Attaccare la spina, guardando al futuro e con un occhio al presente. Si chiama PHEV, ovvero quella tecnologia che porta l’elettricità ricaricabile con una presa di corrente e un cavo, anche al fianco di un motore tradizionale, con nel caso di Kuga Plug-in Hybrid, ibrido con la spina secondo Ford. La musica, questa volta, è quella firmata dalla band degli Aphrodite’s Child con la loro The Four Horsemen.
La nuova generazione del SUV mid-size dell’Ovale Blu è un inno all’elettrificazione e nella sua versione Plug-In Hybrid, ovvero con una “spina” per ricaricare una batteria che contribuisce al movimento dell’auto insieme ad un motore termico, garantisce la possibilità di girare per le strade in modalità completamente elettrica per una cinquantina di chilometri.
Ford Kuga Plug in fa parte della grande famiglia dei SUV, quindi uno sport utility, ma ibrido alla spina, come sono tutti quei veicoli che hanno un motore a combustione, prevalentemente a benzina, e uno elettrico alimentato da una batteria. Rispetto agli “ibridi leggeri”, qui la capacità della batteria è maggiore e consente di percorrere svariate decine di chilometri totalmente in elettrico (fino a 56 chilometri per la Kuga), senza alcuna emissione. Proprio come gli altri ibridi, anche i veicoli PHEV sono in grado di recuperare energia in fase di decelerazione o frenata per contribuire a ricaricare la batteria.
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Con la Kuga ibrida “alla spina” si può scegliere di guidare in quattro diversi modi: EV Auto (full hybrid tradizionale, quella predefinita alla partenza), EV Now (solo elettrica), EV Later (che risparmia la carica della batteria per utilizzarlo in caso di bisogno) e EV Charge (che ricarica la batteria attraverso il motore termico). I Drive Modes sono invece cinque: Normal, Sport, Eco, Slippery (pensato per le superfici a scarsa aderenza) e Snow/Sand (per le superfici come neve e sabbia).
Aphrodite’s Child, il prog-rock alla greca di The Four Horsemen
The Four Horsemen è uno dei brani contenuti in un cimelio storico del prog rock mondiale, ovvero l’album 666 firmato Aphrodites Child, che altri non erano se non la band greca di Vangelis, prima di diventare il celebre compositore, anche di colonne sonore di film altrettanto famosi (Momenti di gloria, Blade Runner…). Più che un disco, una sorta di opera rock visionaria, da pieni anni Settanta, tra sperimentazione, riferimenti più o meno apocalittici. Per la presentazione dell’album appena uscito, il gruppo chiese a Salvador Dalì di realizzare una performance a Barcellona, che prevedeva un’enorme messa in scena surrealista, poi mai realizzata.