Le riprese effettuate presso un lago d’alta quota, una foresta rifatta in digitale, un volo creato grazie a un sistema di cavi usato per le danze acrobatiche, Hayao Miyazaki come fonte di ispirazione: nelle immagini in anteprima che potete vedere qui sopra e nelle parole che trovate qui sotto del regista Simone Rovellini, che ha trasformato in realtà l’idea di Mahmood, ecco com’è stato realizzato il video di Inuyasha, un ritratto intimo ma spettacolare che potere rivedere in fondo all’articolo.
Mahmood era innamorato dell’idea di girare sulle rive di un lago d’alta quota e dunque le scene di montagna sono state girate in Lombardia, vicino al Lago di Montespluga. Sono stati effettuati diversi sopralluoghi in preparazione dei lavori, ma quando è arrivato il giorno delle riprese, a metà dicembre, il lago era completamente ricoperto da due metri di neve. La location, raggiungibile solo con il gatto delle nevi, non ha però perso il suo fascino, per questo abbiamo deciso di andarci comunque sfidando l’altitudine e il tempo.
Ricordo l’anime Inuyasha di quando ero bambino, ma non l’ho mai seguita. Quando Mahmood è venuto da me con la canzone ho iniziato a guardarlo e ho apprezzato il suo sentimento spiritista. Penso che la più grande ispirazione che ho preso dall’anime sia stata l’idea di ritrarre Mahmood come una creatura metà umana e metà demone. Miyazaki è stato sicuramente un enorme riferimento per questo video, nell’idea di raffigurare un ambiente naturalistico che sembra avere un proprio spirito. Vorrei menzionare Mononoke come un riferimento vicino per la mia visione artistica in quel momento.
Abbiamo usato un’imbracatura con un sistema di cavi che di solito vengono utilizzati per le danze acrobatiche. Abbiamo collaborato con un gruppo di incredibili stuntman che ci hanno aiutato a rendere il volo naturale.
La foresta è stata ricreata su un set digitale. Per la prima volta nella mia carriera ho deciso di dedicarmi alla produzione digitale, il che significa che la maggior parte delle riprese è stata scattata davanti a un grande muro a led che proiettava ambienti digitali in tempo reale. L’idea è nata quando ho conosciuto Hive Division, la casa di produzione che si è occupata del videoclip, che è un’eccellenza italiana in questa tecnologia e me l’ha proposta. Giacomo ed Erik della Hive Division sono le menti dietro questo processo.
Credo che, per un regista, i video musicali dovrebbero essere anche un terreno di gioco per confrontarsi con nuove sfide e tecnologie che le pubblicità non correrebbero il rischio di provare.
La sfida più grande di quel giorno è stata il clima, un grandissimo freddo (anche per Mahmood che ha dovuto sopportare quella temperatura con addosso solo i costumi di scena). Inoltre, a causa della neve alta, non abbiamo potuto utilizzare una steadycam per girare da terra.
Associo arco e frecce alla caccia, qualcosa di vicino alla nostra natura animale, in questo caso alla natura da mezzo demone del personaggio. «Che cosa sta cacciando?» è qualcosa che mi sono chiesto anche io.
Penso che il rapporto di fiducia che si è sviluppato tra me e Mahmood sia stato ciò che ha reso di successo il risultato del nostro lavoro. È geniale, ed è stato un bel processo aiutarlo a dare forma alle sue idee, con la libertà di fare di Alessandro un ritratto intimo ma spettacolare.