In occasione dell’uscita del suo secondo album in studio TattleTales, 6ix9ine, uno dei rapper più controversi della scena americana, ha rilasciato al New York Times la sua prima intervista dopo essere uscito di prigione. È una chiacchierata ampia, in cui Daniel Hernandez (il suo vero nome) ha parlato della testimonianza contro i Nine Trey, della sua reputazione online, delle violenze verso la madre di sua figlia e delle prossime elezioni presidenziali. Ecco i passaggi più interessanti.
1La testimonianza e i Nine Trey
L’intervista parte dal processo alla gang di Brooklyn contro cui 6ix9ine ha testimoniato. È un caso che conosciamo bene e che ha cambiato non solo la sua vita – al momento Hernandez è ai domiciliari – ma anche la sua carriera. «Cosa ti preoccupava di più? La tua sicurezza, la reputazione o la carriera?», chiede il giornalista del Times. «Tutto. Voglio essere chiaro: quando mi hanno rapito, ero una vittima? Ho collaborato? No. Quando mi rubavano soldi dal cachet dei concerti, ho collaborato? No. Ho avuto occasioni per dire alla polizia quello che avevo visto? Sì. Seguivo e sostenevo uno street code che pensavo fosse reale. Ma prima che lo rompessi io, quante volte è successo l’opposto? […] Dicono che fare la spia rompe il codice: sfruttare uno dei tuoi fratelli non è la stessa cosa?»
2Lo stile della sua nuova musica e gli hater
In uno dei passaggi più interessanti dell’intervista, il giornalista del New York Times chiede a 6ix9ine come mai non approfitti della sua esperienza per scrivere musica più ragionata e introspettiva. «Pensi che le masse vogliano solo ignoranza?», chiede. «Quando uno è in palestra e vuole ascoltare 6ix9ine, perché lo fa? Per darsi la carica! Quando sei con la tua ragazza e vuoi sentire r&b, perché metti Chief Keef? La gente mi odia perché sono il più diretto: ti mando al tappeto. Sono un genio in quello che faccio», risponde il rapper. «Quando vuoi ascoltare r&b, vai da Usher. Se vuoi ascoltare hip hop, vai da Nas. Per il rock, gli AC/DC. Se metti 6ix9ine non vuoi sentire: “Mia mamma stava piangendo…” Potrei scriverlo, ma i miei fan non vogliono. Non vai da McDonald’s per ordinare un filet mignon».
Più avanti, il giornalista chiede a 6ix9ine se riuscirà mai a far cambiare idea a chi non lo sopporta. «Hanno già deciso», risponde il rapper. «La gente a cui non piaccio è la stessa di prima, ora hanno solo una scusa. E poi, perché dovrei fargli cambiare idea? Mi ha fatto guadagnare milioni di dollari. Sono stupido, non tonto. E se con il mio cambiamento smettessi di fare soldi? Continuate a odiarmi, perché così continuerete ad ascoltarmi».
3Il rapporto con l’industria discografica
Lo scorso maggio 6ix9ine ha pubblicato una serie di video su Instagram in cui accusava Billboard di aver truccato la classifica dei singoli più ascoltati. Secondo il rapper Stuck With U di Ariana Grande era ingiustamente al primo posto, che invece spettava alla sua Gooba. I singoli che ha pubblicato dopo la scarcerazione hanno tutti registrato grandi numeri ma, sostiene il giornalista del Times, sono spariti in fretta. Perché? «Perché tutti pagano per andare in radio. Come fa una canzone a finire in onda? Soldi. Quella canzone è davvero fica o dipende dai soldi investiti nella promozione? Quando chiami Carl Chery di Spotify o Larry Jackson di Apple Music per chiedergli di entrare nelle playlist Rap Caviar o New Music Friday, ci riesci perché il tuo disco funziona o perché la tua etichetta fa pressioni?».
A questo punto il giornalista gli chiede se è vero che anche lui gonfia i numeri dei suoi stream. «Ti rispondo con la stessa cosa che ho detto a Billboard: chi non lo fa? Tutti gonfiano i loro numeri. Tutti».
4Il video con una minorenne e le violenze
Nel 2015 6ix9ine si è dichiarato colpevole di aver usato una minorenne in una performance sessuale, cioè in video che coinvolgevano una ragazza di 13 anni e degli adulti. Il rapper è stato condannato a quattro anni di libertà vigilata e mille ore di servizi sociali. «Nessuna celebrità ha dato tanto quanto Daniel Hernandez», dice al giornalista che gli chiede se pensa di aver espiato le sue colpe. «E se qualcuno ti dicesse: non ti perdonerò mai per quello che hai fatto a quella bambina? Lo capiresti?». «Sì, gli direi: dio ti benedica. Non mi sveglio ogni giorno chiedendomi se qualcuno mi odia, ma piuttosto come fare a farmi odiare ancora di più. Ho ammesso tutti i miei sbagli, ok? Mi sono dichiarato colpevole di aver usato una bambina in una performance sessuale, mi sono preso le mie responsabilità. L’ho fatto anche con il racket. Pagherò per il resto della vita, mi guarderò sempre alle spalle. È garantito. La società vuole che finisca in un angolo a odiare me stesso. Ma io non lo farò mai. Amo tutto quello che ho passato e non rimpiango nulla. Non dimenticherò mai e poi mai le lezioni che ho imparato durante la mia vita, perché mi hanno reso un animale, una bestia. Posso affrontare qualsiasi cosa».
Il giornalista allora gli chiede se capisce che nessuno merita di essere famoso per quello che ha fatto a vere vittime, persone reali. «No, non lo capisco. Tupac è stato condannato per stupro. È amato o odiato? Amato! Qual è la differenza tra me e Tupac? Nessuno mi ha mai accusato di stupro. Mai».
Successivamente l’intervista si sposta sulle violenze su Sara Molina, la madre di sua figlia, che ha subito le violenze di Hernandez tra il 2011 e il 2018. «Ti fa male sapere che tua figlia crescerà sapendo quello che è successo?», chiede il giornalista. «Farà schifo. Mia figlia non è stupida. Vedrà tutto su internet. Le dovremo spiegare un sacco di cose», risponde 6ix9ine. «Ho parlato con Sara, vedo mia figlia, le sto dando dei soldi. Ho ammesso la verità. È la cosa peggiore in assoluto. Ma non ho voglia di mentire. Te lo sto dicendo adesso: l’ho fatto. Lo ammetto e chiedo scusa. Ma non devo le mie scuse al mondo, le devo a Sara Molina. Lei le ha ricevute, e questo è l’importante».
5Black Lives Matter e le elezioni presidenziali
«Non ho niente da dire. Non sono un attivista. Chi fa quelle cose lo fa per le telecamere», dice Hernandez a proposito delle proteste contro la discriminazione e le violenze razziste della polizia americana. «Nessuno mi impedirà di dire la parola con la n. Sono cresciuto a Bushwick, a Brooklyn. Tutti i miei amici sono neri. Chi me lo impedirà? Se dovesse sembrarmi sbagliato smetterò. Ma quando lo dico io, non lo è». Infine, la domanda obbligatoria sulle elezioni presidenziali. «I condannati possono votare?», chiede il rapper. «Io voterei per Trump», poi però si mette a ridere.