Il fondatore di Amazon Jeff Bezos e quello di Microsoft Bill Gates. Mark Zuckerberg e il suo Facebook, ma anche i fondatori di Google Larry Page e Sergey Brin. In cima alla lista delle dieci persone più ricche del mondo troneggiano, senza grandi sorprese, i grandi nomi che hanno contribuito a plasmare l’Internet che conosciamo oggi. Vistosamente assente all’appello è però il creatore di una pietra miliare di internet, la cui fortuna ammonta “appena” a una decina di milioni di dollari – al suo terzo matrimonio, nel 2012, una delle damigelle d’onore ha fatto un brindisi alla sposa per “aver sposato l’unico imprenditore di internet che non è diventato miliardario” – Jimmy Wales, cofondatore di Wikipedia, l’enciclopedia più vasta della storia dell’umanità.
Con oltre 55 milioni di articoli, 300 lingue e 15 miliardi di visite al mese, Wikipedia oggi compie vent’anni. Inizialmente ideata da Wales e dal collega Larry Sanger come costola open source dell’enciclopedia libera online Nupedia – che funzionava esattamente come un’enciclopedia normale, scritta da esperti e sottoposta a un lungo processo di revisione – ha attraversato piuttosto brillantemente la fase infantile in cui trovare una risposta su Wikipedia era considerato credibile quanto leggere le foglie di tè e si trova oggi in una posizione che tutte le altre mastodontiche piattaforme digitali le invidiano.
Pur essendo uno dei siti più visitati al mondo (attualmente al tredicesimo posto, scalzata negli anni dall’ascesa di grossi siti in lingua cinese), Wikipedia è riuscita ad uscire indenne dalle controversie che negli anni hanno colpito le grandi aziende della Silicon Valley come Amazon, Apple, Google, Facebook, Microsoft, Twitter, YouTube, WhatsApp, Instagram. Non ha avuto scandali legati alla privacy, non è stracolma di pubblicità, non ha un grosso problema con una minoranza rumorosa di utenti neonazisti. “Come Instagram, Twitter e Facebook, Wikipedia vive di contenuti generati dagli utenti. Ma a differenza loro, il prodotto è spersonalizzato, collaborativo, orientato al bene pubblico”, ha scritto su WIRED il giornalista Richard Cooke l’anno scorso. “È uno dei pochi posti rimasti che conserva il bagliore vagamente utopico del primo internet”.
A detta dello stesso Wales, il secreto sta nell’avere una missione diversa da quella delle grandi piattaforme e nell’aver deciso di rimanere un sito senza fine di lucro nel 2003. “Le piattaforme di social media hanno un modello di business che dice ‘Abbiamo bisogno di quanti più occhi possibili, abbiamo bisogno di quante più visualizzazioni possibili”, ha detto di recente. “La nostra missione è molto chiara: creare un’enciclopedia. Quindi tutto ciò che facciamo lo giudichiamo in base a questo standard. Questa è una dichiarazione di intenti molto diversa da un social network che dice ‘vieni e pubblica ciò che pensi, pubblica le tue opinioni’. Perché la verità è che molte persone hanno opinioni davvero orribili”.
Varie mosse della Wikimedia Foundation sono servite ad accrescerne la credibilità. Negli scorsi anni, la fondazione ha reclutato diversi professori negli Stati Uniti per convincerli a spingere i propri studenti a contribuire all’enciclopedia in cambio di crediti universitari. Wikipedia ha cominciato a essere citata come fonte in varie controversie giudiziarie e ha collaborato con l’Organizzazione Mondiale della Sanità per condividere informazione di qualità sul Covid-19. E si è fatta un nome guidando grandi campagne in favore della libertà di internet, come quella contro le leggi statunitensi sul copyright Stop Online Piracy Act (SOPA) e Protect Ip Act (PIPA) e, in Europa, contro gli articoli 11 e 13 della Direttiva europea sul copyright.
Certo, la sua reputazione ha anche avuto momenti bassi. Negli anni Duemila, oltre ad essere la peggiore nemica dei professori di mezzo mondo, la Wikimedia Foundation si è dovuta trovare a fare i conti con alcuni comportamenti antisociali sul proprio sito. La relativa facilità con cui chiunque poteva modificare le voci aveva portato con sé la possibilità di vandalizzarle aggiungendo informazioni false: un caso passato alla storia è quello del giornalista John L. Seigenthaler, Jr. che nel 2005 aveva scoperto che la sua pagina Wikipedia l’aveva indicato (falsamente) come coinvolto negli omicidi dei fratelli Kennedy per 132 giorni prima che qualcuno se ne accorgesse. L’accumularsi di casi come questo ha portato Wikipedia a darsi una procedura di approvazione delle modifiche alle voci un po’ più stringente.
Ma i principi di fondo di Wikipedia rimangono immutati: è un’enciclopedia, è scritta da un punto di vista neutro, è gratis, non ha regole fisse. A far rispettare questi principi ci pensano gli instancabili volontari che da anni tengono in piedi il sito occupandosi di lavori ingrati come controllare l’ortografia degli articoli e categorizzarli. Che lo facciano per dare sfogo ai propri interessi estremamente specifici, per affetto nei confronti della comunità o per scalare la classifica di chi ha totalizzato il maggior numero di modifiche poco importa: “non stanno lavorando gratis, si stanno divertendo gratis”, spiega Wales. Un sondaggio su oltre 5000 collaboratori conferma che sia proprio questo, il divertimento, uno dei motivi principali per cui tantissimi offrono il proprio contributo.
20 anni dopo la sua nascita, Wikipedia ha ancora delle lacune – e lo sa bene. Una è il problema del sessismo e della sottorappresentazione femminile: un esempio eclatante è quello della scienziata Donna Strickland, non ritenuta nota a sufficiente da meritare un articolo a lei dedicato fino a quando non ha vinto un premio Nobel per la fisica. Solo il 10-20% degli editor di Wikipedia è donna, e per ovviare al problema dal 2012 Wikipedia ha deciso di cominciare a incoraggiare eventi internazionali per aumentare il numero di voci su figure femminili di rilievo, femminismo e storia delle donne.
E poi c’è la questione delle lingue minori, specie quelle parlate in Paesi meno serviti da internet – come il tamil o lo swahili. L’obiettivo per il futuro di Wikipedia rimane quello fissato nel 2006: arrivare ad avere almeno 100mila voci per ogni lingua con più di un milione di parlanti. “Ci impiegheremo almeno altri vent’anni”, ha affermato Wales. “Ci concentriamo davvero su come costruire un’istituzione che possa durare. Vogliamo diventare qualcosa che rimanga nella società a lungo”.