Maurizio Cattelan, l’enfant terrible dell’arte contemporanea, compie 60 anni e da oggi è un po’ meno enfant. Nato a Padova il 21 settembre del 1960, è certamente l’artista vivente italiano più celebrato e tra un dito medio di marmo, un papa schiacciato da un meteorite, bambini impiccati e banane appese al muro col nastro adesivo, ha spinto l’arte in una dimensione ironica e ha fatto discutere il mondo, tra fan sfegatati e detrattori incalliti persino nel sistema dell’arte contemporanea. Ecco le 10 cose che non sapevate su Maurizio Cattelan.
1Cosa faceva prima di fare l’artista?
Cattelan nasce da una famiglia non abbiente, il padre fa il camionista e la madre la donna delle pulizie. Non è certo la cultura il primo pensiero di Maurizio Cattelan da ragazzo, anche perché è parecchio impegnato a crescere le due sorelle minori dopo che la madre si ammala gravemente. Il suo spirito dissacratorio emerge fin da subito: non ha ancora 14 anni quando si mette a vendere santini in un emporio della Parrocchia e viene cacciato in malo modo perché sospettato, non senza ragioni, di essere lui a disegnare i baffi sulle statuine di Sant’Antonio, il Santo Patrono di Padova. A 17 anni i soldi per la famiglia scarseggiano e Cattelan abbandona la scuola per andare a lavorare. Riesce comunque a diplomarsi ai corsi serali, mentre di giorno si arrangia facendo il giardiniere, l’elettricista o il commesso della lavanderia. Da ogni posto viene puntualmente cacciato dopo qualche settimana. Mentre frequenta l’accademia di Belle Arti, lavora in un ospedale e persino in un obitorio, dove lava e veste i cadaveri.
2Gli esordi
Terminati gli studi inizia il periodo di sperimentazione sul design, che passa attraverso una collaborazione con l’azienda di produzione Dilmos, per la quale Cattelan realizza Cerberino, una plancia rotonda di vetro sostenuta da un uomo d’acciaio a tre braccia e tre gambe. Capisce che i suoi pezzi difficilmente sarebbero stati oggetto di una produzione in larga scala, perché troppo particolari per avere successo commerciale. Decide allora di cominciare a vederli e proporli con occhio diverso. Nemmeno a lui è chiaro cosa fossero o a cosa servissero e allora realizza 1000 copie di una brochure con tutti i suoi pezzi, con tanto di spiegazione e illustrazione per ognuno, e li manda a gallerie e musei in giro per il mondo. È datata 5 giugno 1987 la lettera di accompagnamento di questo catalogo che fa il giro del mondo e recita: “Buongiorno, il mio nome è Maurizio Cattelan, dall’Italia. Sono un artista. Uso differenti tecniche per esprimermi. In questo prospetto sono mostrate le immagini del mio lavoro fino a questo momento. Ora, sempre di più, nel mio lavoro emergono gli aspetti ironici e infantili della mia personalità”. Riceverà una sola risposta, dalla galleria Neon di Bologna, che gli offrirà di fare una personale.
3Qual è la sua prima opera?
Difficile da dire, ma sembra essere Lessico Familiare, del 1989. Ruba una cornice d’argento a casa di genitori di un’amica e ci inserisce dentro un suo autoscatto, nudo, mentre con le mani si fa il segno del cuore sul petto. La componente sardonica e la voglia di mettere in discussione le tradizioni emerge quindi da subito. Questo lavoro è infatti uno sfottò alla smania borghese di voler dare importanza ai momenti con costose cornici.
4Cattelan l’elusore
È nell’ottica dell’elusione che l’arte di Maurizio Cattelan si afferma nei primi anni. Ad esempio in occasione della sua prima personale in galleria fa chiudere la porta a chiave e fuori appende un cartello con su scritto “Torno Subito”, oppure alla Pinacoteca di Ravenna nel 1990 fa pervenire al direttore un certificato medico, dicendo che è troppo malato per portare a termine l’opera che gli avevano commissionato (e pagato). E ancora, a una galleria di Milano che aspettava una sua installazione, manda una denuncia depositata dai carabinieri, che dice che l’opera (ovviamente mai esistita) è stata rubata.
5Cattelan e la politica
Non ne parla, ma noi su Rolling Stone eravamo riusciti a estorcergli qualcosina durante un’intervista un paio d’anni fa, giusto un «La politica è sempre più un’attività performativa, non credo sia un caso se in diversi Paesi gli showman diventano politici: Berlusconi è stato il padre di tutti i trumpismi, sotto questo punto di vista». Però è stato l’autore, nei primissimi ’90, di manifesti “dis-elettorali”: compra spazi sui quotidiani locali di Bologna, in occasione delle elezioni comunali, con un semplice e inequivocabile messaggio: “il voto è prezioso, TIENITELO”.
6Truffa a regola d’arte
Nel 1993 si inventa una fondazione per raccogliere fondi con lo scopo di creare un premio d’arte, un premio che consiste in 10.000 dollari dati a qualunque artista, una volta incassati i soldi, smetta di lavorare per un anno. Anche questa operazione è figlia della voglia di mettere alla berlina un sistema che partorisce effimeri artisti come in una catena di montaggio. In realtà questi soldi che è riuscito ad accumulare li tiene per sé, e li usa per trasferirsi a New York. Non manca di rendere omaggio ai donatori, dedicando ai loro nomi una targa che affigge, senza alcun permesso, sulle mura dell’Accademia di Brera. Ci vorrà 1 anno prima che qualcuno si accorga che quella targa era falsa e la faccia staccare. Sulla stessa scia 10 anni dopo creerà la Biennale ai Caraibi. Unico particolare: non ci sono opere. I soldi raccolti dagli sponsor servono sostanzialmente per accogliere artisti e organizzatori in una festa che dura parecchi giorni sulle spiagge caraibiche.
7Lavorare è un brutto mestiere
Il mondo della critica si accorge di lui nel 1993 e allora viene invitato nella sezione “Aperto”, mostra dedicata ai talenti emergenti curata dal Direttore di Flash Art Giancarlo Politi, nell’ambito della 46° Biennale di Venezia, la più importante kermesse artistica al mondo, quell’anno diretta da Achille Bonito Oliva. Ancora una volta Cattelan si mostra irriverente e sprezzante, persino nei confronti di una istituzione come la Biennale: anziché esporre una sua opera, affitta lo spazio che ha a disposizione a un’agenzia di pubblicità, che ci piazza dentro una pubblicità di un profumo. Questa azione la chiama “Lavorare è un brutto mestiere” e scatena una discussione molto accesa nel mondo dell’arte.
8Altro giro, altro furto
Nel 1996 viene invitato a esporre al de Appel Center di Amsterdam e in quell’occasione Cattelan decide di fare irruzione in una galleria locale e rubare le opere dell’artista Paul de Reus. Azione geniale, ma rischia seriamente l’arresto. La passa liscia per un pelo. Meno permaloso invece sembra essere Carsten Höller, che aiuta addirittura Cattelan nel suo intento di copiare pari pari una sua mostra a Parigi per proporre le opere come sue.
9A fare incazzare la gente è il numero uno
Non c’è nessuno bravo come Cattelan a provocare e a far arrabbiare intere nazioni (o religioni). Nel 1999 ad esempio riesce ad attirare a sé addirittura le ire di una buona parte di Inghilterra: a Londra incide su una lapide, simile a quelle per onorare i caduti, tutte le sconfitte della nazionale inglese di calcio. E si sa, i tifosi inglesi non sono famosi per essere dei tranquilloni… Per non parlare di La nona ora, quella che forse è la sua opera più nota: una scultura di cera molto realistica del pontefice Giovanni Paolo II schiacciato da un meteorite. Cattelan non vuole essere blasfemo, ma dire che ogni potere è precario in questo mondo, persino quello del Papa. Viene travolto dalle polemiche e la statua viene addirittura vandalizzata. Cattelan non si lascia intimidire e porta la statua in Polonia, la terra di Woytjila, e la espone al Museo d’arte contemporanea di Varsavia. Alcuni deputati irrompono nella sala e cercano di alzare in piedi la figura del Papa. Contemporaneamente, il parlamento polacco prende ufficialmente posizione contro l’opera e costringe la direttrice del Museo a dimettersi. Lo stesso putiferio lo scatena due anni più tardi con Him, una scultura di Hitler in ginocchio mentre prega e cerca la redenzione. Il male si può pentire? Il ruolo dell’arte è quello du non tirarsi mai indietro, nemmeno di fronte alle domande più scomode. Le comunità ebraiche di tutto il mondo condannano duramente l’opera, mentre il comune di Milano ne vieta addirittura la riproduzione sui manifesti della mostra dove l’opera è ospitata.
10La timidezza dietro l’artista più sfrontato
A livello personale Cattelan è complicato (chi non lo è, direte voi), ma è incredibile pensare che l’artista più sfrontato del mondo in realtà sia una persona timidissima: non parla praticamente mai in pubblico e le rarissime volte in cui l’ha fatto non è andata benissimo ed è quasi finita in una crisi di panico. L’unica registrazione di un suo intervento pubblico è il breve discorso che ha tenuto in occasione del conferimento del titolo di professore onorario di scultura all’Accademia di Belle Arti di Carrara: è davvero assurdo e spiega alla perfezione la sua agitazione quando è davanti a molte persone. Anche le persone a lui più care, come la sorella o la sua ex fidanzata Victoria Cabello (che ricorda di quando per il loro anniversario Cattelan le regalò una cassetta per gli attrezzi) lo dipingono come un uomo spesso solo e malinconico. Forse è per evitare di dover parlare con una folla di persone che si è inventato il “silence party”. Nelle ventuno stanze del primo piano del Grand hotel et de Milan una super festa organizzata con Dom Pérignon, con un’unica regola: si doveva stare zitti.
P.S. Sempre in quell’intervista del 2018 ci aveva detto «La verità è terribilmente noiosa, la verosimiglianza è molto più interessante». Quindi tutto quello che sappiamo di lui potrebbe essere falso. Non ci importa. Quel che conta è il suo genio e noi siamo felici di poterne godere. Tanti auguri Cattelan!