Rolling Stone Italia

Davide Petrella: la mia vita in 10 canzoni (più una)

Ha scritto per Fibra, Marra, Elisa, Cremonini. Ora torna con 'Non esiste amore a Napoli', il primo album a nome Tropico. Qui racconta le canzoni fondamentali della sua carriera, da 'Logico' a 'Barrio'

Foto press

«In questo disco sono riuscito a mettere tutta una vita», dice Davide Petrella di Non esiste amore a Napoli, il debut album del suo nuovo progetto Tropico. Dopo aver scritto hit per tantissimi nomi enormi della musica italiana – Jovanotti, Cesare Cremonini, Elisa, Achille Lauro, Fedez e J-Ax, Fabri Fibra – e l’album da solista Litigare, Petrella ha deciso di lanciarsi in un’avventura nuova, un disco «che viene a liberarmi da tante paure e fantasmi personali».

Sono 14 canzoni – tra cui collaborazioni con Calcutta, Elisa, Coez e Franco126 – che raccontano storie d’amore finite e nostalgia, innamorati costretti alla lontananza e racconti pieni di malinconia: «Quando ho trovato queste nuove canzoni, mi si è aperto davanti un campo tutto nuovo, mi sono davvero emozionato quando ho capito dove mi volevano portare. È il mio primo disco libero. Ci ho messo tre vite per arrivare fino a qui».

Il disco uscirà venerdì 24 settembre. Per l’occasione, abbiamo chiesto a Petrella di raccontarci 10 canzoni (più una del progetto Tropico) che ha scritto o contribuito a scrivere e che hanno segnato la sua carriera.

1. “Logico #1” Cesare Cremonini

«Logico è stata la prima volta che ho scritto per altri. Con Cesare eravamo già amici, un giorno per gioco nella sua vecchia casa a Bologna mi fa ascoltare un riff di piano su cui stava girando e ci mettiamo li a scriverci un po’ su. La sera stessa avevamo una bozza di Logico. Da lì ho capito che era divertente scrivere anche non solo per me».

2. “Pamplona” Fabri Fibra feat. Thegiornalisti

«Pamplona è stata la canzone che mi ha permesso di conoscere Fibra e di iniziare a collaborarci. Quando sono arrivate le strofe di Fabri, il pezzo suonava da hit istantanea. Fabri è uno di quelli che quando lavora ai dischi, tira giù camionate di canzoni e di idee, un po’ come me. Ci si aliena un po’ e il concetto di tempo diventa molto relativo. Quando ci si rivede dopo magari mesi passati ognuno sulle sue robe, mi sembra sempre di averlo visto il giorno prima».

3. “Tua per sempre” Elisa

«Eli l’ho incontrata per la prima volta a Roma, presi un treno per andarla a trovare. Ci mettemmo ad ascoltare un po’ di nostre demo e ci promettemmo di vederci presto per provare a scrivere qualcosa insieme. Prima di vederci però penso a lei e scrivo una canzone, Tua per sempre. Quando poi ci si incontra, la ascolta e mi dice incredibilmente che le piace e cominciamo a lavorarla. Da lì abbiamo cominciato a scrivere tanto, c’è una grande energia quando siamo insieme».

4. “Bravi a cadere” Marracash

«Passo a trovare Marra a casa mentre stava lavorando a Persona. C’era questo beat che avevamo fatto con Zef, su cui avevo cominciato a scrivere un ritornello. Suono il provino di Bravi a cadere a Marra che ne capisce subito il potenziale. È stato davvero emozionante per me assistere al ritorno di Marra dopo un suo periodo di buio, abbiamo chiuso il pezzo in un secondo momento, come se fosse sempre stato lì. Marra è uno con un grande istinto, le becca prima degli altri le cose, mi interessa sempre molto il suo punto di vista».

5. “Ragazzini per strada” Jovanotti

«Passo a trovare Lorenzo nel suo studio in Toscana per divertirci un po’ a scrivere, era in cantiere il suo disco Oh, vita!. Era la prima volta che ci incontravamo in studio, abbiamo prima cercato un po’ a caso, come si fa per le canzoni… a un certo punto strimpello la chitarra senza pensare, preso dal mood di una chiacchierata fatta poco prima, forse. Lorenzo subito si accende e mi dice che una roba così non c’era nel suo disco, così abbiamo cominciato a scriverci un po’ su e dopo qualche ora avevamo un provino di Ragazzini per strada. Lorenzo per la storia che ha è uno che ha proprio l’aura, fare musica insieme per me è un piacere vero, condividiamo lo stesso concetto di istinto quando si va in cerca di canzoni».

6. “Rolls Royce” Achille Lauro

«Quando ci siamo visti in studio con Lauro per rifinire Rolls Royce si capiva subito che era una roba speciale. Una delle canzoni che preferisco di questi ultimi anni sanremesi, fu una vera sorpresa».

7. “Calipso” Charlie Charles feat. Sfera Ebbasta, Mahmood, Fabri Fibra

«Quando ho scritto Calipso, pensavo a una metafora tra la polizia, le sirene (Calipso era la “capa” delle sirene d’Ulisse mettiamola così) e la vita sul filo di un ragazzino di periferia. Un richiamo da seguire o non seguire. Calipso a qualcuno suonava strana come parola, il pezzo era una bomba, ma è rimasto al palo, non capito per qualche mese. Calipso la sirena alla fine magari era pure una brava sirena, c’aveva le sue ragioni, ma nessuno le ha mai prestato attenzione. Mi piace dare una nuova vita a dei personaggi che non avrebbero chance nel racconto degli italiani».

8. “Guaranà” Elodie

«Guaranà mi ha permesso di conoscere meglio Elodie, di capirne il potenziale. L’avevo scritta l’anno precedente su una strumentale di Dardust, sapevamo che era una mina, ma non riuscivamo a capire quale potesse essere la casa giusta per quella canzone. Guaranà… chi cazzo conosceva il Guaranà in Italia? Poteva suonare difficile. Quando ho ascoltato il provino di Elodie ho capito che era una bomba il pezzo e ho capito che Elo recepiva molto bene il mio linguaggio e che era in grado di cambiare pelle a una canzone. Che aveva qualcosa di speciale che ancora non era uscito fuori».

9. “Barrio” Mahmood

«Barrio è stata la prima canzone che abbiamo scritto con Ale. La prima volta che ci siamo trovati in studio. Insieme scriviamo in maniera molto naturale, le cose che facciamo in studio riescono a matchare molto velocemente… è una cosa molto preziosa quando ci si trova in studio. Barrio mi ha fatto capire che insieme potevamo fare grandi cose. Ale è uno che si è ritrovato catapultato tra i grandi in meno di un secondo, ma ha le palle e l’umiltà di mettersi in gioco come se avesse ancora tutto da dimostrare. Quindi fa scelte coraggiose, scelte che quando capita di stare in studio insieme danno la possibilità di avere grande libertà».

10. “Poetica” Cesare Cremonini

«Con Cesare sono diversi anni che collaboriamo, siamo abbastanza pazzi entrambi. A ogni disco ci diamo sempre l’obiettivo di mettere in crisi tutto quello che abbiamo fatto prima. Poetica è arrivata un giorno che eravamo in studio a Bologna a cercare canzoni senza un obiettivo, per il gusto di scrivere. È saltata fuori in un giorno, suonava subito autorevole. Aveva qualcosa di speciale. Dissi subito a Cesare che quella canzone avrebbe aggiunto qualcosa in più alla nostra collaborazione… da lì in poi abbiamo capito che il livello delle cose che sappiamo fare insieme poteva essere davvero altissimo. Lo sapevamo già, ma ogni disco ha bisogno della sua canzone memo».

Bonus track: “Non esiste amore a Napoli” Tropico

«N.E.A.A.N. è una canzone a cui devo tantissimo. Io ogni tot di tempo ho bisogno di cercare ossessivamente una “canzone guida”, una canzone che mi apra davanti agli occhi un nuovo campo visivo, che mi dia una nuova prospettiva sulla scrittura. Quando ho trovato N.E.A.A.N., mi sono reso conto che potevo spostare il mio suono, la sincerità di quello che scrivevo, il modo di usare la voce è di approcciare alla scrittura per salire più in alto. Mi sono accorto subito che quella era casa mia, quella che stavo cercando da quando tutta questa storia della musica è iniziata».

«Non esiste amore a Napoli è diventato anche il titolo del mio primo disco come Tropico. In tutto questo nuovo disco avevo bisogno di stare sulle relazioni, sulla sincerità dei cazzi miei mischiati alle canzoni, su una scrittura più preziosa come linguaggio e come melodia. Una forma canzone che potesse fare la differenza perché solo io potevo farla con quel livello di dedizione, con quel livello di sincerità. Perché io non ho niente da perdere. Nella musica italiana io sono una anomalia, una variabile impazzita».

«Sono arrivate altre canzoni poi, come Carlito’s Way e Geniale, che mi hanno fatto capire che quella era proprio casa mia, quella che ho cercato per tutti questi anni di gavetta violentissima. Qui, in questa nuova dimensione, so che posso fare la differenza. Perché per fare questo tipo di canzoni ci devi morire dentro. A me le canzoni me fanno murì. Non conta nessuna altra stronzata. Conta solo quanto sei disposto a farti male per andarti a prendere quella canzone. Se le tue canzoni non sono preziose, tu non vali nulla. Se le tue canzoni non sanno di vita, tu non sei vivo. Quindi viva la musica, viva le canzoni».

Iscriviti