Lory Muratti torna con un nuovo brano e lo fa con Cristiano Godano: il pezzo si chiama Gli Invisibili ed è il nuovo estratto da Torno per dirvi tutto, l’ultimo album del musicista, scrittore e regista varesino ispirato all’omonimo romanzo
Un dialogo fra due anime che attraversano la vita con lo stesso sguardo sulle cose, che non si sono mai arrese né compromesse e che non hanno mai accettato di negare il proprio modo di sentire o di vivere per percorrere strade suggerite da altri. Ci siamo fatti raccontare meglio il brano:
«In quel periodo avevo deciso che Praga sarebbe stata la mia casa e sono rimasto in città per settimane attraversandola tutte le notti. Cercavo risposte o desideravo forse allontanarmi da tutto. Mi ero fatto invisibile fra i passi della gente che riempiva le vie arrivando da ogni angolo del mondo. Osservavo non visto e raccoglievo indizi. Solo chi si aggirava come me, inservibile e silenzioso, era in grado di vedermi. Sopravvissuti dai volti scavati, disperati e stanchi, i deboli e i fuori dai giochi, i senza tetto ipnotizzati dal freddo e gli esuli di un freddo più grande di quello che, di lì a poco, ci avrebbe stretti in un abbraccio. Il freddo delle vessazioni di regime che aveva spinto quegli uomini a lasciare la loro patria e che una volta dileguatosi aveva portato via con sé anche la memoria di una casa in cui fare ritorno trasformandoli in ombre vaganti, proprio come ero io. Invisibile fra gli invisibili, preoccupato solo di raccogliere la loro storia in una terra sconosciuta.
Ho vagato attento a ogni dettaglio nelle strade invase di turisti di Nové Město, avanti e indietro fra le tombe del cimitero ebraico di Josefov. Dalla terrazza panoramica di Petřín alle improbabili strutture steampunk del Cross Club di Holešovice. Dalle luci soffuse e patinate del NoD in Dlouhà Třída fin sotto il palco dell’Underdogs’ a Praga 5. Dalla Torre dell’Orologio al cimitero di Vyšehrad, dalle caffetterie di Vinhorady ai bar di Žižkov, dai privat nascosti ovunque ai parchi di Karlín. Risalivo le scale delle metropolitane per infilarmi su un tram da cui scendevo chiamando un taxi che mi avrebbe lasciato in una via sconosciuta, a volte alla stazione degli autobus. Ho provato anche a prenderne alcuni e mi sono ritrovato fuori città. In un’occasione sono arrivato fino a Český Krumlov e poi, altre due volte, a Plzeň e Kutnà Hora. Scendevo come spazzato sul marciapiede dal vento. Disarmato, stavo di fronte al nuovo giorno non sapendo neppure quando era iniziato. Sapevo solo di dover camminare e camminavo. Tenevo il ritmo dirigendomi verso il centro fino a fermarmi stravolto in un bar, in genere quello più antico che incontravo sulla via principale. Avevo solo l’accortezza di decidere a priori quanto mi sarei fermato, quanto tempo avrei concesso alla città per svelarmi qualcosa prima di risalire a bordo e tornare a Praga. Ogni giorno, ho lottato senza posa.
Cristiano era fra i pochi che sapevano come trovarmi e come annullare le distanze. Mi ha così raggiunto sulle sponde della Moldava dentro a quell’inverno durato più del previsto. Mi ha camminato accanto cercando di capire cosa stessi cercando senza fare domande. Ha ascoltato fino a sentire lui stesso le voci che erano diventate la mia guida. Voci smarrite di chi una voce non l’ha mai avuta. Gli invisibili della terra avevano catturato la nostra mente togliendoci il fiato e imprigionandoci nel loro respiro. Dai nostri passi condivisi è nato questo brano nel quale di due voci ne abbiamo fatta una sola. Una sola voce per ogni voce caduta e per tutte quelle che non sono mai riuscite ad alzarsi»
Qui il videoclip, in anteprima: