Fra i Verdena di Endkadenz e Pino Daniele. Così Bais descrive Vudù, il singolo che apre il suo primo EP Apnea uscito a fine ottobre. Il video girato tra Venezia e Marghera e prodotto, diretto e montato dal cantante con Lorenzo Marzi è stato girato in Super 8 per riflettere il sound del pezzo. «Non ci è mai piaciuta troppo la patina e la definizione fredda del digitale», spiega il cantante,vero nome Luca Zambelli, cresciuto a Bassano del Grappa e trasferitosi a Milano. «Dovevamo comunicare la materialità e la sporcizia distorta della canzone. Ci siamo fatti guidare dai limiti della Super 8: la scarsa definizione e la durata. Abbiamo avuto pochissimo margine di errore, le pellicole durano 2 minuti e mezzo e noi ne avevamo 3 a disposizione».
Proprio come la canzone, spiega Bais, il video non racconta una storia. «È piuttosto un insieme di suggestioni visive che scorrono in modo caotico e dipingono un immaginario onirico e sospeso. Il protagonista sono io, o meglio due Bais che si rincorrono in due universi paralleli, due anime (come nella religione vudù) che si lasciano trasportare in questo viaggio surreale dai confini sfocati. Ci portano a surfare con delicatezza sulle visioni di bellezza, in cui la superficie degli eventi tende a sommergerci».
In quando al pezzo, Bais lo definisce «distorto, carnale, psichedelico e pieno di blues. Io lo immagino ironicamente in bilico tra i Verdena di Endkadenz e Pino Daniele. Non saprei spiegare molto riguardo la sua nascita perché è successo tutto in un lampo, quasi inconsciamente. Il giro di Rhodes e il riff di chitarra sono usciti di getto come se già esistessero in un universo parallelo e aspettassero solo che io li portassi qui nel nostro. È la canzone perfetta per introdurre il disco perché è come se rappresentasse il momento in cui tratteniamo il fiato prima di tuffarci».