«Tokyo esterno notte. Il sogno di una sardina che vuole diventare un pavone. Ci riuscirà all’alba, ma non esattamente come aveva immaginato. Questa è la storia di I Am A Peacock perché in fondo è quello che ho sempre cercato di fare con il basso, trasformandolo a seconda del brano in altro, esattamente come un pavone».
Così il bassista Pierpaolo Ranieri descrive il video, con colpo di scena finale, di I Am A Peacock. Il pezzo dà il titolo all’album del musicista che passa da collaborazioni jazz a pop, da Mike Stern e Arturo Sandoval a Paola Turci e Massimo Ranieri. Con un po’ di fantasia, lo si potrebbe definire il Thundercat italiano, che è fra i suoi riferimenti assieme a Bootsy Collins, Melvin Jackson, Monk Montgomery, MonoNeon.
I Am A Peacock, suo esordio per Blind Faith Records, è prodotto da Luca Sapio e mette assieme basso elettrico, sintetizzatori modulari e monofonici, beat elettronici. «L’80% dei suoni che sentite è prodotto dal basso elettrico. Nessun chitarrista è stato maltrattato per la realizzazione dell’album».