«Il video nasce da una mia esperienza di qualche tempo fa. Ero ad un concerto degli Oasis e nelle ultime file c’era un ragazzo da solo», racconta Strade, nome dietro cui si cela il progetto solista del cantautore romano Simone Ranalli, parlando della clip che oggi presentiamo in anteprima, realizzata per il suo ultimo singolo Ho portato le parole. «Se ne stava per i fatti suoi, attento a non perdersi niente del concerto. Ad un certo punto, dal nulla, ha cominciato a muoversi ad occhi chiusi e a cantare Don’t Look Back in Anger con la lingua dei segni. Quell’immagine mi ha davvero bucato; credo di non aver mai visto nulla di più forte e comunicativo nella mia vita».
«In quel periodo stavo ragionando su quanto mi fossi lontano da tutto e tutti, su quanto non mi sentissi parte di tante cose che avevo intorno e su quanto mi mancasse dello spazio, non quello fisico, ma quello comunicativo», continua Simone. «Quel ragazzo se lo era preso da solo, nella maniera più forte che aveva. Da qui è nata l’idea di questa canzone». Canzone che rispecchia pienamente lo stile sonoro di Strade, tra cantautorato pop, ispirazioni da oltremanica e qualche tocco di elettronica, il tutto a far da tappeto alla sua voce potente e graffiata.
«Per tanti anni sono stato a sentire quello che, secondo gli altri, era il meglio per me. Mi sono forzato a seguire consigli e strade che con me non c’entravano niente. Questa canzone è il mio modo per prendermi il mio spazio, per identificarmi e per ricordare a me stesso chi sono. È la mia carta d’identità su pentagramma»