subreddit dedicato a Unabomber, ha condiviso un video intitolato “Streaming Overdose 2024, Cina”. Nel filmato si vedevano delle persone che fissavano gli schermi dei loro telefoni, mentre si trasmettevano in live streaming.

Scomparso
La scorsa estate, mentre viaggiava, Mangione ha interrotto i contatti con molti amici e familiari negli Stati Uniti. A luglio, un amico d’infanzia l’ha cercato per chiedergli se avrebbe partecipato al suo imminente matrimonio che si sarebbe dovuto celebrare all’Hayfields Country Club, uno dei club di proprietà della famiglia Mangione. Mangione non ha risposto ai messaggi, ma alla fine si è messo in contatto con lui il 9 luglio, come confermano le autorità, con un lungo messaggio in cui diceva che nessuno lo capiva e che la vita per lui era diventata difficile. Da allora non ha più avuto sue notizie.

Un mese dopo, il 31 agosto, uno dei vicini di Mangione l’ha visto uscire dal suo appartamento di Honolulu. L’amministratore dell’immobile ha dichiarato all’emittente locale KHON che Mangione non ha fornito alcuna spiegazione sul perché se ne stesse andando. Il mese successivo Mangione ha lasciato silenziosamente il gruppo WhatsApp degli ex alunni della Penn a cui si era unito quando si era trasferito sull’isola.

Anche se la madre Kathy non aveva contatti con il figlio, un amico di dice che quando le ha chiesto dove fosse Luigi lei ha risposto: «Lui è un genio, vuole fare le sue cose e si è trasferito alle Hawaii». Ma, in segreto, i membri della famiglia Mangione stavano contattando vari amici di lui nel tentativo di rintracciarlo. «Hai avuto notizie di [Luigi] negli ultimi due mesi?», ha chiesto un cugino di Mangione a uno dei compagni di corso di Luigi alla Gilman, il 21 settembre. «O conosci qualcuno che ne ha avute?».

Il 30 ottobre, un altro amico ha chiesto a Mangione su X se stava bene. «Nessuno ha tue notizie da mesi e, a quanto pare, la tua famiglia ti sta cercando», ha scritto in un messaggio pubblico. A novembre un altro amico gli ha scritto sulla stessa piattaforma: «Sappi che ci manchi e ti vogliamo tuti bene».

Il 18 novembre Kathy ha presentato una denuncia di scomparsa a San Francisco, dove ha sede TrueCar, presso la quale pensava che Luigi lavorasse ancora. Ha detto agli agenti di polizia di aver parlato con il figlio per l’ultima volta a luglio. Quando la polizia ha indagato, ha scoperto che la società aveva chiuso il suo ufficio in città. L’unica prova certa che collegava Mangione a San Francisco era un prelievo bancario effettuato in agosto.

Il primo detective assegnato al caso, il sergente Joe Siragusa, ha avuto una lunga conversazione con Kathy, che l’ha messo in contatto anche con l’amico di cui Mangione aveva disertato il matrimonio, a settembre. Secondo questa persona, Mangione si era allontanato dagli amici e dalla famiglia, aveva subito un intervento alla schiena che l’aveva cambiato fisicamente e mentalmente, e aveva assunto microdosi di funghi psichedelici che probabilmente lo avevano influenzato anche a livello mentale, si legge negli appunti di Siragusa. L’amico non ha risposto alle nostre richieste di rilasciare un’intervista. Il team legale di Mangione ha rifiutato di commentare.

Nei primi giorni di dicembre, Kathy e Lou hanno detto agli amici di famiglia di aver perso del tutto i contatti con Luigi e di non avere idea di dove fosse. Disperata, Kathy ha continuato a chiamare il Dipartimento di Polizia di San Francisco chiedendo aggiornamenti sul caso. La polizia non riusciva a trovare nessun nuovo numero di telefono o indirizzo, quindi sembrava proprio che Mangione fosse scomparso di sua volontà.

Il legame con un crimine
Nelle prime ore del mattino di mercoledì 4 dicembre, il CEO di UnitedHealthcare, Brian Thompson, ha lasciato il Luxury Collection Hotel in pieno centro di Manhattan. Era a New York per la conferenza annuale degli investitori, che doveva iniziare verso le 8, a un isolato di distanza da lì.

Quando Thompson è arrivato all’entrata dell’Hilton, una persona mascherata, con una giacca a vento nera con il cappuccio e uno zaino grigio di Peak Design, ha attraversato la strada e gli è arrivata alle spalle. Intorno alle 6:45, l’assassino ha alzato una pistola in parte stampata in 3D e ha sparato a Thompson tre volte: alla schiena e a una gamba. L’uomo è caduto a terra e il killer mascherato si è dileguato in un vicolo tra la 54a e la 55astrada ovest, per poi montare su una e-bike e dirigersi verso Central Park.

Due ore e mezza dopo, la polizia di Maple Grove, in Minnesota, si è presentata a casa di Paulette Thompson, ex moglie di Brian e madre dei loro due figli, per comunicarle che il dirigente cinquantenne era stato assassinato.

È subito partita una caccia all’uomo a livello nazionale e le forze dell’ordine hanno diffuso video e immagini del sospetto mascherato. Sui social sono divampati dibattiti sull’industria delle assicurazioni sanitarie, con molte persone che sostenevano che UnitedHealthcare avesse la fama di rifiutare troppe volte le richieste di rimborso. Un portavoce di UnitedHealthcare smentisce categoricamente queste voci, affermando: «Esaudiamo il 98% di tutte le richieste di rimborso ricevute da persone idonee. Per quanto riguarda il 2% che non viene approvato, nella maggior parte dei casi si tratta di servizi che non soddisfano i criteri. Solo lo 0,5% delle richieste non viene approvato sulla base delle cartelle cliniche e della sicurezza del paziente».

(da USA) Luigi Mangione

Foto: Shannon Stapleton/Reuters/Redux

La frustrazione della gente nei confronti del settore assicurativo americano e dei suoi CEO si è trasformata in una celebrazione inedita, e inquietante, di una persona accusata di avere ucciso a sangue freddo un uomo: un’istantanea da brividi di una società frammentata. A New York sono apparsi manifesti con i volti di altri CEO del settore sanitario con la scritta “Wanted”. Online c’era chi si complimentava per il bell’aspetto del sospettato e alcuni utenti di X si sono offerti di aiutarlo a nascondersi, ospitandolo a casa loro. Si è parlato di istituire una linea telefonica diretta che i CEO avrebbero potuto chiamare se avessero temuto per la loro vita. I leader delle corporation hanno aumentato il livello di sicurezza per proteggersi, hanno schermato le loro identità nei siti web e hanno scritto delle e-mail in cui dicevano di essere costretti a volare esclusivamente su jet privati.

Quando il sergente della polizia di San Francisco Michael Horan ha visto il volto sorridente del sospetto in una delle foto diffuse, ricorda di aver pensato tra sé e sé: «Qualcuno lo riconoscerà».

Quello stesso giorno Siragusa, un collega di Horan, gli ha chiesto di dare un’occhiata a un caso di persona scomparsa, un ex studente della Ivy League di Baltimora che si chiamava Luigi Mangione. Horan ricorda che Siragusa, consegnandogli il fascicolo del caso, ha detto: «È strano. Questo ragazzo a luglio è completamente sparito dalla circolazione».

Horan si è tuffato nella ricerca e ha iniziato a scorrere tutte le foto di Mangione taggate su Instagram. Poi si è reso conto di una cosa: quel sorriso, quelle sopracciglia, gli erano familiari. Ha visualizzato una delle immagini prese dalle telecamere di sorveglianza su uno dei suoi monitor e l’account Instagram di Mangione sull’altro. «Oh, mio Dio», ricorda di aver pensato.

Ha subito comunicato ai suoi colleghi e supervisori il sospetto che aveva, poi ha chiamato l’agente dell’FBI di New York che si occupava del caso Thompson. «Mi dispiace disturbarla», ricorda di avere detto Horan. «Sono a San Francisco, ma vorrei trasmetterle queste informazioni».

Quel fine settimana, al Washington Square Park di New York, si è tenuta una competizione per sosia dell’assassino e l’FBI ha interrogato la famiglia Mangione. Domenica 8 dicembre Kathy e Lou sono andati in chiesa a Little Italy. Altre persone che erano alla funzione dicono di non aver assolutamente capito, dal comportamento della coppia, che c’era qualcosa che non andava. Il giorno seguente Mangione è stato arrestato in un McDonald’s di Altoona, in Pennsylvania. Gli investigatori dicono che aveva con sé un documento d’identità falso (che aveva presentato all’ostello dove aveva alloggiato), uno zaino contenente una pistola parzialmente stampata in 3D, proiettili, un quaderno a spirale e una lettera di 261 parole indirizzata all’FBI.

La lettera scritta a mano che molti media si sono rifiutati di pubblicare, ma che è poi stata postata dal reporter indipendente Ken Klippenstein sul suo Substack, inizierebbe così: «Ai federali: sarò breve, perché rispetto ciò che fate per il nostro Paese. Tutto ciò che faccio usando la tecnologia è piuttosto blindato perché lavoro nel campo dell’ingegneria, quindi probabilmente non troverete molte informazioni. Mi scuso per eventuali problemi o danni, ma era necessario farlo. Francamente, questi parassiti se lo sono meritato».

Stando a quanto riportato, la lettera va avanti descrivendo le problematiche del sistema sanitario, tra cui quelle di UnitedHealthcare, e denunciando le aziende che «sfruttano gli americani per ottenere profitti enormi… a questo punto non è una questione di consapevolezza, ma di giochi di potere», si legge nella lettera. «Evidentemente sono il primo ad affrontare il problema con un’onestà così brutale».

Il 10 dicembre, mentre Mangione veniva scortato in tribunale, in Pennsylvania, per un’udienza di estradizione, si è girato per gridare qualcosa ai rappresentanti della stampa in fila per fare foto e video. Le sue parole erano poco intellegibili, ma il suo team legale conferma che ha detto: «La vostra copertura dell’evento è completamente sballata ed è un insulto all’intelligenza del popolo americano e alla sua esperienza di vita».

Nessuno riusciva a crederci
Negli ultimi quattro mesi, Mangione ha fatto notizia in tutto il mondo. Nel sud della Francia sono spuntati dei graffiti a suo sostegno; nella scena musicale underground londinese si è vista la sua foto dietro alle console nei DJ set; Saturday Night Live ha raccontato di persone che sbavavano per i suoi addominali; e per qualcuno “to Luigi” è diventato un sinonimo di “to kill”, “uccidere”.

Nella città natale di Mangione, le reazioni sono state di incredulità. Pochi minuti dopo che il suo nome era stato reso noto in qualità di sospettato dell’omicidio, i cellulari dei suoi compagni di classe della Gilman hanno iniziato a esplodere. «Avete visto il telegiornale?». «Oh mio Dio, Luigi?!», «Non ci credo». Quel mese, alla Gilman, uno studente ha chiesto a un insegnante, indicando il nome di Mangione scritto a caratteri dorati nell’atrio, insieme a quelli degli altri laureati: «Lo leveranno?». «Spero di no», ha risposto il professore. «È pur sempre parte della storia della Gilman».

A Little Italy i residenti sono rimasti attoniti e sconvolti venendo a sapere che Mangione era stato arrestato per l’omicidio. «Erano tutti sbalorditi», spiega Arthur Gentile, che abita lì da molto tempo. «Nessuno poteva crederci. È una cosa triste».

La famiglia Mangione si è chiusa a riccio, con attorno una ristretta cerchia di persone di fiducia. I genitori hanno smesso di leggere posta. Le sorelle hanno cancellato i loro account sui social. Gli amici hanno portato prodotti da forno a casa loro. «Sappiamo solo ciò che abbiamo letto sui media», ha dichiarato la famiglia Mangione il 9 dicembre. «La nostra famiglia è scioccata e devastata dall’arresto di Luigi. Preghiamo per la famiglia di Brian Thompson e chiediamo a tutti di pregare per le persone coinvolte. Siamo devastati da questa notizia». Il team legale di Mangione ha rifiutato di commentare quando gli è stato chiesto se Luigi si fosse messo in contatto con la famiglia, dopo l’incarcerazione.

Chi ha conosciuto i Mangione non si capacitava del fatto che qualcuno della famiglia potesse essere accusato di un crimine così violento e inaudito. «Ha macchiato il loro nome», dice un amico della famiglia. «E loro hanno fatto tantissimo per la comunità. Il mio cuore sanguina per loro».

A Little Italy, alcuni di quelli con cui ho parlato hanno dato la colpa alla sua formazione da Ivy League. Blattermann, il proprietario del bar, è rimasto particolarmente indignato dalle affermazioni di una professoressa della Penn che ha definito Mangione «l’icona di cui tutti abbiamo bisogno e che meritiamo». «È indicativo», dice Blattermann. «Con cosa riempite i loro cervelli?». La professoressa ha poi ritrattato la sua dichiarazione e si è scusata, dopo il polverone che si è scatenato. Blattermann vede quel crimine come una tragedia per le famiglie Mangione e Thompson.

James, il compagno di corso della Gilman, dice che da dicembre in poi ha passato molto tempo a pensare a quanti giovani sono «sull’orlo del baratro» e ha amici che non sarebbe stupito di sapere che hanno commesso un crimine violento. «Quanti problemi alla schiena ci separano dal commettere atti di violenza?», dice. «Penso che se conoscessimo davvero la reale portata del problema, ne saremmo spaventati».

A Maple Grove, in Minnesota, Paulette Thompson ha affisso una dichiarazione sulla porta di casa: «Siamo sconvolti dalla notizia dell’insensata uccisione del nostro amato Brian. Brian era un uomo incredibilmente affettuoso, generoso e di talento che viveva davvero al massimo e ha toccato tante vite. Soprattutto, Brian era un padre incredibilmente amorevole per i nostri due figli e ci mancherà molto».

Il circo mediatico
Giovedì 19 dicembre il fotografo freelance Alan Chin ha ricevuto una telefonata dal New York Times. Doveva prendere immediatamente la sua macchina fotografica e andare all’eliporto di Wall Street, sull’East River. Mangione era in arrivo dalla Pennsylvania e stava per essere portato in un tribunale di Manhattan. «Assicurati di portare l’obiettivo lungo», ha detto il direttore a Chin.

Quando Chin è arrivato, ha trovato una fila di fotografi, ma anche un volto che non si aspettava: il fotografo dell’ufficio del sindaco. Un funzionario si è avvicinato ai fotografi e ha detto che il sindaco Eric Adams avrebbe partecipato alla passerella del criminale e avrebbe poi tenuto una breve conferenza stampa. Ha rassicurato il gruppo di fotografi che si accapigliavano per la posizione migliore: «Non preoccupatevi, avrete la vostra foto. Succederà proprio qui».

«È insolito che il sindaco, o qualsiasi altro funzionario eletto, presenzi a una simile passerella», spiega Chin. «Avrebbero potuto fare tutto senza che nessuno vedesse», aggiunge, spiegando che la visuale dei fotografi era limitata, perché l’eliporto si trova su un molo. «E noi non avremmo visto nulla se non fossimo stati su una barca».

Lo show è durato meno di sei secondi. Mangione ha girato attorno all’elicottero e ha affrontato di petto il gruppo di fotografi. Con i capelli tagliati di fresco, camminava a testa alta nella sua tuta arancione brillante, con le mani incatenate davanti, mentre il sindaco Adams, in giacca e cravatta, camminava alla sua destra. Quelle immagini hanno fatto scattare paragoni tra Mangione e Joker, Superman e persino Gesù. Per i suoi sostenitori, la passerella è parsa consolidare il suo status di eroe dei nostri tempi. Altri hanno visto quelle reazioni alle foto come una prova del fatto che l’opinione pubblica esalta i presunti criminali con la pelle chiara e demonizza invece le persone di colore.

Per Karen Friedman Agnifilo, avvocato di Mangione, tutta quella faccenda ha messo in pericolo il diritto di Mangione a un processo equo. «È stato messo in mostra con la più grande messinscena che abbia mai visto nella mia carriera», ha detto Agnifilo, il 23 dicembre, alla Corte Suprema dello Stato di New York. «Vostro Onore, lui non è un simbolo. È una persona che ha diritto a un processo equo. Ed è innocente fino a prova contraria».

Durante l’udienza, Mangione si è dichiarato non colpevole delle 11 accuse mosse contro di lui a New York, tra cui quella di omicidio di primo grado con scopi terroristici. Oltre ai reati che gli vengono contestati a New York e in Pennsylvania, Mangione deve affrontare accuse federali per stalking e omicidio mediante l’uso di un’arma da fuoco, che lo rendono passibile di condanna alla pena di morte.

Da allora, Mangione è rinchiuso nel Metropolitan Detention Center di Brooklyn insieme al rapper Sean Combs e all’ex imprenditore di criptovalute Sam Bankman-Fried. I supporter di Mangione gli hanno inviato così tante lettere che non è riuscito a tenere il passo con le risposte.

Il 21 febbraio, un paio di mesi dopo il suo arresto, si tiene una manifestazione a sostegno di Mangione e della riforma sanitaria presso il tribunale penale di Manhattan, dove è previsto il suo arrivo per una breve udienza preliminare. A un gruppetto di tre amici ventenni chiedo cosa li abbia spinti a uscire al freddo. Uno di loro indossa una maglietta con una foto di Mangione a torso nudo. «Penso che sia sexy, quindi ho preso questa maglietta», dice Hunter Doradea. «Ma ho voluto venire qui per dare il mio supporto, perché voglio che l’attenzione si sposti sulla riforma sanitaria. Luigi ha un sostegno bipartisan, nella working class, per un motivo ben preciso».

(da USA) Luigi Mangione

Luigi Mangione con il suo avvocato, Karen Friedman Agnifilo. Foto: Steven Hirsch/AFP/Getty Images

Fiona Miller, un’amica di Doradea, aggiunge: «Luigi ha attirato tanta attenzione perché tutti conoscono qualcuno che è stato fregato dall’industria sanitaria. In questo Paese c’è molta rabbia e risentimento nei confronti dei CEO del settore sanitario e dei CEO in generale. Il diritto [degli americani, nda] ad avere un corpo sano dipende dalla ricchezza e la gente è davvero stufa di tutto ciò».

Agnifilo può anche dire che il suo cliente è una persona e non un simbolo, ma la verità è che è entrambe le cose. Quando lascio gli amici, mi viene dato un adesivo di Mangione ritratto come un santo: la stessa immagine che era appesa da Vito’s Pizza. Una donna, lì vicino, vende magliette con quell’illustrazione. Gli organizzatori della protesta distribuiscono informazioni su come impegnarsi politicamente per la riforma sanitaria. Passa un camion che, su uno schermo a LED, mostra il San Luigi e la folla esplode in un applauso.

In tribunale, una schiera di giornalisti sta aspettando Mangione. «Fallo sembrare sexy», dice un fotografo a un operatore video che cerca di capire quali siano le angolazioni e le luci migliori. «È da un po’ che non abbiamo un eroe popolare», dice un cronista a un altro, commentando la gran folla radunatasi. Un’ora dopo, Mangione entra in scena: indossa un maglione verde bosco, mocassini marroni e un giubbotto antiproiettile. Tiene il mento alto e guarda dritto davanti a sé.

Agnifilo, in aula, dice che le autorità federali stanno ancora decidendo se chiedere o meno la pena di morte. Ritiene che ci siano stati problemi nella procedura di perquisizione e sequestro di oggetti all’atto dell’arresto di Mangione, in Pennsylvania. Ritiene inoltre che il suo diritto ad avere un processo equo sia stato compromesso dagli articoli di giornale e dai servizi che continuano a rendere pubblici tutti i dettagli del caso.

«Vorrei soltanto segnalare a Vostro Onore il mio sgomento per il fatto che il capo degli investigatori della Polizia di New York, insieme al sindaco della città, ha trovato il tempo di incontrare la HBO [per un documentario, nda] e, con i capelli a posto e il trucco, hanno fornito informazioni sull’arresto, sull’accusa, sulla loro teoria a riguardo del caso e su prove a carico del signor Mangione che noi non abbiamo nemmeno ricevuto», dice Agnifilo al giudice. «Non ci è mai stata fornita una copia di questo diario che loro chiamano il suo manifesto».

Quando Mangione viene accompagnato fuori dall’aula, volge lo sguardo verso i suoi sostenitori. Osserva brevemente i loro volti senza cambiare espressione, poi viene condotto fuori, nel corridoio. Alcune ore dopo, una foto delle sue caviglie nude e incatenate diventa virale.

Da Rolling Stone US

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