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10 canzoni per i 40 anni di Gué Pequeno

Il ragazzo d'oro compie gli anni. Festeggiamolo riascoltando una selezione dei suoi pezzi migliori, uno per ogni fase della sua produzione. C'è di tutto, dalle smargiassate alle cene intime con l'ansia
Gué Pequeno sulla digital cover di Rolling Stone - Servizio di Gabriele Micalizzi

Foto: Gabriele Micalizzi

Il 25 dicembre Gué Pequeno non festeggia solo il Natale, ma anche i suoi primi quarant’anni, di cui venticinque passati a lasciare un segno indelebile nella scena rap italiana. Nel fargli i nostri auguri, ripercorriamo la sua lunghissima e favolosa carriera con 10 tra i suoi brani migliori e più memorabili, uno per ogni fase della sua produzione artistica.

“Sul filo del rasoio” Sacre Scuole, da 3 MC’s Al Cubo (2000)

3 MC’s al cubo è l’unico EP pubblicato dalle Sacre Scuole, il primissimo gruppo di Gué (ai tempi conosciuto come Il Guercio), Jake La Furia (noto come Fame) e Dargen D’Amico (allora Il Corvo D’Argento), con sporadiche apparizioni di Don Joe ai beat. In tutta la loro freschezza giovanile è già evidente che ci troviamo di fronte a dei fuoriclasse destinati a fare la storia del rap italiano, e con la sua strofa (scritta quando aveva meno di vent’anni) Gué dà già del filo da torcere a rapper più navigati.

“La stanza dei fantasmi” Club Dogo, da Mi fist (2003)

Dopo lo scioglimento delle Sacre Scuole Gué Pequeno, Jake La Furia e Don Joe si riorganizzano fondando un gruppo che avrebbe cambiato per sempre le sorti di un genere musicale fino ad allora prettamente underground. I Club Dogo sono al loro primissimo album autoprodotto, Mi Fist, e La stanza dei fantasmi è uno dei primi brani in cui la vena intimista e malinconica di Gué emerge in tutta la sua potenza: la sola barra “Cena intima con l’ansia / io digiuno, lei che mi divora” vale l’ascolto dell’intero pezzo.

“Spacco tutto” Club Dogo, da Che bello essere noi (2010)

Secondo molti, è proprio Spacco tutto ad aver dato origine alla deriva più contemporanea del rap italiano: tamarra e catchy al punto giusto, diretta e potente come poche, è citata da buona parte dei trapper di nuova generazione come una delle loro grandi ispirazioni (complice anche il fatto che quando l’hanno ascoltata per la prima volta, molti di loro erano davvero giovanissimi). È anche uno dei primi esempi di rap italiano ibridato con la musica da discoteca, che oggi spopola ovunque.

“Il ragazzo d’oro” da Il ragazzo d’oro (2011)

La title track del primo album solista di Gué è un altro caso da manuale che dimostra come il nostro abbia sempre precorso i tempi: minimalista, surreale, ispirata alle derive che arrivavano dal sud degli Stati Uniti (in particolare da Atlanta, patria della trap), Il ragazzo d’oro resta nell’immaginario collettivo fin dalla primissima barra, non certo una delle più poetiche e sottili che abbia mai sfornato, ma senz’altro una delle più citate ancora oggi: “Per questi soldi divento pazzo / ma una banconota è meno lunga del mio cazzo”.

“Rose nere” da Bravo Ragazzo (2013)

Estratta dall’album Bravo ragazzo, molti la scambiano per una “semplice” canzone d’amore, ma anche in questo caso ha aperto la strada a molte tendenze che sarebbero diventate dominanti negli anni a venire: l’uso dell’AutoTune in primis, ma anche la collaborazione con dei veri e propri musicisti, che è sfociata in un remix con arrangiamento orchestrale prodotto da Marco Zangirolami.

“Fuori orario” da Vero (2015)

Un brano che ai tempi non fu scelto come singolo, ma incarna perfettamente l’identità di un album come Vero, che è stato il primo di Gué a uscire per la leggendaria etichetta hip hop Def Jam Recordings (nonché il primo album italiano in assoluto a essere pubblicato dalla label). In omaggio alla tradizione del rap americano, Gué torna alle origini e ne esplora ogni meandro, con una particolare predilezione per i grandi capisaldi di New York come Nas, Kool G Rap e Jay-Z, a cui questo pezzo è chiaramente ispirato.

“Nulla accade” da Santeria con Marracash (2016)

Tra le tracce di Santeria – l’attesissimo album collaborativo tra Marra e Gué, considerati probabilmente i due rapper italiani in assoluto più forti – questo è uno dei brani più pop. Ce ne sarebbero tanti altri che avrebbero potuto rappresentare meglio le loro skills al microfono, ma Nulla accade è un connubio talmente riuscito tra vari tipi di sonorità e riferimenti – quelli esotici che ispirano l’album, quelli mainstream e quelli tipicamente hip hop – che è quasi impossibile non scegliere questo.

“Milionario” da Gentleman (2017)

Gentleman è uno degli album più discussi di Gué, e Milionario uno dei singoli più controversi. Non tutti i suoi fan della prima ora hanno capito la svolta mundialista che lo ha portato a esplorare i sound che andavano per la maggiore nelle metropoli di tutto il mondo, tra cui il latin urban, ma tanto per cambiare aveva ragione lui: con questo brano è stato uno dei primi a importarlo in Italia, e ora va per la maggiore anche da noi.

“Bling Bling (Oro)” da Sinatra (2018)

Solo Gué Pequeno poteva riuscire a inserire in un brano rap un campione di Oro di Mango, una delle canzoni più tipicamente melodiche della tradizione italiana, e trasformarlo in un pezzo rap da disco di platino (passateci il gioco di parole). Il testo di fatto riprende l’originale di Mango attualizzandolo agli standard correnti, un esercizio di stile particolarmente riuscito e divertente anche per chi di solito non ascolta musica hip hop.

“Il tipo” da Mr. Fini (2020)

Mr. Fini è l’album più cinematografico e visionario di Gué Pequeno, che l’ha concepito come un vero e proprio kolossal musicale a capitoli. Il tipo è il ritratto di un criminale di fantasia, tratteggiato inquadratura per inquadratura con liriche lucide come istantanee, che giocano sull’ambiguità delle similitudini tra la sua vita e quella di un rapper famoso come lo stesso Gué. Particolarmente illuminato anche l’uso del campione, quasi irriconoscibile in questo contesto: è estratto da L’ultimo bacio di Carmen Consoli.

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