I Pearl Jam hanno pubblicato undici album in studio, vari dischi dal vivo e un gran numero di bootleg ufficiali, vendendo qualcosa come 60 milioni di copie nel mondo. Meriterebbero un posto nella storia del rock anche se avessero pubblicato un solo album, quello di debutto. Ten uscì il 27 agosto 1991. Conteneva classici come Alive, Jeremy e Even Flow, trasformò un cantante sconosciuto chiamato Eddie Vedder in una superstar, finì per vendere 13 milioni di copie solo negli Stati Uniti.
Ten ha avuto altri effetti, non tutti desiderati: ha contribuito a rendere popolare la scena di Seattle ed è stato imitato da una serie band minori che ne scimmiottavano il sound e il canto baritonale di Vedder. E ancora, ha reso più sfumato il confine fra rock cosiddetto alternativo e mainstream, producendo un dibattito acceso fra giornalisti, fan e musicisti sulla natura dei Pearl Jam: musicisti venduti alle major o artisti veri, la cui visione è stata intercettata dal grande pubblico?
Ora che il dibattito s’è placato, ecco 10 cose che forse non sapete di Ten.
1“Ten” è stato registrato con un budget modesto
Nati sulle ceneri dei Mother Love Bone, il cui frontman Andrew Wood è morto per un’overdose di eroina nel marzo 1990, poco prima della pubblicazione del loro primo vero album Apple, i Pearl Jam volevano a tutti i costi evitare gli eccessi e gli errori fatti dal vecchio gruppo. «Avremmo speso suppergiù 25 mila dollari per registrare Ten e tre volte tanto per mixarlo», ha detto il bassista Jeff Ament a Classic Rock. «E comunque era un terzo di quanto speso per l’album dei Mother Love Bone. Non lo consideravamo un disco importante. Immagino lo sia diventato, poi».
2La versione finale di “Alive” è in buona sostanza un demo
Nel gennaio 1991 i Pearl Jam, che all’epoca ancora si chiamavano Mookie Blaylock, registrarono le versioni demo di alcune canzoni ai London Bridge Studio di Seattle per farle poi sentire a Rick Parashar che avrebbe prodotto Ten. Uno di quei pezzi era Alive. Durante le registrazioni finali, avvenute fra marzo e aprile, la band ha provato a riprodurre la forza e l’intensità di quel demo. Incapace di farlo, ha deciso di tenere il demo e pubblicarlo come singolo, aggiungendo un nuovo assolo di Mike McCready nel finale. «L’avevamo centrata in quell’occasione, era venuta proprio bene», dice in Pearl Jam Twenty il batterista Dave Krusen, che a causa dei problemi con l’alcol è uscito dalla band dopo la pubblicazione dell’album.
3Per l’assolo di “Alive” Mike McCready si è ispirato a Ace Frehley
Quando s’è trattato di suonare l’assolo epico da due minuti che chiude Alive, Mike McCready si è ispirato a uno dei suoi eroi giovanili: Ace Frehley dei Kiss. «Dei quattro, Ace era quello che faceva i fuochi d’artificio, era esplosivo», ha detto McCready nel 2014. «Coi suoi assoli li ha portati a un altro livello. Mi piaceva il suo vibrato. Il mio assolo su Alive è ispirato a She che a sua volta è basata su Five to One dei Doors. Quando stavamo facendo il mix nel Surrey, in Inghilterra, mi è venuto in mente di usare l’approccio di Ace su She. Gli accordi scritti da Stone si prestavano a quella figura discendente. A quel punto, mi ci sono buttato e ho cominciato a improvvisare».
4Eddie Vedder ha scritto “Oceans” quando per errore è rimasto chiuso fuori dalla sala prove
Mentre scrivevano Ten, l’abilità con la quale Eddie Vedder improvvisava i testi sul momento sbalordiva i suoi compagni. Oceans è un esempio perfetto: è stata scritta quando il cantante è rimasto rinchiuso per errore fuori dalla sala prove durante un temporale. «Qualcuno mi aveva chiesto di mettere delle monetine nel parchimetro», ha detto Vedder a Seattle Sound nel 2009. «Sono andato, tornato e mi sono accorto di essere rimasto chiuso fuori. In tasca avevo un pezzo di carta e una penna, loro dentro provavano il pezzo. Mi sono detto: tanto vale che scriva qualcosa. Da fuori, sentivo solo le vibrazioni del basso e quindi ho scritto il pezzo basandomi su quelle. Quando hanno fatto una pausa ho bussato alla porta per rientrare».
5Nel mix di “Oceans” sono state aggiunte strane percussioni
Chiuse le registrazioni, nel giugno 1991 i Pearl Jam sono andati in Inghilterra a mixare l’album con Tim Palmer al Ridge Farm Studio, in una cittadina vicino al confine fra Sussex e Surrey. Quando si è trattato di aggiungere all’ultimo momento delle percussioni a Oceans, per raggiungere l’effetto desiderato Palmer ha dovuto usare un macinapepe e un estintore. «Lo studio era lontano dai negozi che che affittavano strumenti», ha detto Palmer a Guitar World nel 2002. «La necessità aguzza l’ingegno».
6La band non era affatto soddisfatta di “Even Flow”
Even Flow è il secondo estratto da Ten ed è diventato uno dei pezzi più popolari del gruppo, ma registrarlo in modo soddisfacente è stato a dir poco problematico. «L’abbiamo fatta 50, forse 70 volte», ha detto McCready a Daily Record nel 2009. «Giuro su dio che è stato un incubo. L’abbiamo suonata così tante volte che abbiamo cominciato a odiarci l’un l’altro. Secondo me tutt’oggi Stone non è soddisfatto di com’è venuta». I Pearl Jam hanno riregistrato Even Flow con Dave Abbruzzese alla batteria nel 1992, mentre lavoravano alla colonna sonora di Singles.
7La scritta “Pearl Jam” sullo sfondo della copertina è fatta in legno da Jeff Ament
Uno guarda la copertina di Ten e pensa che la foto dei musicisti sia sovrapposta a un grande lettering “Pearl Jam” realizzato al computer. E invece la foto di Lance Mercer immortala i cinque di fronte a un’enorme sagoma in legno realizzata da Jeff Ament, che era anche art director del packaging. «È a grandezza naturale!», ha detto Krusen nel 2009. «Jeff è un grande artista».
8I Pearl Jam non hanno voluto pubblicare “Black” come singolo
Nel 1992 Ten andava forte grazie ai singoli Alive, Even Flow e Jeremy. L’etichetta Epic premeva affinché venisse pubblicata anche la ballata Black. La band pensava che fosse troppo personale per essere promossa in radio, per non parlare di un eventuale video, e perciò si rifiutò di farlo. «Certe canzoni non sono fatte per essere passate fra la hit numero 2 e la hit numero 3», ha detto Vedder a Rolling Stone nel 1993. «Non è il modo in cui lavoriamo. Non scriviamo canzoni per andare in classifica». Alcune radio hanno comunque passato il pezzo spedendolo nel 1993 al numero 3 della classifica Mainstream Rock.
9Negli Stati Uniti “Ten” è uscito in vinile solo nel 1994
Ten è stato pubblicato nell’agosto del 1991, quando le major stavano dismettendo la produzione di vinili a favore dei più profittevoli compact disc. Gli unici vinili pubblicati erano quelli nuovi di artisti che facevano grandi numeri. Alla Epic nessuno pensava che Ten sarebbe diventato disco d’oro e men che meno 13 volte platino, e quindi il vinile non fu stampato per il mercato americano (in altri Paesi sì). «Non ci hanno permesso di buttarlo fuori anche in vinile», ha detto Ament nel 2009, «ed è stato un brutto colpo per noi. Per dire, io il lettore CD non ce l’avevo». La prima stampa americana del vinile di Ten porta impresso l’anno 1991, ma è uscita il 22 novembre 1994, lo stesso giorno di Vitalogy, il disco che contava l’inno al vinile Spin the Black Circle.
10Il padre di Miley Cyrus ha impedito che l’album arrivasse al numero uno
Ten ha scalato la classifica americana lentamente, ma con costanza, spinto anche dai formidabili concerti del gruppo al festival itinerante Lollapalooza del 1992. È arrivato ai primi posti nell’agosto 1992, quasi un anno dopo la pubblicazione. La strada al primo posto in classifica era bloccata dal disco di debutto di Billy Ray Cyrus Some Gave All, che è restato al numero uno per ben 17 settimane consecutive. Per quattro volte Ten ha toccato la seconda posizione nei mesi di agosto, settembre e ottobre, ma non ha mai scalzato dalla prima il disco del padre di Miley.
Questo articolo è stato tradotto da Rolling Stone US.