Come rendi dal punto di vista visivo un pezzo pop il cui tema principale è eseguito dagli archi, synth e glockenspiel? Contenuto nell’ultimo album del gruppo Lastanzadigreta intitolato Macchine inutili, Pesce comune racconta il mondo che verrà o forse quello che già abbiamo. «È uno dei primi pezzi che abbiamo scritto per l’album», racconta il gruppo. «Le prime bozze del testo si rimpallavano tra i nostri computer già nell’estate del 2018, tra un viaggio in Giappone, uno in Marocco e un giro per concerti in Italia: l’idea era quella di provare a raccontare dei pezzi difficili del mondo in cui ci troviamo a vivere (il precariato, l’avvelenamento del pianeta, il bombardamento di fake news), ma senza metterci il moralismo da cantautore».
Come farlo? Facendo parlare non un uomo, ma un pesce, uno qualunque, non pregiato, un Pesce comune appunto. «Poi il pezzo è cresciuto attraverso diverse versioni, e ha finito per incorporare una parte più decisamente apocalittica un po’ alla Figli degli uomini: “Tra i fossili dell’era digitale nuotano creature della terra che sarà. Le navi naufragate sulle strade, i poveri sfruttati, i ricchi tutti in piazza a protestare”. Che, come tutte le distopie più inquietanti, non si sa bene se parli di un futuro remoto oppure del presente… Visto il tema, abbiamo deciso che la musica invece dovesse essere invece pop, sognante: l’arrangiamento si è evoluto da un tema principale di synth e glockenspiel che fa da ritornello – un po’ alla Coldplay – in un arrangiamento orchestrale, con gli archi e i fiati della Filarmonica del Regio di Torino. Era un pezzo pop da Sanremo, da quello che nella nostra testa dovrebbe essere il pop da Sanremo… Lo abbiamo proposto pure al Festival, ma non è andato».
Quando si è trattato di fare il video, è venuta l’idea di coinvolgere le danzatrici e i danzatori del BTT Balletto Teatro di Torino, con cui il gruppo aveva fatto uno spettacolo nell’estate 2020. «Noi non amiamo essere presenti nei nostri video e ci siamo ritagliati una piccola parte “sotto il mare”, mentre il resto del video è girato in un piano sequenza molto affascinante negli spazi post industriali di Cumiana 15. È un video-performance, decisamente antiretorico e che evita con ogni accuratezza la tentazione di essere didascalico. L’armonia dei corpi che si muovono fa uno splendido contrasto con la luce artificiale, e con il telo da camion del “mare”. Lo abbiamo girato in una delle giornate più fredde di gennaio, in uno spazio completamente aperto ai lati, con danzatrici e danzatori a piedi nudi sul cemento per ore. Una delle poche esperienze “fuori” che ci siamo potuti prendere come gruppo, prima della nuova zona rossa».
Racconta Viola Scaglione, direttrice artistica BTT, che «quando Lastanzadigreta ci ha fatto sentire il brano ho pensato alla loro incredibile capacità d’esprimere concetti importanti e forti con estrema gentilezza. Parole potenti, energiche ma fluide come la loro musica e la nostra danza. Insieme a loro mi piace pensare di poter portare avanti una piccola rivoluzione fatta di grazia e fermezza».