Il 10 dicembre 2007, dopo un anno di prove, vecchie tensioni riemerse, paure ed eccitazione, i Led Zeppelin tornarono a calcare un palco, quello della O2 Arena di Londra. Anche se Robert Plant e Jimmy Page si erano esibiti insieme per larga parte degli anni ’90, erano passati quasi vent’anni dall’ultima volta in cui i due avevano unito le proprie forze con John Paul Jones e Jason Bonham. L’evento capace di riunire il gruppo fu la scomparsa di Ahmet Ertegün, uno degli storici fondatori dell’Atlantic Records, che aveva ricoperto un ruolo fondamentale nella scelta di metterli sotto contratto alla fine degli anni ’60.
La presenza dei Led Zeppelin generò un’ondata di richieste che i promoter definirono senza precedenti nella storia del music business e che nel 2008 permise alla band di entrare nel Guinness dei Primati per la domanda di biglietti per una singola esibizione dal vivo. Il 19 novembre 2012, il concerto venne pubblicato in diversi formati col titolo Celebration Day e trasmesso per qualche giorno nei cinema di tutto il mondo. A partire da stasera alle ore 21, e fino al 2 giugno, sarà possibile vederlo gratuitamente su YouTube a questo link. Ecco 10 motivi per cui vale ancora la pena riguardarlo oggi.
1È l’unica reunion degna dei Led Zeppelin
Le vostre orecchie gridano ancora vendetta per le pessime reunion del Live Aid e dell’anniversario dell’Atlantic del 1988? Non vi spiegate come due fuoriclasse come Jimmy Page e Robert Plant abbiano potuto toccare livelli di performance così bassi da rasentare il ridicolo? Ecco, Celebration Day è proprio quello che serve a riconciliarvi con la più grande live band che la storia abbia mai visto. Al di là degli inevitabili abbassamenti di tono, di qualche errore e di una sacrosanta patina di ruggine, il concerto del 2007 è riuscito a spazzare via ogni brutto ricordo. Come disse Jimmy Page poche ore dopo il trionfo londinese, «non potevamo lasciare che la gente pensasse a noi in quei termini. Abbiamo mostrato alle nuove generazioni chi sono i Led Zeppelin».
2Secondo Plant, è il loro miglior concerto dal 1975
In piena adrenalina post concerto, una volta sceso dal palco Robert Plant si sbilanciò come mai fatto prima: «Sapete bene come la penso sull’intera faccenda, sul fatto di non volermi mettere in competizione con il nostro passato e tutto il resto, ma credo che la nostra esibizione all’O2 Arena sia stata la migliore dei Led Zeppelin dal 1975». E se lo dice uno che ha passato gli ultimi quarant’anni della vita a litigare col proprio passato, forse è il caso di crederci.
3Il ritorno in scaletta di ‘Starway to Heaven’
«Non suonerò mai più Stairway to Heaven, mettetevi l’animo in pace». Robert Plant aveva da tempo un brutto rapporto con la canzone simbolo dei Led Zeppelin. Nonostante le richieste continue, nel corso della carriera solista e nei tour con Page, il cantante era sempre riuscito a scamparla. Il suo amico Ahmet, però, la adorava.
4L’assolo originale di ‘Starway to Heaven’
Forse eccitato per aver convinto Plant a rifarla dal vivo dopo vent’anni, Page decise che avrebbe dovuto rendere storica la versione di Stairway to Heaven di Londra. «Da sempre, pubblico e critica contestavano il fatto che non riproducessi nota per nota l’assolo. A un certo punto, c’era gente convinta che non lo sapessi più suonare nel modo in cui l’avevo registrata. Per questo ho deciso di zittirli».
5Il debutto live di ‘For Your Life’
Per molti, Presence rappresentò l’inizio della fase discendente dei Led Zeppelin. Il punk aveva dato un duro colpo a gruppi come loro, che ormai venivano considerati dinosauri fuori dal tempo. Inoltre, Page e Plant erano sempre più lontani. Eppure, i grandi pezzi non mancavano. Tra questi, anche For Your Life, che però la band decise di non suonare mai dal vivo. È la vera sorpresa della set list della O2 Arena.
6Finalmente ‘Ramble On’ per intero
Fin dall’uscita di Led Zeppelin II, Ramble On è una della canzoni preferite dai fan e il classico alternarsi di luce e ombra, di momenti di quiete e di scariche elettriche sembrarono subito perfette per le esibizioni. Eppure, al di là di qualche accenno qua e là, i Led Zeppelin non la suonarono mai per intero. Il fatto che Page e Plant l’avessero proposta sempre nel corso dei loro tour in coppia aveva colmato in parte la lacuna, ma sentire il basso di John Paul Jones in Celebration Day mette ancora i brividi.
7La versione più epica di sempre di ‘Kashmir’
Chi credeva che Stairway to Heaven avrebbe rappresentato l’apice emotivo e musicale della serata non aveva fatto i conti con Kashmir. Il brano di Physical Graffiti riuscì nel miracolo di fermare le lancette del tempo e di riportare tutto al 1975. La versione del 2007 resta forse la più epica e potente della storia dei Led Zeppelin e come tale passerà probabilmente alla storia.
8L’esecuzione diabolica di ‘Dazed and Confused’
La passione di Page per le arti occulte non è mai stata un mistero. Le sue esibizioni dal vivo erano studiate nei minimi dettagli fino ad apparire veri e propri rituali. Fin dagli esordi, l’esecuzione di Dazed and Confused era stata quella più carica di strana energia e, non a caso, si confermò uno degli episodi più drammatici di Celebration Day. Benché meno teatrale, il Page dai boccoli bianchi e dal sorriso diabolico visto all’O2 Arena riesce a inquietare quasi più di quello giovane e incontenibile degli anni ’70.
9La performance di Jason Bonham
«Jason Bonham è lì solo perché figlio di John, ma con lui non ha nulla a che fare». Questo pensavano in molti prima dell’esibizione del 2007, mettendo in dubbio la tenuta del batterista sulla lunga distanza. Vero, Jason è sempre stato un musicista profondamente diverso dal padre, ma questo paradossalmente si è rivelato uno dei punti di forza della serata. «Jason è stata la star dello spettacolo», disse Jones, «Non solo se l’è cavata bene, ma si è preso anche dei rischi. E per fare questo devi avere del fegato. La migliore dimostrazione del fatto che possieda i geni del padre».
10È l’ultimo valzer dei Led Zeppelin (e forse anche di Page)
Un ulteriore incentivo alla visione di Celebration Day? Ogni volta che lo fate, pensate che non ci sarà mai più un’altra occasione di rivedere il gruppo riunito, né tanto meno di ascoltare Jimmy Page dal vivo. Se gli altri tre musicisti, infatti, non sembrano avere intenzione di ritirarsi a breve, l’ultimo show di Jimmy resta quello di Londra e, benché continui a mostrare una forma fisica invidiabile, diciassette anni senza presentarsi su un palco sono troppi persino per uno stregone come lui.