Siccome anche i grandi compositori devono mangiare e quelli grandissimi non sono per niente snob, negli anni ’60 Ennio Morricone collaborò come arrangiatore e autore con la casa discografia RCA, e non solo. Faceva canzonette, insomma. Era stato il capo dell’etichetta Ennio Melis a chiamare lui e Luis Bacalov a lavorare sui pezzi di voci pop di successo come Edoardo Vianello e Nino Fidenco. Fu una delle stagioni più fortunate del pop italiano, con canzoni arrangiate ed eseguite in modo inventivo. «Cercavo sempre di arricchire una canzone, sia che fosse bella o sia che fosse modesta (perché diverse funzionavano, ma erano mediocri). Volevo dare al brano una struttura musicale autonoma, che potesse avere un fascino anche da sola, e nonostante una melodia spesso povera. Cercavo insomma di non rifugiarmi in un lavoro standard, passivo», ha detto Morricone. Ecco 10 esempi rigorosamente anni ’60.
“Il barattolo” Gianni Meccia (1960)
“Tratta il mio cuore così come fosse un barattolo”, canta Gianni Meccia. E che fa Morricone? Inserisce il suono di un vero barattolo, un richiamo leggero alla cosiddetta musique concrète, un piccolo effetto sonoro speciale che apre la canzone, una specie di eco al “rotola” cantato da Meccia.
“Quello che conta” Luigi Tenco (1962)
Tratta dal film di Luciano Salce La cuccagna, con Donatella Turri e Luigi Tenco, sigaretta in mano e sguardo torvo. Salce è autore del testo, Morricone della musica tristissima.
“Pel di carota” Rita Pavone (1963)
Testo di Franco Migliacci, musica di Ennio Morricone, la canzone è tratta dallo show televisivo Studio 1. Anche in questo pezzo giocoso Morricone dispensa qualche effetto sonoro.
“Abbronzatissima” Edoardo Vianello (1963)
Nel caso vi chiedeste chi ha arrangiato in maniera così brillante e fantasiosa i fiati e i cori del pezzo scritto da Vianello con Carlo Rossi, sì, è Ennio Morricone. Per Vianello ha fra le altre cose scritto anche la musica di Cicciona cha cha (c’è stato un tempo in cui potevi intitolare una canzone in quel modo senza essere scannato vivo) con lo pseudonimo Danzavio (a volte scritto Dansavio) e arrangiato Pinne fucile ed occhiali.
“Sapore di sale” Gino Paoli (1963)
Morricone ha diretto l’orchestra e scritto l’arrangiamento del classico di Gino Paoli con il suono preminente del basso elettrico, le incursioni del vibrafono, il sassofono di Gato Barbieri. Per Paoli, Morricone ha arrangiato anche Il corso, canzone drammatica sulla vita che svanisce in modo monotono.
“È tutta robba mia” Luisa e Gabriella (1964)
Loro sono Luisa De Santis, figlia del Giuseppe De Santis di Riso amaro, e Gabriella Ferri. Scritta con Ghigo De Chiara, lo stesso di Se telefonando, la canzone è tratta dallo spettacolo La manfrina.
“Il mondo” Jimmy Fontana (1965)
Morricone si occupa del drammatico arrangiamento del pezzo scritto da Jimmy Fontana con Lilli Greco, Carlo Pes e, per il testo, Gianni Meccia.
“Se telefonando” Mina (1966)
È considerato il capolavoro pop di Morricone, qui nella doppia veste di arrangiatore e autore della musica. Il testo è di Ghigo De Chiara e Maurizio Costanzo (sì, lui), autori della trasmissione televisiva Aria condizionata di cui il pezzo è sigla. A quanto pare, Morricone basò il tema principale su tre note che gli ricordavano le sirene della polizia di Marsiglia.
“Uccellacci e uccellini” Domenico Modugno (1966)
Non esattamente una canzone, ma un esperimento interessante: un’introduzione all’omonimo film di Pasolini in cui Domenico Modugno canta letteralmente i crediti.
“C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones” Gianni Morandi (1966)
A forza di riascoltarla in mille versioni quasi ci si dimentica di quant’era vivido l’arrangiamento originale. Morricone continuerà a scrivere e arrangiare per il pop fino al 1971. Dopo quella data gli scambi con la canzone si sono fatti più rari.