Andy Gill ha applicato al suo approccio alla chitarra e alla musica il concetto di détournement situazionista, che prevede l’utilizzo di immagini popolari e familiari sovvertendone il significato. Influenzato da Jimi Hendrix, Eddie Hazel dei Parliament-Funkadelic e Wilko Johnson dei Dr. Feelgood, Gill ha spogliato generi popolari come funk, blues e dub di ogni caratteristica black e di ogni riferimento originario, creando con i Gang of Four un suono scarno e nevrotico, adatto a una band post punk della grigia Inghilterra del Nord. Ancora da Johnson, inoltre, ha mutuato un atteggiamento fieramente punk e minaccioso che gli ha consentito di essere il centro focale della band sul palco senza oscurare il lavoro degli altri tre membri.
L’idea di chiamarsi come la Banda dei Quattro, i politici della Repubblica Popolare Cinese arrestati nel 1976 dopo la morte di Mao Zedong, è la prima dichiarazione d’intenti di una band che diventerà in breve il cardine della scena di Leeds, affiancata da compagni di strada come Au Pairs e Mekons, tutti dotati di una forte coscienza politica di sinistra e di un sound che mescolava senza forzature funk, punk, disco e pop con le idee di Marx, Baudrillard, Godard e Debord.
È proprio la chitarra nervosa di Andy Gill, unita ai testi straordinari di Jon King, a diventare il marchio di fabbrica dei Gang of Four fin dagli esordi e a unire con successo piste da ballo e attivismo di estrema sinistra. Prima su singolo, con la leggendaria Damaged Goods, poi sulla lunga distanza con uno dei capolavori della storia del rock, Entertainment!, pubblicato dalla EMI nel 1979 e ricco di episodi feroci e memorabili come At Home He’s a Tourist, Anthrax, Natural’s Not in It, Ether e Return the Gift in cui si disquisiva di situazionismo, terrorismo, sesso, femminismo e maoismo. Nonostante il plauso di critica e pubblico, la progressiva accessibilità del sound – se non dei temi trattati – e il tentativo di Gill e King di scalare le classifiche britanniche con del punk-funk intelligente, i Gang of Four rimarranno per anni la classica band di culto, rispettata da colleghi ben più celebri come Fugazi, R.E.M., Nirvana, Rage Against the Machine.
Un breve scampolo di notorietà, dopo la reunion con la formazione originale del 2004 – fenomenale come ai tempi belli – sarà la scintilla che permetterà a Gill di ritornare a tempo pieno con i Gang of Four, fino a diventarne l’unico depositario dopo l’abbandono di tutti i suoi compagni. Nulla di avvilente per uno che non ha mai smesso di occuparsi di musica, sia come produttore (Killing Joke, Red Hot Chili Peppers che ai Gang of Four devono ben più che una parte del loro successo, Jesus Lizard, Stranglers, Futureheads, Therapy? e molti altri), sia come solista. Sempre alla ricerca spasmodica di un suono di chitarra perfetto, fatto di staccati vertiginosi, frammentazioni noise, riff secchi e spastici, manopole del treble sul dieci e tanto funk, lui sì che, sul serio, “found that essence rare”, per citare una delle più famose canzoni dei quattro. In un mondo di pallidi imitatori celebrare gli originali è quantomeno obbligatorio.