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Camila Cabello non è più chi pensi che sia

Nel quarto album, la cantante esprime le sue idee in modo più completo che mai. E stupisce

Foto: Dimitrios Giannoudis

Camila Cabello si è definita una weirdo, una strana quando ha annunciato il quarto album da solista e il primo singolo I Luv It, un brano da sogno febbrile con il feat. di Playboy Carti e un campionamento di Gucci Mane.

Un pezzo che ha qualcosa di maniacale nel ritornello, e che fatto sì che la gente si chiedesse se l’ex concorrente di X Factor stesse entrando nella sua era hyperpop. Il nuovo album C, XOXO, su cui Cabello ha lavorato con El Guincho (Rosalía) e Jasper Harris (Doja Cat) ha i suoi momenti esplosivi, anche se nel complesso sembra un graduale declino rispetto all’euforia della traccia di apertura (I Luv It, appunto). C’è una traccia, Twentysomethings, in cui anche lei ammette: “Non so che cazzo sto facendo”.

Lungo la strada, l’ex Fifth Harmony si abbandona al piacere puro (la spensierata Chanel No 5, la scorribanda sul sedile posteriore di Lil Nas X He Knows); celebra i suoi successi (la collaborazione con le City Girls Dade County Dreaming) e le sue amiche (la gioiosamente groovy Dream-Girls); esprime i suoi sentimenti per gli ex (June Gloom). Drake è presente in due tracce che raccontano le avventure tempestose di una coppia dannata; minaccia persino di “tirare fuori gli estratti conto della carta di credito” in sua difesa, che è un modo estremamente alla Drake di gestire i conflitti.

C, XOXO non è un disco che farà passare Cabello alla storia come una weirdo, ma il suo caos al neon indica che le è stato permesso di dare libero sfogo alle sue idee in modo più completo (ha scritto tutti i testi e le linee principali, ed è la prima volta nella sua carriera in cui gioca con la voce, deformandola). È un album vivace, impavido anche quando si confronta con l’ignoto: il paradosso di fine anni ’20 trasformato in pop ricoperto di zucchero.

Da Rolling Stone US.

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