È una storia semplice (più o meno): ragazza incontra ragazzo, i poteri mutanti della ragazza si moltiplicano a livelli galattici, la ragazza diventa cattiva ed esplode in tutto il suo terrificante splendore. Ma raccontare la storia di Dark Phoenix, incentrata sul passaggio al lato oscuro del membro degli X-Men Jean Grey, è sempre stato un compito difficile. Anche nella versione originale del fumetto, lo scrittore Chris Claremont e l’artista John Byrne hanno finito per rielaborare il loro finale all’ultimo minuto quando Jim Shooter, allora caporedattore della Marvel, sosteneva che Gray non potesse rimanere impunita dopo aver commesso un genocidio contro un intero pianeta – cosa che, a essere onesti, ha molto senso. Nel 2006 X-Men: Conflitto finale aveva tentato in modo poco convincente di adattare la storia, seguendo una trama tra le tante: il film non era piaciuto a nessuno e aveva quasi ucciso il franchise insieme ad alcuni dei suoi personaggi più popolari.
Il che ci porta a Dark Phoenix, l’ultimo capitolo della saga cinematografica di X-Men. Sebbene il film stia affrontando parecchio scetticismo tra la critica, è almeno un tentativo più solido di raccontare la storia rispetto al suo predecessore, con al centro la Jean Grey di Sophie Turner. Lo sceneggiatore e regista Simon Kinberg, veterano di lunga data del franchise (ha anche co-sceneggiato Conflitto finale), ha parlato della realizzazione del film, del passato e del futuro degli X-Men.
Un’altra versione degli X-Men
Prima che la Disney acquisisse Fox durante la produzione del film, rivendicando gli X-Men per i Marvel Studios, era previsto che Dark Phoenix concludesse il franchise, riavviato in modo soft con X-Men: L’inizio del 2011. “Pensavo che fosse l’ultima possibilità di mettere il cast de L’inizio di nuovo tutto insieme”, afferma Kinberg. “Questo film mi è sembrato il climax naturale… e ho immaginato che alla fine ci sarebbe stata un’altra versione degli X-Men”.
Sophie Turner era nervosissima all’idea di essere Dark Phoenix
Sophie Turner ha detto di essere stata parecchio nervosa all’idea di interpretare il ruolo principale in un grande franchise, ma che a quel tempo lo aveva tenuto per sé. A un pranzo prima che iniziassero le riprese, Kinberg aveva parlato lungamente a Turner della parte che “copriva un sacco di terreno psicologico”, in scene in cui recitava contro personaggi come Michael Fassbender, James McAvoy, Jennifer Lawrence e Jessica Chastain. “‘Sei pronta?’, le avevo chiesto”, spiega Kinberg. “Mi ha guardato negli occhi, ed era al 100% dentro al progetto”.
“L’inizio di una nuova ondata di film di supereroi”
Kinberg sottolinea che il franchise di X-Men sarà ricordato come “l’inizio di una nuova ondata di film di supereroi”. “Il primo lungometraggio aveva un approccio molto serio nel raccontare queste storie, trattandole come fossero drammi”, afferma. “Far partire tutto da Auschwitz (con un giovane Magneto) è stato molto audace. E penso che la serietà dello scopo con cui Bryan Singer si è approcciato al casting e alla realizzazione del primo capitolo è inciso in quello che è venuto dopo, quando questo genere è diventato dominante e popolarissimo nel cinema. Sarà ricordato come l’inizio di qualcosa che ha portato al Marvel Cinematic Universe, alla trilogia del Cavaliere Oscuro e ad altri meravigliosi film. E poi penso che i film saranno ricordati allo stesso modo dei fumetti – un franchise di emarginati e outsider, unico in questo genere. X-Men ha sempre riguardato persone che venivano trattate come “altre” perché erano diverse. E in definitiva è la cosa per cui sei differente che ti rende speciale e forte”.
La parola d’ordine è ‘audacia’
Il regista è orgoglioso che i film sugli X-Men siano sempre stati “audaci”. “Non parlo solo del primo”, dice. “I due capitoli diDeadpool erano audaci, Logan lo era, anche Giorni di un Futuro Passato nella struttura. L’idea di ricominciare tutto con la versione più giovane dei personaggi è stata coraggiosa. Tutte queste sono state scelte davvero radicali, creative, originali e hanno richiesto un certo livello di complessità in termini di esecuzione – ed è parte del motivo per cui abbiamo lavorato con attori straordinari nel corso degli anni. Questi film sono partiti in modo ardito e sono diventati ancora più audaci negli anni. Alcuni erano fantastici, altri no, ma mai a causa della mancanza di coraggio”.
Le emozioni rendono forti
A Kinberg non importa che sia Dark Phoenix che Captain Marvel abbiano scene del tipo “Le mie emozioni mi rendono più potente” nei loro climax. “L’idea delle emozioni come fonte di forza è qualcosa che la nostra cultura in generale sta abbracciando sempre più”, dice. “Penso che, soprattutto alle donne, sia stato detto per molto tempo che le emozioni le rendono deboli. Ed è un messaggio che diventerà più frequente, che si tratti di un film con una protagonista femminile o magari di una candidata per qualche carica. Sempre più spesso, si spera, la cultura comprenderà e accetterà che le emozioni non sono qualcosa di debole, ma di forte. Gli uomini potrebbero imparare molto, perché tendono a reprimere le loro emozioni: da qui viene molta della loro aggressività e dei problemi di salute mentale”.
Come inserire gli X-Men nel Marvel Cinematic Universe?
Il presidente della Marvel Studios Kevin Feige e il suo team stanno immaginando come incorporare le nuove versioni degli X-Men nell’universo cinematografico Marvel. Kinberg però non ha dettagli. “Sinceramente non lo so”, dice. “Vorrei avere una risposta. Penso che i Marvel Studios stiano ancora cercando una strada. Avevano un piano molto chiaro – e ora gli X-Men ne fanno parte. Quindi stanno capendo come integrarli, ma non so quando e in che modo”.