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10 colonne sonore per entrare nel mondo dei poliziotteschi

Negli anni '70 grandi compositori come Morricone o Piccioni hanno scritto le musiche tra funk, prog, jazz e lounge per alcuni tra i film italiani più duri di sempre. È un filone che da anni viene rivalutato e studiato. Ecco una selezione degli album da ascoltare

Foto: John Springer Collection/Corbis via Getty Images

L’Italia cinematografica degli anni ’70 è stata una fucina di invenzioni, tra cui il genere definito poliziottesco, uno di quelli a più larga presa sul pubblico. Potete chiedere a uno come Quentin Tarantino quanto certe pellicole lo abbiano influenzato, e si vede. I registi italiani sono stati a loro volta influenzati dai polizieschi americani, solo che ne hanno dato una loro personale visione legata alla malavita autoctona combattuta da inquieti rappresentanti delle forze dell’ordine dalla vita spesso disordinata, quando non distrutta da qualche evento, con un personale senso della giustizia che a volte li spinge a operare ben oltre i confini della legge. In quasi tutti questi film (ambientati in grandi metropoli italiane, soprattutto in una Milano spesso plumbea) non ci sono attimi di tregua; sparatorie, inseguimenti e violenza estrema sono all’ordine del giorno, con un ritmo mozzafiato.

Il giusto corollario alle immagini non potevano che essere colonne sonore al massimo della tensione musicale. Con veri maestri come Morricone, Ortolani, Piccioni, Cipriani, Micalizzi e altri, alle prese con partiture che contemplano soprattutto irresistibili momenti funk, stile che ha caratterizzato in maniera perfetta molte pellicole americane già dagli anni ’60. Da noi però non ci si limita a un genere, si cerca piuttosto un crossover che introduca sapori psichedelici, dissonanze e astrattismi vari, classica, prog, jazz, lounge e via aggiungendo. In tutto ciò, i compositori coinvolti riescono sempre a siglare temi melodici dal gusto unico, tipicamente e stupendamente anni ’70, e a formare un tutt’uno con le immagini. Il risultato è una serie di colonne sonore che in qualche caso hanno lasciato una traccia anche più importante dei film da cui sono tratte, creando una vera e propria scuola delle soundtrack poliziottesche italiane. Ne sanno qualcosa i Calibro 35, che proprio sulla riproposizione di certe musiche hanno costruito il folgorante inizio della loro carriera.

Tra le centinaia ne abbiamo scelte 10, che non necessariamente rappresentano i film migliori, ma che sono il meglio di ciò che questo genere ha saputo tirare fuori.

“Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto” Ennio Morricone (1970)

Con l’ausilio di archi, pianoforte e alcuni strumenti tipici della tradizione siciliana, Morricone firma un tema destinato a entrare negli annali delle colonne sonore. Nelle varie riprese e divagazioni, si diverte poi a mettere in campo il suo amore per la musica contemporanea mischiata a jazz con tinte di classicismo. Un amalgama musicale unico, torbido e inquietante come le vicende del dirigente di pubblica sicurezza protagonista della pellicola di Elio Petri.

“Confessioni di un commissario di polizia al procuratore della Repubblica” Riz Ortolani (1971)

Una melodia drammatica, forte e struggente che colpisce come un pugno, tipica dello stile di Ortolani, fa da tema principale al film diretto da Damiano Damiani. Una volta ascoltata è difficile dimenticarla. Altri momenti della colonna sonora hanno il medesimo imprinting, altrove invece si indugia su un funk dal mood soffuso. Non mancano i consueti momenti dissonanti per le scene cariche di tensione.

“Ricatto alla mala” Luis Bacalov (1972)

Una colonna sonora che appassiona gli amanti del prog rock, genere frequentato da Bacalov in lavori con Osanna, New Trolls e Rovescio della medaglia. Le partiture scritte per Ricatto alla mala di Antonio Isasi-Isasmendi sono dinamiche e senza un attimo di respiro nel loro vortice prog, alternando però anche momenti più rilassati e scanzonati e sfociando addirittura in bozzetti country.

“Milano calibro 9” Osanna (1972)

Bacalov mette la sua zampata anche nella colonna sonora di Milano calibro 9 di Fernando Di Leo, uno dei poliziotteschi più celebrati a livello mondiale. A dargli man forte ci sono gli Osanna, che si avvalgono di alcuni temi scritti dal futuro premio Oscar che subiscono tutta una serie di variazioni salvo poi sfociare nella “canzona” There Will Be Time. Caratteristica di tutto il lavoro è l’alternarsi tra momenti sinfonici e psichedelici che vengono spesso screziati dall’impeto hard rock.

“Il cittadino si ribella” Guido e Maurizio De Angelis (1974)

Il cittadino si ribella di Enzo G. Castellari è un film crudo e brutale, nel quale domina una violenza che non lascia spazio a sentimenti quali pietà o compassione. In tale contesto, Guido e Maurizio De Angelis (conosciuti dai più come Oliver Onions) ci danno dentro in 16 tracce con tre favolosi temi proposti in diverse salse: psych, prog, funk, hard, atmosferica…

“Fatevi vivi la polizia non interverrà” Piero Piccioni (1974)

La pellicola di Giovanni Fago non ha avuto molta fortuna, ma la colonna sonora si è fatta invece ricordare per il suo esaltante mix di musica d’azione a tinte funk alternata ad atmosfere lounge/sensuali o temi ossessivi e pieni di suspense, nei quali Piccioni utilizza al meglio i suoni dello scacciapensieri e delle campane tubolari.

“Mark il poliziotto” Stelvio Cipriani (1975)

Funk, funk e ancora funk. Qui siamo nell’Olimpo delle soundtrack poliziottesche, è un un tripudio di temi dotati di quella tensione ritmico-melodica tutta Italian 70s, con batterie secche e trascinanti, fiati in gran spolvero, orge di chitarre wah-wah, organo e percussioni. Forse il disco più rappresentativo del lotto.

“Roma drogata: la polizia non può intervenire” Albert Verrecchia (1975)

Parata di star per le musiche del film di Lucio Marcaccini: Tony Esposito alle percussioni, Sammy Barbot e Edda Dell’Orso alle voci, quest’ultima responsabile di un momento delirante con urla, gemiti e lamenti. Ma anche il resto si distingue per un mood sempre teso, con un torrido mix di hard rock e psichedelia che non lascia tregua.

“Italia a mano armata” Franco Micalizzi (1976)

Una continua ridda di inseguimenti mozzafiato, rapine sanguinolente, scazzottate e sparatorie. Così può essere descritto Italia a mano armata di Franco Martinelli (pseudonimo di Marino Girolami). E le musiche commentano alla grande le vicende, con momenti dal ritmo incalzante e oasi di suspense.

“La via della droga” Goblin (1977)

Per una volta, la band di Claudio Simonetti si distacca dall’horror e affronta temi più metropolitani, il tutto con eguale maestria. Le composizioni per La via della droga di Enzo G. Castellari sono prog rock allo stato puro, con grandi tappeti tastieristici (occhio alle cascate di Mellotron) e sfuriate ritmiche ad altissima intensità.

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