Sanremo è Sanremo, ma senza scandali, gossip e colpi di scena cosa sarebbe? Il festival sguazza nelle controversie sin dagli albori: dall’interpretazione troppo sexy di Jula de Palma con Tua ad Adriano Celentano che mostra la schiena al pubblico sulle note di 24000 baci, dallo scalpore per il look punk di Anna Oxa alla confessione di Pupo, dopo l’eliminazione della sua La mia preghiera, circa il fatto di essersi comprato il quarto posto acquistando un tot di schedine del Totip pari a 75 milioni di lire. Ecco allora 10 piccoli e grandi casini accaduti sopra e sotto il palco che hanno segnato (nel bene e nel male) Sanremo.
Il bacio e il “Wojtylaccio” di Benigni (1980)
Nel 1980 l’Italia si scandalizza per il bacio di ben 45 secondi (televisivamente sono un’eternità) tra Roberto Benigni e Olimpia Carlisi, attrice e all’epoca sua compagna. Nella stessa edizione, condotta da Claudio Cecchetto, il comico toscano ne combina una dietro l’altra. E se ne esce chiamando “Wojtylaccio” Papa Giovanni Paolo II.
Il playback di Vasco (1983)
C’è stato un periodo, negli anni ‘80, in cui gli artisti di Sanremo si esibiscono in playback. Il miglior atto di ribellione? “Svelarlo”. E chi, se non Vasco, poteva lanciare la bomba? Il rocker lascia il palco prima che finisca Vita spericolata. La frittata è fatta, ma si impennano le vendite del brano. Nell’edizione successiva tocca a Freddie Mercury dei Queen: probabilmente infastidito dall’impossibilità di esibirsi dal vivo con Radio Gaga, mostra chiaramente che la sua interpretazione non è live.
La finta gravidanza della Bertè (1986)
Loredana Bertè canta Re (scritta da Mango) con un miniabito in pelle nera di Gianni Versace e il pancione. E no, non si tratta di una gravidanza, ma di una provocazione. A farle compagnia due ballerine, anche loro incinte per finta. Succede il finimondo, ma il messaggio è che una donna, quando aspetta un bambino, non è malata, ma una forza della natura.
L’incursione di Cavallo Pazzo (1992)
«Questo Festival è truccato e lo vince Fausto Leali!». È il 1992 e l’edizione numero 42 della manifestazione inizia con una delle irruzioni più famose della sua storia festivaliera. Il “colpevole” è Mario Appignani, la “vittima” Pippo Baudo, che risponde al contrattempo con eleganza: «Purtroppo è un tipo pazzerellone che si accompagna a noi quando facciamo queste manifestazioni in diretta. Ma la vita è bella perché è varia, e queste cose rendono divertente e inaspettata la serata». Nel frattempo, Appignani – che non era nuovo a questo genere di uscite – è trascinato fuori dal palco da una decina di uomini.
Pippo Baudo salva un (finto?) suicida (1995)
È il 23 febbraio, tutti sono sintonizzati su Sanremo quando, dalla balconata dell’Ariston, un certo Pino Pagano minaccia di buttarsi di sotto. Oltre 16 milioni di italiani restano col fiato sospeso fino a che Pippo Baudo non lo raggiunge per convincerlo a desistere. Ovviamente ci riesce. A quanto pare, l’uomo che voleva gettarsi nel vuoto non era disoccupato ma voleva solo diventare famoso, come ammetterà in un’intervista a Vanity Fair. Dopo quell’episodio una manciata di ospitate nei locali emiliani, un disco prodotto da Umberto Maggi (ex bassista dei Nomadi) e il ritorno nell’anonimato.
La presa in giro dei Blur (1996)
I Blur sono formati dal cantante Damon Albarn, dal chitarrista Graham Coxon, dal bassista Alex James e dal batterista Dave Rowntree. Eppure sul palco dell’Ariston qualcosa non torna. Al basso non c’è James, ma la bodyguard di Albarn, mentre al posto di Coxon c’è un cartonato. Per farla breve, i Blur hanno perculato la kermesse sulle note di Charmless Man.
Brian Molko contro il pubblico (2001)
È il festival condotto da Raffaella Carrà e ci sono ancora i grandi ospiti internazionali. Tra questi i Placebo di Brian Molko. La band sale sul palco dell’Ariston e si esibisce con la hit Special K. Il frontman termina la performance spaccando la chitarra contro una cassa. Il pubblico fischia, Molko lo affronta come per dire «Beh, che c’è?». La platea non si placa. E iniziano a urlargli: «Scemo, scemo». Molko si inchina e se ne va stizzito.
La protesta dell’orchestra (2010)
È l’anno della vittoria di Valerio Scanu con Per tutte le volte che, ovvero i luoghi, i laghi e compagnia cantante. In finale ci arrivano anche Marco Mengoni (trionfatore di X Factor) con la sua Credimi ancora e il trio Pupo-Luca Canonici-Emanuele Filiberto con Italia amore mio. Mentre la conduttrice Antonella Clerici legge i nomi degli esclusi iniziano i fischi. Arrivati alla certezza che Malika Ayane e la sua Ricomincio da qui sono fuori dai giochi, i musicisti dell’orchestra lanciano in aria gli spartiti in segno di protesta. Arriva pure qualche “vergogna!” dal pubblico.
Gli operai sulla balaustra (2014)
La prima serata del festival del 2014 parte con due lavoratori del consorzio del bacino di Napoli e di Caserta senza stupendio da 16 mesi (insieme ad altri 800 dipendenti, di cui tre che si erano tolti la vita) che salgono su una balaustra e minacciano di gettarsi di sotto. Fabio Fazio calma i contestatori e legge la loro lettera di protesta. Non è la prima volta che l’Ariston accoglie il malcontento dei lavoratori. Nel 1984 Pippo Baudo ospita un gruppo di metalmeccanici dell’Italsider in rappresentanza dei 2000 che manifestavano davanti al Teatro Ariston contro il tentativo di chiusura dello stabilimento Oscar Sinibaldi di Genova.
Morgan vs Bugo (2020)
“Le brutte intenzioni, la maleducazione / la tua brutta figura di ieri sera / e l’ingratitudine e la tua arroganza / fai ciò che vuoi mettendo i piedi in testa / certo disordine è una forma d’arte / ma tu sai solo coltivare invidia / ringrazia il cielo sei su questo palco / rispetta chi ti ci ha portato dentro / e questo sono io”. È il testo di Sincero modificato da Morgan che ha fatto infuriare Bugo tanto da fargli abbandonare il palcoscenico. Seguirà l’inevitabile squalifica del pezzo. Il “che succede?” di Morgan diventa un meme e un cult. L’episodio ha un’eco mediatica pazzesca e l’anno successivo, sempre a Sanremo, viene citato da Willie Peyote in Mai dire mai.