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Trasformare una scuola abbandonata in un’opera d’arte è semplice, se sai come farlo


Roberto Coda Zabetta ha trasformato con lungimiranza di visione un edificio scolastico abbandonato, oramai in disuso e pericoloso, in un piccolo faro di quartiere

Come rivalutare una zona periferica, una scuola chiusa da tempo per materiali tossici (amianto) e dare luce e attenzione ad un quartiere periferico?

Semplice, trasformando una struttura abbandonata – triste come un ammasso di container – in una scultura. Il progetto nasce e si realizza con il sostegno del Gruppo Cap (gestore del Servizio Idrico Integrato dei comuni del territorio della Città metropolitana di Milano), che da poco ha ultimato i lavori della sua sede proprio accanto alla vecchia scuola del parco La Spezia.

La sua volontà è stata fin da subito quella di inserirsi nel contesto sociale del quartiere, senza “invaderlo” con la sua imponente presenza, e con la realizzazione del maestoso edificio (realizzato da Claudio Lucchin & Associati) che, con la sua copertura in pietra lavica, sembra una grande arca.

Il gruppo ha creato un dialogo con il luogo, e si è fatto paladino del recupero di una parte di quartiere, che certo non è tra i più nominati per bellezza in città, e ha dato spazio e fiducia ad un bravo artista per creare un monumento di arte pubblica. 

Quindi, grazie a riunioni con associazioni come Super festival delle periferie, sopralluoghi, visite e incontri nel quartiere, il Cantiere Scuola è partito. 
Roberto Coda Zabetta ha trasformato con lungimiranza di visione questa scatola, oramai in disuso e pericolosa, in un piccolo faro per tutti coloro che si avvicineranno al parco che la accoglie.

Rivestita prima da uno strato di pittura dai poteri magici per imprigionare tutte le micro particelle di amianto e non farle più respirare a chi sta attorno (Negro Servizi Srl si è occupata dell’incapsulamento dell’edificio) e solo dopo trasformata in luce piena, brillante, energetica con il colore da lui scelto, il bronzo.

«Ho eretto un monumento più duraturo del bronzo». No, non è una citazione di Coda Zabetta, ma una frase scelta da lui e tratta dall’Ars Poetica di Orazio. Per sottolineare la volontà di potenza e l’aspirazione all’eternità, ma anche per volgere attenzione alla condizione di fragilità della natura umana e nelle vicende ad essa collegate.


Tutto questo ha potuto vedere la luce grazie a Federica Verona (architetto e fondatrice di Super) che ha coordinato il progetto, e alla volontà di collaborazione nata tra Comune di Milano, il Municipio 6, Gruppo CAP, Super il festival delle periferie, Roberto Coda Zabetta, Negro Servizi, Consorzio Cooperative Lavoratori, Black Mamba Production, PCM Studio e Romeo Safety Italia.

Henrik Blomqvist invece, bravo fotografo e video-maker, restituirà un documentario di tutto il processo creativo dell’opera fino alla sua demolizione in primavera 2023.

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