Cento anni fa un giovane scienziato di un think tank del governo russo chiamato Lev Sergeevič Termen ha inventato uno strumento dall’aria misteriosa che produce un suono simile a un canto: il theremin. Quella strana scatola con due antenne, in realtà, era il primo strumento elettronico della storia, e buona parte degli strumenti utilizzati in quel contesto sono suoi discendenti diretti e indiretti. In sostanza, se oggi siamo abituati a vedere, ascoltare o suonare sintetizzatori, sequencer e drum machine, il merito è tutto di questo aggeggio così particolare che ancora stupisce per impatto visivo e sonoro. «È impossibile non sgranare gli occhi o tendere le orecchie a una sua apparizione», spiega Vincenzo Vasi, cantante, compositore e polistrumentista, grande thereminista che Vinicio Capossela ha definito «maestro di tutto ciò che è evocazione, un amplificatore di solitudini» e che abbiamo contattato per farci guidarci nella storia dello strumento e tra tutte le sue possibili applicazioni musicali.
Nei primi 20 anni di vita, il theremin è passato dall’apparizione trionfale degli inizi, in cui era considerato l’innovazione definitiva della musica colta, fino a una sorta di oblio, «relegato al mero ruolo di evocatore di alieni o di mostri», come spiega Vasi, «oppure come effetto vintage di molti brani pop. Venerato e desiderato, è l’oggetto di amori, diatribe e baraonde tra gruppi di nostalgici, innovatori, celebratori, polistrumentisti frustrati, danzatori in crisi mistica, discendenti della famiglia del creatore, virtuosi e mistificatori». Adesso, grazie agli enormi passi avanti della tecnologia del sequencing e al suo fascino visivo, non è così raro vederlo sul palco di un concerto pop o rock.
Lo strumento ha una forma aliena, non ha tasti né corde, ma solo una scatola con attaccate un paio di antenne. All’interno c’è un oscillatore collegato a due condensatori e di seguito alle antenne: i campi elettromagnetici emanati sono gli unici controlli dello strumento, che produce note grazie al movimento delle mani nell’aria. Con la mano sinistra si controlla il volume, con la destra la frequenza. Chi lo suona, racconta Vasi, sembra un direttore d’orchestra in stato di panico: «Le note desiderate, l’espressione di ogni melodia, il vibrato, lo staccato e il glissato sono dettati dal movimento delle mani». Ma come si fa a suonarlo correttamente? «La sintonia e l’armonia tra le due mani, unite a un buono udito e un buon equilibrio fanno la differenza tra un’esecuzione impeccabile e una ciofeca lamentosa. Molti pensano che sia impossibile da suonare con precisione, e quindi lo declassano a poco più che un giocattolo. Altri non sono interessati al suo classico utilizzo, che è produrre melodie, e lo usano come mero controller per lanciare sequenze, sfruttando l’effetto visivo. Altri ancora lo tengono sul palco e ogni tanto ci passano vicino, altri lo suonano bendati». Il segreto, però, è un altro: «Nessun pedale per confondere il suono, precisione e armonia uomo-macchina».
Oltre agli utilizzi più noti – sirene, dischi volanti, laser e così via –, il theremin è normalmente sfruttato per interventi solisti, il sostituto ideale di un violoncello che accompagna un cantante pop, o in coppia con il pianoforte. «Il theremin offre una gamma di frequenza molto ampia e il suono, seppure alieno e intangibile, si plasma e si trasforma in qualcosa che assomiglia a una voce soprano. Può essere il jolly di un arrangiamento ed è capace di confrontarsi con la classica, il jazz, il pop, il rock, l’elettronica e con la sperimentazione pura. È uno strumento “pioniere”, e credo ci sia ancora molto da ricercare. Io personalmente cerco di studiare le ripetizioni in tempo reale tramite looper, l’interazione con la mia voce e quella con altri thereministi, come Valeria Sturba in OoopopoiooO, un progetto nato proprio per approfondire la ricerca».
Per capire meglio quali ruoli può ricoprire questo strumento così particolare in generi e contesti musicali diversi, abbiamo chiesto a Vincenzo Vasi di mettere insieme un piccolo mixtape. Ecco cosa ha scelto.
1Il theremin e la musica colta
«Questo ascolto, un concerto del 1945 di Anis Fuleihan e Clara Rockmore, potrebbe bastare da solo, nel senso che in questa esecuzione vengono esibite tutte le doti tecnico/espressive di Clara Rockmore, che sta al theremin come Schumacher alla Ferrari. La prima virtuosa dello strumento e a mio avviso, ancora la più grande».
2Il theremin e il mainstream anni ’40
«Con Music Out of the Moon, album del 1947 pubblicato inizialmente in versione cofanetto contenente tre 45 giri, Samuel Hoffman ha contribuito a rendere popolare il theremin, suonandolo in colonne sonore sci-fi e canzoncine leggere senza alcune ambizioni colte, puro intrattenimento».
3Il theremin e il cinema
«Nella colonna sonora di Ed Wood, film del 1994 girato da Tim Burton, Lydia Kavina, la nipote di Leon Theremin, è al servizio di un pregevole esercizio di stile sci-fi, un raro esempio in cui la parodia supera in qualità artistica l’originale».
4Il theremin e la sua evoluzione, I
«In Thinking Out Loud, album pubblicato nel 2007 dalla Zadik di John Zorn, Pamelia Kurstin mostra la sua ricerca sul theremin con due looper Line 6 DL/4 identici ma desincronizzati e un microsynth. Disco molto interessante e ipnotico, in cui le sonorità sono fatte di magma ripetuti e trasformati in tempo reale. È un progetto molto audace, eseguito da una virtuosa capace di trasformare il theremin in un contrabbasso e accompagnare standard jazz in stile walking bass».
5Il theremin e la sua evoluzione, II
«So di essere di parte… ma anche se non ho resistito al conflitto di interessi, sappiate che sto esponendo quello che penso, quindi una volta espletata questa forma di autoassoluzione posso proseguire sereno il discorso. Braccio elettrico è un disco nato inizialmente come raccolta di esperimenti sul theremin in più direzioni, dando approcci differenti a composizioni differenti. Ci sono brani scritti in partitura grafica, altri con looper, arrangiamenti di brani per più theremin, theremin ed elettroacustica ed infine theremin e voce».
6Il theremin e la sua evoluzione, III
«Chiudiamo con OoopopoiooO ed Elettromagnetismo e libertà, due lavori discografici che ho pubblicato insieme a Valeria Sturba, altra pregevole thereminista e polistrumentista con cui collaboro ormai da quasi 10 anni. L’intento era unire tutte le forme espressive dello strumento, dal pop alla contemporanea, utilizzando come poli di attrazione i nostri due theremin e le nostre due voci, oltre a tutti gli strumenti che due polistrumentisti possono utilizzare, il tutto in salsa surreal-dadaista. Lo studio sul theremin si può notare nei brani Medusa, Crystal Lyng, La Partida, OOPArt, Spacsio e Oposong».