Buongiorno e benvenuti nel nuovo decennio della musica. La sentite tutti questa ondata di novità? Noi sì, siamo già spettinati dalle sorprese. Una delle più attese di questo inizio 2020 erano i due BIG in gara al 70° Festival della Canzone Italiana che Amadeus non aveva ancora rivelato alla stampa, ma ha deciso di presentare durante, ironia, una trasmissione che si chiama I soliti ignoti. Sempre per la stessa ironia, trattavasi di Rita Pavone e Tosca che, per molti nati dopo il 1945, sono effettivamente nomi ignoti. Ma attenzione! Il resto della line-up di Sanremo 2020 sembra voler rincorrere, sempre col tempismo di Internet Explorer, tendenze più giovaniliste.
Ecco che quindi lo schema sanremese a cui eravamo tanto affezionati, quello che suddivideva i partecipanti in alcune macrocategorie (i Vecchinutili, i Vecchitrash, i Premiodellacritica, gli Smuovicoscienze, gli Indie, i Sanrapper, i Puri, gli Outsider) si sta smantellando, e i vecchi Vecchitrash, ormai quasi del tutto estinti, lasciano spazio a nuovi Vecchitrash, che su carta forse non sono così vecchi e nemmeno così trash, ma abbiamo fiducia nelle proprietà magiche del palco dell’Ariston, in grado di conferire trash più o meno volontario a chiunque (girano leggende su suonatori di corno francese tutti d’un pezzo che, distrattisi un secondo, sono finiti in un after con Fargetta, la Bertè e Gigi D’Alessio in cui tutti erano vestiti da Glenn Hughes dei Village People).
Il festival di quest’anno ci regalerà dunque un vero e proprio scontro generazionale tra due fronti: gli Highlander contro gli OK Boomer. Gli Highlander sono quelli che, quando nella tua coscienza si sedimenta la convinzione che siano morti, SORPRESA!, ti si ripropongono nella realtà. Sempre un piacere sapervi vivi, raga (alcuni per miracolo). Gli OK Boomer sono quelli che gran parte del pubblico dotato di biglietto all’Ariston e quella frangia reazionaria della sala stampa che non cerca di fingersi giovane accoglie con sommo sgomento, terrore, schifo, incomunicabilità, esistenzialismo e una sensazione di estinzione di massa imminente (peraltro giustificatissima, visti i tempi).
Come forse già sapete, da qualche anno mi cimento in questa impresa da medium della canzone italiana, e senza aver ascoltato nessuna delle canzoni in gara, semplicemente basandomi sul titolo, riuscirò anche stavolta a indovinarne il contenuto. Iniziamo.
Achille Lauro “Me ne frego”
Molti, in diverse parti del mondo, lottano con insistenza per far tornare la svastica, simbolo ingiustamente scippato dai nazisti, al suo significato originario. È un tema molto complesso che non si è ancora riuscito a risolvere. Lauro, esperto di semiotica, ha avanzato l’ipotesi coraggiosa che per riappropriarsi di questo ed altri elementi iconografici il metodo più efficace sia spiazzare tutti con azioni situazioniste: Me ne frego è infatti il primo singolo di un azzardato album di cover di grandi hit del Ventennio intitolato coraggiosamente Faccetta dark.
Alberto Urso “Il sole ad Est”
Un tenore di un certo tenore non è soltanto una persona che intrattiene audience di anziani con i propri suoni gutturali anacronistici, e Alberto Urso è qui per dimostrare la propria utilità didattica raccontandoci l’ascesa dell’impero del Sol Levante e, in parallelo, della sua conterranea Levante, cantautrice fino all’anno scorso, ora nuova promessa del rumorismo italiano.
Anastasio “Rosso di rabbia”
Una canzone dedicata a tutti i rosiconi che devono assumere un sacco di Maalox quando Anastasio parla della sua appartenenza politica.
Bugo e Morgan “Sincero”
Sincerità è la dote di cui Arisa si è fatta promotrice dal primo giorno della sua carriera musicale, iniziata proprio sul palco dell’Ariston. È la stessa sincerità che ha portato lei, Morgan e altri personaggi disforici alla marginalizzazione all’interno dei talent di cui erano giudici, mentre la falsità di altri giudici (Simona, cazzo!) o dello stesso sistema dei talent ha continuato a imperversare senza che nessuno potesse contrastarla. Sincero è una ballata che parla di come un giudice, che dovrebbe essere onesto, in realtà venga corrotto dal buonismo e non possa nemmeno utilizzare doping nella propria tazza per potersi avvicinare alla propria idea di autenticità. Piccola nota di stile: Bugo per l’occasione si vestirà di nero e Morgan si vestirà da Big Bang, in un omaggio scenografico al grande scienziato Stephen Hawking.
Diodato “Fai rumore”
La storia di come, esasperato dalla musica stracciacoglioni della sua ex ragazza, Diodato le abbia consigliato delicatamente di darsi al noise e lei, ragazza colta, prendendo alla lettera il manifesto futurista del rumorismo pubblicato da Russolo nel 1913, abbia scritto il brano che porta in gara a questo stesso festival.
Elettra Lamborghini “Musica (e il resto scompare)”
Mi sarei aspettata di tutto da Elettra, ma mai questa citazione sottilissima alla ex vincitrice di Sanremo Elisa con Luce (Tramonti a Nord-Est).
Elodie “Andromeda”
Andromeda era un cavaliere dello zodiaco maschio che però tutti prendevano per tipa, con conseguenti qui pro quo zodiacali. In questo momento storico molto florido per le drag queen, la ragazza di Porta Venezia Elodie mette in note la storia strappalacrime di questo cavaliere che si ribella al sistema patriarcale e decide di presentarsi allo scontro finale coi Cavalieri D’Oro in abiti femminili.
Enrico Nigiotti “Baciami adesso”
Nigiotti decide di omaggiare, per assonanza, due grandi della musica italiana: Mietta e Carlotta, in un mash-up fantasioso delle hit che entrambe hanno regalato al panorama della musica italiana e che si intitolavano con questo esatto titolo. Per la serata duetti, una trietta composta da Carlotta-Mietta-Nigiotta canterà contemporaneamente ognuno la propria versione della canzone con il risultato che nessuno capirà chi deve baciare chi ma soprattutto quando?
Francesco Gabbani “Viceversa”
Non avendo ancora veramente pronto un nuovo singolo, e sfruttando la confusione estrema creata dal titolo della canzone con cui aveva partecipato e vinto al festival, Gabbani si limiterà a interpretare al contrario la sua indimenticata Occidentali’s Karma, che alla fine conteneva un sacco di grandi verità. Nella versione “viceversa” il brano suonerà più o meno così: “Amrak S’ilatnediccooooo il sole ad Est me ne frego a testa in giù! Ringo Starr! Paf Bum! Pem Pem! Tiki Bom Bom!”. Con un testo così per noi ha già vinto.
Giordana Angi “Come mia madre”
Giordana spera di ripercorrere i passi di sua madre Lola Ponce e vincere anche lei il Festival di Sanremo in coppia con Giò di Tonno.
Irene Grandi “Finalmente io”
Irene Grandi, a inizio carriera, aveva firmato un contratto particolare che la costringeva non solo a partecipare al Festival di Sanremo a intervalli non inferiori ai cinque anni, ma a far salire sul palco la sua gemella cattiva Irina Grandi, che ce l’ha con lei da sempre e per questo ad ogni partecipazione cercava di boicottare la carriera della sorella impedendole di vincere anche in edizioni in cui avrebbe meritato come quella di 10 anni fa (Irina è l’unico motivo per cui nell’anno della Cometa di Halley ha vinto Valerio Scanu). Ora il contratto è scaduto e finalmente Irene può presentarsi in prima persona ed ecco qui il motivo del suo titolo, direi liberatorio.
Junior Cally “No grazie”
Junior Cally non è altro che Fabrizio Corona con la maschera di Bob Rifo (vedi “Liberi o No”, Sanremo 2014). Quando la direzione ha telefonato a Corona per proporgli di partecipare a Sanremo senza maschera con il suo famoso brano Ostaggio dello Stato lui ha gentilmente declinato l’invito rispondendo “No grazie” – in quell’istante però la linea telefonica risultava disturbata e si è formato uno di quei rimbombi a eco per cui la voce di Fabrizio si autodoppiava formando una melodia incredibile. Il fato vuole che un impiegato della Guardia di Finanza, che si trovava casualmente all’ascolto, abbia registrato tutto e il risultato è il pezzo che Fabrizio, nella sua identità segreta, porterà al festival.
Le Vibrazioni “Dov’è”
Dov’è il vibratore – eccolo qua eccolo qua – nel tuo sofà.
Levante “Tiki Bom Bom”
Vedi Diodato.
Marco Masini “Il confronto”
Masini, sempre un po’ polemichetto nei riguardi dell’amore, rivisita il pezzo Il conforto di Tiziano Ferro e Carmen Consoli portandone a Sanremo una versione in cui una persona sola, che parla da sola, scende a confronto con se stessa su un argomento abbastanza delicato come il sesso: pare che pretenda troppo autoerotismo e il suo stesso corpo si senta sfruttato sessualmente da se stesso e stia per avviare un’azione legale, quindi questo confronto che per ora avevamo tenuto privato da domani si svolgerà in un’aula di tribunale.
Michele Zarrillo “Nell’estasi o nel fango”
Michele Zarrillo ha qualche novità da raccontarci sui suoi ultimi anni che ha passato al Field Day e ad altri festival in giro per l’Europa sotto pesante effetto di sostanze stupefacenti. A fatica, un po’ in tenda un po’ sottopalco, ha scritto questa canzone.
Paolo Jannacci “Voglio parlarti adesso”
Tramite il pianoforte, Paolo Jannacci (che ha appena dichiarato che per lui J-Ax è quello che per il padre fu Gaber) riesce a comunicare con i defunti, i quali si trovano attualmente in una realtà in cui non esiste la Terza guerra mondiale né esistono incendi devastanti, non esiste Amadeus e nemmeno J-Ax. Voglio parlarti adesso tratta di come, ogni volta che Paolo prova a raccontare tramite il pianoforte il mondo di oggi alle persone che non ci vivono più, dall’altra parte della linea mettono giù dopo pochi secondi fingendo di essere in riunione.
Piero Pelù “Gigante”
Si sa che Piero è convinto che il gigante che uccide, scambia le penne con matite nelle cabine elettorali, produce scie chimiche e soprattutto inquina le nostre spiagge è il Capitalismo. Il Gigante ha tante forme, alcune volte ci inganna e prende le sembianze di una cantante minuta. In questo pezzo, El Diablo ci spiega nel dettaglio come ripulire la nostra anima e le nostre spiagge dai rifiuti in plastica, impacchettarli tutti insieme e farli recapitare in forma anonima davanti al camerino di Rita Pavone.
Pinguini Tattici Nucleari “Ringo Starr”
La storia commovente di come il Beatle meno dotato sia riuscito a sopravvivere allo smantellamento della sua band inventandosi ben due marchi vincenti di generi alimentari: il biscotto antirazzista che tutti ben conosciamo e un dado che insaporisce gran parte dei nostri brodini.
Rancore “Eden”
C’è chi si chiama Rancore e va a Sanremo e chi non va a Sanremo e porta Rancore. Questa canzone è dedicata a tutti i cantanti del passato che sono rimasti di sasso alla notizia di non essere stati selezionati per il festival, li immagina tutti a cantare le proprie canzoni escluse a un party privato in una discoteca della Riviera Adriatica chiamata Eden in cui a lui non è permesso di entrare e di conseguenza nell’Eden nessuno porta Rancore.
Raphael Gualazzi “Carioca”
A Gualazzi piacciono molto i… giochi della settimana enigmistica! In particolare è fan degli anagrammi e in questo pezzo denuncia l’annoso problema della cocaina all’interno della tv di Stato, ma lo fa soltanto tramite anagrammi. Se ascoltate bene il pezzo e mettete in ordine le lettere, scoprirete i nomi dei VIP che contribuiscono a questo degrado.
Riki “Lo sappiamo entrambi”
Brano che parla dal punto di vista degli occhi di Riki e racconta di come entrambi sappiano benissimo che presto tutti quei peli superflui arriveranno a pesare troppo, le arcate sopracciliari non reggeranno più e gli occhi, lo sanno entrambi, saranno improvvisamente vittime di una pioggia di peli che provocherà un Armageddon di congiuntiviti, blefariti, uveiti e orzaioli.
Rita Pavone “Niente (Resilienza 74)”
Anche voi siete annoiati da queste ragazzine saputelle che cercano di metterci paura millantando cambiamenti climatici, estinzioni di massa e un’altra serie di disgrazie che NO GRAZIE (cit. Junior Cally) non ci va di sentire? Ci vorrebbe un inno resistente e resiliente che parli alla pancia di noi persone di 74 anni e racconti tutto quello che abbiamo fatto e/o dovremmo fare per risolvere la crisi climatica globale.
Tosca “Ho amato tutto”
Come forse ricorderete, Tosca qualche anno fa aveva dato appuntamento a Ron, uomo etero cisgender, per cent’anni più in là, per l’esattezza nel 2096, quando le categorie sessuali e le identità di genere sarebbero state molto più varie e divertenti. E qui viene la parte della storia che non tutti conoscono. Con una particolare macchina del tempo che adesso non sto qui a raccontarvi come è riuscita a costruire, Tosca riesce effettivamente ad arrivare al 2096, sperimentare pratiche sessuali e sentimentali (non dimentichiamo che Tosca è una romantica) con individui di vari sessi etc. per poi tornare al presente con un importante bagaglio erotico di futuro nei suoi ricordi. Il titolo del brano riassume in tre parole l’attività pansessuale che ha impegnato Tosca durante tutto il 2096.