5 cose che abbiamo imparato dalla conversazione epica fra Rick Rubin e Pharrell | Rolling Stone Italia
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5 cose che abbiamo imparato dalla conversazione epica fra Rick Rubin e Pharrell

I due grandi produttori hip hop, e non solo, discutono di creatività, di emozioni, di viaggi mentali, di Shazam e della controversia di ‘Blurred Lines’

Non è la prima volta che GQ organizza una Epic Conversation con al centro Rick Rubin. Proprio come accade quando produce musica, Rubin è bravissimo nel fare da spalla – a metà tra intervistato e intervistatore – e mettere a suo agio l’ospite per fargli raccontare ciò che davvero gli passa per la testa.

Dal prato dei Shangri-La Studios di Malibu, California, Rubin e Pharrell Williams chiacchierano beati della loro importanza nella scena hip hop mondiale che, nell’insieme, copre un’arco temporale che va dagli anni ’80 a oggi. Run-DMC? Coperti da Rubin. Kendrick Lamar? È stato in studio con Pharrell. Jay-Z? Se esiste il Black Album è grazie anche a Rubin. Pusha-T? È uno dei tanti figli putativi di Pharrell.

Ogni parola di questa conversazione potrebbe essere analizzata, studiata, rivoltata. Per ovvi motivi, abbiamo selezionato 5 cose che più delle altre ci hanno colpiti.

1 Parleremo sempre più di emozioni

È Pharrell introduce il tema centrale dell’intervista: le emozioni. Williams non cerca il numero di BPM o la data del campione, ma un feeling speciale con quanto sta producendo. È un tema emerso anche in Italia, basti pensare all’ultimo libro di Don Joe Il tocco di Mida in cui l’ex producer dei Dogo si lamenta di quanto sia facile produrre musica usando i software di oggi e spiega che le produzioni sembrano sempre più partite di Tetris. Non so se sia un discorso da vecchi reazionari à la Bianco di Bret Easton Ellis, so solo che sento sempre più spesso produttori lamentarsi della visione ‘matematica’ della musica. Qualcosa dovrà pur dire.

2 Le grandi menti si contraddicono

Bene, cancellate quello che avete letto fino ad ora. Quando Pharrell inizia a parlare di Chad Hugo, il suo socio nei N.E.R.D., spiega che con lui cerca di capiure la formula con cui è stata costruita una hit per applicarla a un’altra hit che risulti uguale e diversa. Queste conversazioni sono ‘epiche’ proprio perché gli artisti sembrano fiumi in piena. Ci contraddiciamo di continuo, quando lo fa uno come Pharrell è qualcosa di affascinante.

3 Per Pharrell la musica è un viaggio

“Cerco sempre di scegliere l’ascensore che mi porti al piano giusto”; “Vorrei che la gente con la mia musica si proiettasse in un altro luogo”; “Capita spesso a cena con gli amici che tu senta le loro voci senza ascoltarle e queste finiranno per avere un suono diverso da quello che avrebbero se le stessi davvero ascoltando”. Viaggio, trasporto, estraneazione. Quella del movimento di un corpo da un punto A a un punto B è la metafora che Pharrell usa più spesso durante la chiacchierata. Del resto, chi non ha mai sentito dire da qualcuno che la musica è un viaggio?

4 ‘Blurred Lines’ è stato il Vietnam di Pharrell

Per tutta l’intervista Pharrell sembra sofferente, quasi sull’orlo del pianto. Il motivo arriva quando si sviscera, finalmente, la storia del plagio, o presunto tale, di Blurred Lines, una delle pagine più “buie” della discografia di Williams. “Quella vicenda mi ha ferito, pensare di aver preso qualcosa da qualcun altro mi fa ancora male”. Ma soprattutto: “Forse la cosa che accomuna le due canzoni è l’emozione che ti regala. Ma sulle emozioni non può esserci copyright”. Lo spettro di questa sentenza sembra avere il potere di cambiare l’espressione di Pharrell, sempre rabbuiata e pensierosa. Come un soldato in PTSD, ripensa ancora a Emily Ratajkowski e Robin Thicke che si strusciano e gli vengono i brividi.

5 Dovremmo tutti scaricare Shazam

Non ho capito in che modo lo usino, ma uno dei pochi momenti in cui a entrambi brillano gli occhi contemporaneamente è quando parlano di Shazam. Non so se sia un linguaggio in codice per indicare altro, ma spero che sia la famosa app con la S, così da poterne trarre giovamento anche io. Anche se, quando la apro, vedo di aver shazzamato Bennato, Irama e Taylor Swift, tre immagini che sono quanto di più lontano dalla realizzazione personale mi venga in mente.

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