Young Signorino è stato bannato da Instagram. Le cause del bavaglio imposto alla mente dietro l’inno dadaista Mmh ha ha ha non sono ancora note, ma già siamo in trepidazione nell’attesa che scatti la campagna #FreeYoungSignorino.
Certamente, basterebbe la nostra intervista con il trapper diciannovenne per intuire alcune delle ragioni che hanno spinto le alte sfere del social network a imporre un muro fra l’artista e il suo pubblico, che tra fan, hater e curiosi ha raggiunto numeri per cui è impossibile non parlare del Signorino come un fenomeno mediatico, che lo si voglia o meno.
Perché se pezzi come l’ultima fatica La Danza dell’Ambulanza o la hit Dolce Droga mettono sotto i riflettori contenuti decisamente lontani dal politically correct – considerando anche l’età media cui Young Signorino si rivolge – bisogna anche aggiungere che il nostro aveva rivelato come “la dolce droga” di cui parlano le sue liriche non era null’altro che la verdura esibita nel video. E qui cambia tutto, perché il messaggio diventa improvvisamente l’invito a una corretta alimentazione, ricca di fibre e antiossidanti.
Scherzi a parte, che Young Signorino calchi gli insegnamenti di Oscar Wilde – “Nel bene o nel male, purché se ne parli” – è ormai assodato, ed è lo stesso rapper a non averlo mai nascosto: «Voglio confondere ma non voglio prendere per il culo nessuno però, attenzione», sottolinea, anche se il dubbio di esser stati presi per i fondelli rimane. Del Signorino pensiero, insomma, non v’è certezza, anche laddove il suddetto ribadisca a gran voce il rapporto di paternità che lo legherebbe a Satana in persona, tanto da autoincoronarsi “Il Marilyn Manson italiano” – che poi Brian Warner abbia preso le distanze da pentacoli o caproni fino allo sfinimento, beh questo è un altro discorso.
La questione, tuttavia, è ben lontana dal risolversi, perché la diatriba fra Signorino e i social network si infittisce: da una parte, sulla pagina Facebook ufficiale (@younglaposignorino), sono stati rimossi tantissimi post, dall’altra il trapper fa una pernacchia all’eminenza grigia che tesse i fili di Instagram, aprendo un nuovo profilo. “#Fanculo agli account falsi fake di merda”, recita a gran voce la bio, quasi fosse un grido contro la censura – “Non mi avrete mai come volete voi!”.
È giusto, d’altronde, imporre il silenzio a un rapper solo perché parla di droga nei suoi testi? Oppure, come sembra dalle voci, perché dissa qualche collega? Se così fosse, allora, bisognerebbe mettere in discussione i principi portanti dell’intero genere musicale, e non solo. Tupac, John Lennon, Jim Morrison, Eminem, i fratelli Gallagher: tutti hanno sempre sbandierato orgogliosamente i propri vizietti, tutti hanno sempre preso a schiaffoni verbali chi non gli andava a genio. Paragonare l’Olimpo della musica al Signorino è certamente azzardato, ma il concetto rimane identico: perché gli inviti psichedelici di Morrison sono giustamente celebrati mentre i racconti del Signorino, più o meno veritieri che siano, vengono oscurati?
Non saremo certo noi a suggerire l’accostamento tra Lucy in the Sky with Diamonds con Dolce Droga, ed è molto difficile che Young Signorino affronterà lo stesso destino di Kafka, Nick Drake o Nietzsche, autori sminuiti in vita quanto incensati dai posteri. Ma siamo sicuri che le sbottate di un diciannovenne meritino un peso tale da essere rimosse da Instagram? Non sarebbe meglio, soprattutto per gli hater, lasciare che il fenomeno Signorino compia la sua parabola? Perché, se come molti sostengono, il chiacchiericcio si sgonfierà dopo le milioni di views su YouTube, allora il ban sta legittimando un discorso vacuo, esasperandone i termini. Nell’ipotesi, invece, che fra qualche anno a Young Signorino verranno dedicate serie tv infrangi record, in questo caso, allora, è possibile che l’incipit partirà proprio da #FreeYoungSignorino.