Kodo è quel termine che in giapponese si può usare per riferirsi a qualcosa di ‘essenziale’, ‘funzionale’, ma è anche quello con il quale si fa riferimento all’anima del movimento. Il nome, se vogliamo proprio dirle tutte, è anche quello di un’arte marziale che proprio dal paese del sol levante arriva e che, anche lei, ha qualcosa a che vedere con una sorta di minimalismo del gesto, funzionale alla neutralizzazione dell’avversario con il minimo dispendio di movimenti. Kodo è, non ultimo, anche la filosofia dalla quale attingono i designers di Mazda nella realizzazione delle auto di nuova generazione, come la nuova Mazda3, le cui linee sono state create al motto di ‘Car as art’ e che qualche giorno fa siamo andati a provare tra Lisbona e i dintorni del parco naturale di Sintra e Cascais, dalla città alle colline, passando per l’Oceano tutto da ascoltare nel suo infrangersi contro le scogliere della zona.
Il movimento e lo studio giapponese delle linee di Mazda3, sono proprio alcuni dei precetti sui quali i progettisti della nuova arrivata della casa di Hiroshima si sono concentrati, per una sorta di filosofia del ‘less is more’, declinato sulle quattro ruote e a tutto quello che alle quattro ruote gira attorno. L’obiettivo, a proposito degli esterni, era quello di trovare il giusto modo di giocare con la luce, quasi la carrozzeria incarnasse la linea della spada di un samurai, con una diversa rifrazione della luce a seconda della posizione, della distanza e, perché no, del piglio con cui viene impiegata. Così, per Mazda3, la superficie delle fiancate varia all’occhio in base all’angolo da cui la si guarda e del modo in cui la luce ne colpisce la superficie, grazie alla ricerca nata dalla mano dell’artigiano, prima, e poi trasmessa a quella tecnologica.
Ma andiamo per gradi: prima di tutto, l’evoluzione del linguaggio stilistico Kodo adottata per la nuova Mazda3 ha eliminato praticamente tutti gli elementi superflui per esprimere l’essenza dell’estetica giapponese (“pensate ad una casa giapponese”, fanno notare quelli di Mazda). Il risultato è un senso di comfort e lusso che avvolge tanto gli interni della vettura quanto la sua linea esterna. Loro, i tecnici di Hiroshima, la chiamano filosofia umano-centrica, Jinba Ittai per dirla come si deve, punta a un collegamento totalmente intuitivo e naturale tra l’auto e il suo conducente. Tutto quello di cui sopra, trova poi la sua applicazione concreta sulla strada, nel nostro caso quella portoghese, al volante nelle nuove giapponesi con motore Skyactiv-G 2.0, prima in versione automatica e poi con cambio manuale, il primo eccellente in quanto a fluidità, il secondo preciso e veloce come dovrebbe essere un cambio per divertirsi sulle curve di Sintra e dintorni. Se sul fronte motori, una versione più spinta è attesa in un momento successivo, in quanto a senso generale del suono, gli ingegneri giapponesi hanno lasciato poco al caso: con gli otto altoparlanti distribuiti in modo preciso per la miglior qualità del suono percepito e dell’isolamento acustico, oltre che con i dodici speaker dell’impianto Bose, su richiesta.
Una storia a parte è quella che ci sarebbe da raccontare a proposito di Rankin, fotografo di fama mondiale che, tanto per citare qualche nome, ha ritratto personaggi come Keith Richards, Kate Moss e la Regina Elisabetta, e che noi si siamo trovati con la sua macchina fotografica e la sua squadra di assistenti pronti ad ‘operare’ attorno ad una nuova Mazda3, in versione Soul Red Crystal (ma c’è anche Machine Grey, oltre a Titanium Flash, Deep Crystal Blue, Snowflake White Pearl, Arctic White, Sonic Silver e Jet Black) e tirata meticolosamente a lucido. Potevamo farci scappare l’occasione? ovviamente no.