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LP, l’anteprima di ‘How Low Can You Go’: «Racconta notti selvagge e incontri intimi»

Siamo stati al drive-in concert della musicista italo-americana e dopo aver ballato su un pick up le abbiamo chiesto di raccontarci il suo nuovo singolo e video, che potete vedere per la prima volta qui

Nella pandemia in cui vivo da otto mesi – stufo, stanco, stressato e soprattutto solo – il suono familiare che accompagna l’arrivo di una mail è un lieto evento, la speranza che ci sia qualcosa in grado di influenzare positivamente il lockdown professionale ed emotivo che dura ormai da troppo tempo. Non se ne può più di conferenze su zoom, interviste virtuali, live streaming, concerti su YouTube, soprattuto per chi come me vive e si nutre di musica, canti, air guitar sotto al palco. È la mia linfa vitale, dentro sono sempre un nerd. Detto questo, cercando di non pensare all’ennesima mazzata del governatore californiano Newsom (qui a Los Angeles si parla di nuovo lockdown e di coprifuoco), apro la mail.

È un ufficio stampa musicale che mi avverte dell’uscita di EP, LP e concerti vari. Questa volta, però, l’indirizzo mail è tutto italiano: è l’Energy Production, che mi segnala l’uscita di How Low Can You Go di LP (all’anagrafe Laura Pergolizzi, ma non chiamatela così perché lo detesta), newyorkese di origini italiane che da qualche è tempo fa parte della categoria dei nuovi volti, nuove voci, nuovi talenti… tutte quelle definizioni che dà l’industria quando non ti capisce.

Sono due le cose che mi spingono ad accettare subito. La prima è l’amicizia che ci lega: LP è una persona unica, sicura di sé, attivista, lesbica dichiarata, androgina. La seconda è che – rullo di tamburi – sono stato anche invitato a un drive-in concert. Non me lo faccio ripetere due volte: prendo la macchina, la porto a lavare, metto benzina, sistemo gomme e olio e parto direzione Anaheim, Orange County. Insieme a me c’è mia figlia Elsa, 21 anni, grande fan di LP.

Arrivato sul posto, mi indirizzano verso una zona dove le macchine, entrate in fila indiana, si parcheggiano una accanto all’altra – a distanza di sicurezza, ovviamente – fino a esaurimento posti. Dopo pochi minuti mi rendo subito conto che è la mia prima volta, e sono impreparato: per assistere a un drive-in concert, infatti, servono coperte, una sedia comoda, birra e radio sintonizzata sulla frequenza del palco. Per mia fortuna faccio parte della stampa, e ci assegnano un posto CAR VIP proprio sotto al palco, con drink e nachos annessi.

Il drive-in concert di LP

LP entra in scena seguita da una strombazzata infinita di clacson. Sul palco, oltre al caratteristico fischio, dimostra una grande destrezza nel suonare l’ukulele – più che il suo strumento, una sorta di cordone ombelicale. La risposta del pubblico è calorosa: un’infinità di ragazze che ballano sui tetti delle macchine, sul retro dei pick up e direttamente sull’asfalto del parcheggio. Finito il concerto, volo nel backstage per farle qualche domanda, rigorosamente a distanza e armati di mascherine.

Iniziamo con il tuo nuovo brano How Low Can You Go. Da dove arriva l’ispirazione? 

È uno sguardo nel passato, a tutte le notti selvagge e sordide che ho avuto, a quei momenti intimi con le persone, alcune delle quali non rivedrò mai più, che in qualche modo si sono impressi nel tessuto dei miei ricordi. In un momento come questo si ha voglia di amare, di essere puliti e semplici. Questa canzone parla dei miei segreti, dell’intimità profonda e oscura che ho con loro, ma anche della speranza derivata dall’incontro con gli altri. Parla delle strade che ho percorso, anche di quelle più difficili, perché mi hanno cambiato e mi hanno fatto crescere. Nella vita, in fondo, bisogna sempre rischiare.

Come funziona il tuo processo creativo? 

Metto via una montagna di accordi, melodie, fischi, titoli e parole che mi colpiscono, e uso il tutto di getto… poi, in un secondo momento, scelgo quello che mi colpisce di più. Quando scrivo una canzone, per me è fondamentale essere aperta, ricettiva a quello che mi sta accadendo, senza essere troppo spirituale. È un sistema che mi permette di catturare le cose e rilasciarle in studio.

L’amore è il motore della tua musica?
Assolutamente. L’amore è tutto. Ma c’è un’altra cosa che per me ha importanza vitale, anche se sembra una sciocchezza: l’impeto dell’amore, quella cosa che ti dà forza quando inizia, ma anche quando non tutto è rose e fiori, quando bisogna capire qual è la cosa giusta da fare, quando essere gentili e comportarsi da esseri umani. È troppo facile tenersi per mano quando là fuori va tutto a puttane, o esserci solo quando c’è bisogno. Insomma, voglio sottolineare quanto è importante che tutti si prendano cura del proprio amore, vorrei che si chiedessero: come voglio essere trattato? Cosa voglio fare? La situazione di merda in cui ci troviamo adesso è anche conseguenza di quanto poco ci facciamo queste domande.

Cosa pensi della situazione politica americana, del risultato delle elezioni? 

Non so se Biden sia in grado di gestire tutto, ma sono sicura che a Trump non fregasse un cazzo della gente, non si curava delle persone. A lui interessa solo la sua sfera politico-finanziaria personale. È inutile parlare di lui e dei problemi che ha creato. Adesso abbiamo bisogno di qualcuno che si prenda a cuore gli americani, la gente, donne, uomini e bambini. Abbiamo il serbatoio pieno di stronzate e falsità, ora dobbiamo riempirlo d’amore e rispetto per gli altri.

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