Che c’entra Mina con la monotonia della vita in provincia? E Gucci con Baudelaire? A metterli assieme in un pezzo intitolato appunto Mina e prodotto da Brail (Ariete, Psicologi) è Anice, cantautrice di origine ligure che ha vissuto prima negli Stati Uniti, dove si è appassionata a hip hop e r&b, e poi a Milano dove si è laureata con una tesi sul femminismo nella moda.
«Quando cresci in una piccola città» racconta Anna/Anice che viene da Imperia «impari a disilluderti e a limitare la tua ambizione ma la musica mi ha sempre portato altrove, era il mio paradiso artificiale. Mina è nata in motorino, immaginando di scappare. Ma ho capito che la provincia è un luogo dell’anima da cui è impossibile fuggire. Quando l’ho scritta lavoravo nella moda ma ero profondamente infelice, per questo nel ritornello i fiori di Gucci diventano i fiori del male di Baudelaire».
Nel video, che è a metà fra clip tradizionale e lyric video, ci sono due Anice: quella attuale e quella invecchiata. L’ambientazione cita Il cielo in una stanza di Gino Paoli, nota anche nella versione di Mina. «Ho scelto lei perché rappresenta la cantante per eccellenza nell’immaginario comune. Nel ritornello c’è la grande disillusione di non poter diventare come lei, ma anche una presa di posizione: io sono l’antieroe. E il monologo si chiude con “mamma so volare, guarda come volo” che è il titolo tradotto del documentario sulla vita di Travis Scott Look Mom I Can Fly».