Che cosa ci fa un gruppo reggae con un quintetto d’archi? Nel 2019 i torinesi Africa Unite hanno incontrato sui palchi italiani gli Architorti, da Pinerolo. Il primo è il gruppo reggae più longevo e famoso d’Italia, il secondo è un ensemble che ha collaborato fra i tanti con il compositore Peter Greenaway. La collaborazione inizia vent’anni fa, quando il leader degli Architorti, Marco Robino, ha cominciato a trascrivere per quintetto d’archi alcuni brani degli Africa.
«Da allora», spiega Madaski degli Africa Unite, «abbiamo affinato l’intesa, abbiamo fatto combo e siamo arrivati lo scorso anno a incidere In tempo reale, un intero album inedito concepito proprio sul suono reggae degli Africa Unite traslato in forme quintettistiche o, in alcuni casi, per orchestra. È stato un lavoro lungo, ci ha appassionati tantissimo ed è sfociato in un tour estivo di una ventina di date».
La penultima data della tournée si è tenuta il 13 settembre nel parco del Castello di Miradolo, fuori Pinerolo, in Piemonte, che è gestito dalla Fondazione Cosso. In attesa della pubblicazione del disco dal vivo In tempo reale live, che era prevista in marzo ed è stata rimandata a data da definirsi causa coronavirus, viene diffuso il video del concerto dove la doppia formazione è affiancata dal percussionista Papa Nico.
«Ho creato delle basi multitraccia che manipolo attraverso il mixer, in pieno rispetto della tecnica dub, rigorosamente dal vivo quindi, aggiungendo echi effetti e mixando, di fatto, il concerto», spiega Madaski. «Abbiamo creato una sorta di medley di 90 minuti di musica con un solo paio di interruzioni. È un concerto difficile, molto difficile da eseguire, da mixare e soprattutto da cantare».
La musica era diversa rispetto al solito, ricorda il cantante Bunna. «L’attitudine degli Africa è sempre la stessa, ma questa volta portata lontano dal solito immaginario del reggae, dirottata dagli Architorti, verso pianeti più onirici ed emozionali. La preparazione di questo live non è stata facile, mi sono ritrovato totalmente fuori dalla mia zona di confort. La location è parte dello spettacolo, il castello è la quinta migliore che si potesse volere per un concerto come questo».
Marco Robino degli Architorti ricorda una serata perfetta e il legame col territorio. «Ed ecco il fermo immagine che condensa anni di ricerca, lavoro e studio. Una panoramica dal drone che sintetizza la forza di un ideale, fatto di musica e parole. La notte magica di Miradolo è tale perché è la sintesi di tre soggetti che credono nella capacità umana di essere padrona del proprio destino. Ovviamente per mezzo di parole e musica da parte di Africa Unite + Architorti, ma anche per mezzo degli ideali di arte e bellezza che caratterizzano gli eventi e le mostre della Fondazione Cosso. Questo concerto è anche un omaggio al territorio, bacino fertile per le idee e l’imprenditoria. Tutto questo immortalato da un video che non è solo la foto ricordo di un bel momento, ma una testimonianza viva, reale. Che sognare è necessario, che i sogni si possono realizzare, che bisogna sempre sperare, soprattutto quando tutto sembra avverso e non si vedono sbocchi all’orizzonte. Questo, adesso, è il grande valore di questo video».
Il risultato, aggiunge Marco ‘Benz’ Gentile degli Architorti, è «una fusione musicale tra due realtà riuscita al 100%, non è l’accostamento dei due generi musicali ma la creazione di musica nuova, qualcosa che prima non c’era. Rimangano perfettamente riconoscibili e distinguibili le due formazioni: la scrittura e la concezione dei brani degli Africa Unite e lo stile barocco minimalista degli Architorti. Il concerto al Castello di Miradolo ha visto un pubblico di almeno tre generazioni vagare per il meraviglioso parco del castello con occhi e orecchie incollati sullo show, immerso nella location più speciale che potesse ospitare questo ritorno a casa».