Le uova sono un guaio per Donald Trump | Rolling Stone Italia
rotte nel paniere

Le uova sono un guaio per Donald Trump

La tempesta perfetta per il secondo mandato di Donald Trump potrebbe cominciare da dove tutto ha sempre inizio: un uovo. Perché, tra epidemie di aviaria e prezzi fuori controllo, una verità viene a galla: gli Stati Uniti sono un paese fondato sulle frittate (& co.)

uova

Foto: Erol Ahmed su Unsplash

Il prezzo delle uova negli Stati Uniti è fuori controllo e questo si sta rivelando, fra tanti, un altro brutto pasticcio per Donald Trump. A fronte di una domanda sempre in aumento, la produzione interna è in picchiata complice l’epidemia di influenza aviaria che comporta, per ogni gallina infetta, la distruzione di interi pollai da una costa all’altra: secondo Il Post, solo a gennaio sarebbero stati soppressi 23 milioni di capi. Per la legge veterinaria del “tutto pieno, tutto vuoto” (“all in-all out”), alla distruzione deve seguire la sanificazione totale dei siti prima di ripartire con una nuova generazione di animali sani, che daranno i primi frutti (le prime uova) in altri cinque mesi. Uno stop and go che ha fatto lievitare i costi delle uova fino a 5 o addirittura 10 dollari la dozzina, che da quelle parti è il “taglio” classico di vendita.

Per capire come la questione influisca sulla vita degli americani, ci siamo fatti un giro su Reddit: in un thread di qualche settimana fa, diversi utenti si dicevano preoccupati per gli effetti dell’aviaria sulle loro abitudini alimentari. C’era chi ultimamente faceva fatica a trovare le uova nei suoi negozi di quartiere. Un tale Bobbob34 osservava sconsolato: «Non si tratta solo di mangiare un uovo sodo. Per chi non è vegano, si tratta di cucinare praticamente qualsiasi cosa come polpette, polpettoni, lasagne e impanare quasi tutto. Se cucini spaghetti and meatballs e qualche cupcake, usi diverse uova. French toast o pancake contengono uova. La gente mangia uova strapazzate, egg salad sandwich, ramen con l’uovo». Mentre Purplespaghetty lamentava che il suo bambino ne aveva appena rotta una confezione intera, mandando in frittata 8.99 dollari.

Con un consumo medio di circa 280 uova pro capite all’anno, il tema coinvolge la quasi totalità delle famiglie americane. Tanto da spingere Trump a chiederle niente meno che alla Danimarca, come riferito dalla Danish Egg Association. Sì, proprio al paese cui vorrebbe scippare (lui dice acquistare, che con i soldi si può tutto) la Groenlandia, che fa parte del regno danese. Un bel cortocircuito davvero. Il paese scandinavo avrebbe risposto picche, dichiarando che non c’è surplus di produzione da smerciare.

La notizia è stata lanciata dall’autorevole agenzia di stampa britannica Reuters, per inciso una di quelle bandite dalla sala stampa dello Studio Ovale il giorno dell’incontro-scontro con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Reuters ha anche visionato la lettera del Dipartimento dell’Agricoltura USA che indirizza la medesima richiesta a diversi paesi europei. In termini che più espliciti non si può: «Do you have an estimate of the number of eggs that could be supplied to the United States?», quante uova ci potete mandare? La richiesta sarebbe arrivata anche a Unaitalia, la nostra Unione delle filiere agroalimentari di carni e uova, che ha dato una risposta fotocopia di quella danese. Mentre, sempre secondo Reuters, a rispondere all’appello per ora sarebbe stata solo la Turchia, che a gennaio ha esportato negli Stati Uniti 15.000 tonnellate di uova. Hai capito zitto zitto Erdogan?

Intanto, l’emergenza sta dando nuovi spunti ai traffichini a nord e a sud degli States: secondo la US Customs and Border Protection, il dipartimento che si occupa della protezione doganale e dei confini, sarebbero in aumento importazioni di contrabbando sia dal Canada che dal Messico: nelle ultime settimane più 54% nel solo Texas, non è dato sapere se lungo le stesse vie di Fentanyl e clandestini. Chi viene sorpreso dagli agenti di frontiera a nascondere le uova, oltre al sequestro paga multe che partono da 300 dollari. E c’è allarme sulle possibili ripercussioni sanitarie, dato che i contrabbandieri bypassano i canali di ispezione ufficiali e le uova potrebbero essere veicolo di contagio per numerose malattie: dalla salmonella per gli umani a – naturalmente – l’aviaria per le galline.

L’affair-uova non fa che esacerbare gli animi dei consumatori americani. Negli States il carrello della spesa è destinato a diventare sempre più caro anche per la nota vicenda dei dazi incrociati che potrebbero penalizzare generi di larghissimo consumo: dalle patate surgelate destinate a diventare french fries alla carne di maiale, prodotti importati dal Canada, fino ad avocado e pomodori in arrivo dal Messico. Un impatto potenzialmente devastante anche tralasciando specialità europee come parmigiano e champagne, che tanto sono roba da radical chic. Quegli stessi che riparlano di “autoesilio” nelle loro “case vacanze” sul Lake Como o in Costa Azzurra come raccontava, già al tempo del primo mandato del tycoon, David Leavitt ne Il decoro, romanzo dall’incipit fulminante: «Vi andrebbe di chiedere a Siri come assassinare Trump?».

Mentre gli intellettuali democratici newyorkesi e californiani, al momento, più che al prezzo delle uova sembrano interessarsi solo a ipotetici quanto improbabili progetti di fuga, Pasqua si avvicina. E, con essa, il prevedibile aumento della domanda di uova da parte degli americani medi, tra i quali si conta lo zoccolo duro degli elettori repubblicani. Lo stesso Presidente ospiterà il 21 aprile il tradizionale Easter Egg Roll, gara in cui i partecipanti faranno rotolare sul prato della Casa Bianca qualcosa come 30.000 uova sode. E per mettere, letteralmente, a tacere i malumori ha rilanciato sul suo social Truth un articolo dell’attivista di destra Charlie Kirk dal titolo Shut up about egg prices: Trump is saving consumers millions. Zitti e buoni, che stiamo lavorando per voi facendovi risparmiare milioni su altri fronti (non meglio specificati).

Neanche a dirlo, la colpa dei rincari sarebbe da attribuire al predecessore Joe Biden: come riportato sempre dal Post, nel giugno del 2019 il prezzo medio di 12 uova era di 1,20 dollari, salito a circa 2 dollari nell’agosto del 2023. In campagna elettorale, The Donald prometteva che avrebbe riportato i prezzi alla normalità «in un giorno», con il suo solito ottimismo. Ma dati alla mano a febbraio, primo mese interamente sotto la sua amministrazione, l’aumento è stato del 59%. Inserito in un contesto che appare ogni giorno più incerto: secondo molti osservatori, le aspettative di inflazione volano e si affaccia una concreta possibilità di recessione. Nel frattempo, la tempesta perfetta potrebbe essere racchiusa nel guscio, altrettanto perfetto, di un uovo.

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