Amo Noel e Liam Gallagher. Non parlo della loro musica: quella, a parte una manciata di pezzi perfetti, l’ho sempre trovata un po’ scolastica, quasi noiosa con quelle prevedibili progressioni strofa/ritornello caciarone. Io amo proprio i due fratelli, reincarnazione di un mito di fondazione come quelli di Romolo e Remo, di Caino e Abele, ma anche di Adi e Rudolf Dassler (rispettivamente fondatori di Adidas e Puma). La loro è una rivalità biblica che affonda le radici in un passato remoto, probabilmente risalente alla scuola materna in un sobborgo di Manchester, e che nulla – fama, danaro, famiglie, successo, musica – sembra essere stato in grado di appianare.
Seguo religiosamente i loro sviluppi sin dagli anni ’90, il decennio del Brit pop il cui trono si contendevano a suon di milioni di dischi venduti due band radicalmente diverse accomunate solo dal fatto di essere inglesi: gli Oasis, una trascinante e instabile working class band i cui ritornelli/cori ambivano a trasformarsi in inni da stadio; i Blur, quattro amici che sembravano (anzi, erano) fichetti usciti da un college londinese (il Goldsmiths) ed erano soprattutto concentrati a flirtare con l’indie e l’art pop. La battaglia di vendite si concluse con la vittoria dilagante degli Oasis, responsabili, grazie alle tensioni interne tra i fratelli Gallagher (gli altri membri della band sono sempre stati poco più che gregari), anche delle vendite di milioni di copie dei tabloid grazie alle loro esternazioni pubbliche che, per chi ancora non le conoscesse, non hanno mai brillato per diplomazia e understatement.
Ricordo benissimo quando, con febbrile desiderio, andavo in edicola a comprare riviste musicali solo per leggere stampati gli ultimi strilli dei fratelli Gallagher ai danni di tutto e tutti, anche loro stessi. Nessuno diceva quello che dicevano loro ai giornalisti in quel modo, totalmente incuranti delle conseguenze, con l’arroganza tipica e meravigliosa di chi è nato con una mano di carte non proprio vincente e poi è diventato (non senza una generosa dose di culo) una rockstar planetaria. Lo scriveva bene l’amico Ray Banhoff, fan sfegatato («io amavo gli Oasis, ero troppo ignorante per tifare Blur») qui nel 2017: «Apriamo gli occhi: sono due fratellini che litigano, due bambini che si contendono l’affetto di mamma. Già perché la mamma è sempre in mezzo in questo battibecco, l’ha tirata in ballo anche Liam per il cinquantesimo compleanno del Potato (appellativo dispregiativo che Liam ha appioppato a Noel, nda): vergogna, in mezzo a tutti quei vip scemi e non hai nemmeno fatto una telefonata per invitare mamma! Sembra una seduta dallo psicanalista pubblica, non c’è segreto che tenga, non c’è riserbo per nessun aspetto intimo, vale tutto per di stuzzicare l’altro».
Così ogni volta che apro l’internet e leggo di un recente scambio tra i due fratelli mi eccito come all’inizio di una puntata di Game of Thrones: è successo anche due giorni fa, quando Stereogum ha riportato una dichiarazione di Noel ospite da Jonathan Ross a proposito del suo rifiuto di riformare gli Oasis per 100 milioni di sterline: «Non è vero. Nel music business non ci sono 100 milioni di sterline da offrire a chicchessia… se qualcuno vuole offrirmi 100 milioni, lo dico ora, lo faccio. Riformo gli Oasis per 100 milioni. Ridicolo. La cosa divertente è che Liam pensa sia vero». Pronta la replica del Gallagherino: «Io lo farei GRATIS». Ed è questa la cosa davvero divertente: Liam e Noel Gallagher sono due geni della insult comedy. Ho trovato quantomeno offensivo che nessuno in Italia avesse raccolto un best of decente delle loro asserzioni. Ecco quindi una raccolta per chi, come me, trova quella del rocker hooligan e del businessman stronzo una delle migliori saghe contemporanee. Prego.
Sui colleghi
«I Beatles suonano chitarre, noi suoniamo chitarre. I Beatles hanno i capelli, noi abbiamo i capelli. I Beatles hanno le braccia, noi abbiamo le braccia» (Liam)
«La gente dice che noi siamo i Rolling Stones e i Blur sono i Beatles. Noi siamo i Rolling Stones e i Beatles. I Blur sono i fottuti Monkees!» (Noel)
«Essere un fico è tutto ciò che conta per me. Posso dirti chi non è un fico: uno qualunque dei Blur» (Liam)
«Damon Albarn è un cazzo di pompinaro. E il suo chitarrista – che mi sembrava uno a posto – sembra credersi una specie di essere sovrannaturale superintelligente, il fottuto idiota. Non ho mai incontrato il batterista ma il bassista, che pensavo fosse un coglione, si è rivelato essere uno a posto. Ma non amo la loro musica e non amo il loro cantante» (Noel)
«I Muse mi spaventano di brutto. La loro merda è davvero inquietante. Ma alla gente piace. Almeno suonano le chitarre, poi però appena sento la sua voce dico: ah, vai a farti fottere!» (Liam)
«Il solo fatto che tu venda montagne di dischi non significa che tu sia bravo. Prendi Phil Collins per esempio» (Noel)
«Ho visto le foto di Bono che fa jogging per L.A. con le sue piccole gambette bianche e la sua bottiglia di acqua Volvic e sembrava una fica» (Liam)
«Suonate One e smettetela di rompere i coglioni con l’Africa» (Noel sugli U2)
«Con l’età mi sono ammorbidito ma non al livello di farmi piacere i Radiohead o i Colplay» (Liam)
«I miei figli amano questo tizio, WhatsUp Ricky. Hai presente no? Americano, stiloso, divertente, denti d’oro. (Quando gli fanno notare che si riferisce a A$AP Rocky) Ah ecco, sì, quel tipo lì, WhatsApp Ricky. Che comunque è un nome fottutamente migliore» (Liam)
«Non importa quanto ti scervelli a dire “siamo tutti condannati”. Alla fine della giornata la gente vorrà sempre che tu gli canti Creep. Arrenditi». (Noel su Thom Yorke)
«Ho sentito quel disco dei Radiohead e ho detto “cosa?!?”. Hanno scritto una canzone che parla di un albero? Ma per favore! Di un albero millenario? Ma andate affanculo!» (Liam)
«Jack White ha scritto una canzone per la Coca-Cola. Fine. È fuori dal club. Lui dovrebbe essere il ragazzo immagine del pensiero alternativo, ma io non me la bevo, è una cazzata. Specialmente con Coca-Cola, è come fare un concerto per McDonald’s» (Noel)
«Chris Martin sembra un insegnante di geografia. Cos’è sta storia di scriversi addosso messaggi sul Free Trade? Se vuole scrivere gli do una penna e dei fogli» (Liam)
«Non li odio, non è che gli auguro di avere incidenti. Penso che i loro fan siano noiosi e brutti e non abbiano l’aria di chi si sta divertendo» (Liam su Coldplay e Radiohead)
Sul fratello
«Leggo queste interviste su sto tipo e non so davvero chi sia, sembra davvero uno figo, perché il tipo con cui ho diviso una band per 18 anni è una fottuta testa di cazzo» (Noel)
«Mi piace il Noel fuori dalla band. Il Noel umano, quello lo adoro cazzo, farei qualunque cosa per lui. Ma quello che è in questo fottuto business, quello è uno dei più grandi coglioni dell’universo» (Liam)
«Liam ho solo due problemi: tutte le cazzate che dice e tutte le cazzate che fa» (Noel)
«Noel Gallagher, Russell Brand, porca puttana… una coppia di vecchie casalinghe» (Liam)
«È rozzo, arrogante, intimidatorio e pigro. È l’uomo più arrabbiato che si possa incontrare. In un mondo di zuppa, lui è l’uomo con la forchetta» (Noel)
«Preferirei mangiare la mia stessa merda piuttosto che ascoltare quel branco di coglioni mosci» (Liam a proposito di Noel che apriva un concerto degli U2)
«La peggior tortura psicologica possibile? Essere seduto affianco a Liam su un volo da 15 ore. È successo solo una volta, credo andassimo in Giappone. È semplicemente orribile» (Noel)
«Io non penso ci siano differenze tra me e Noel. Lui è un coglione, io sono un coglione» (Liam)
«Gli Oasis faranno un live album quando io finirò le idee per le canzoni, o quando le canzoni comincerà a scriverle Liam» (Noel)
«La gente pensa che io sia un pazzo, ma anche mio fratello sa essere una puttanella stronza» (Liam)
«Lui è spaventato a morte da me. Io me lo posso lavorare e giocarci come un vecchio videogioco da bar. Posso fargli prendere decisioni e fargli pensare che sono sue mentre invece sono mie» (Noel)
«Trovo offensivo il fatto che la gente pensi che Noel Gallagher abbia fatto andare avanti la band per 18 anni» (Liam)
Sulla fama
«Non posso scrivere canzoni sull’essere giovane e disoccupato. Sono una rockstar e un milionario, non sarei onesto» (Noel)
«Ditemi una rockstar proveniente dall’Inghilterra che non sia un membro degli Oasis. Ditemene una!» (Liam)
«Un giorno è arrivato un tipo da una band e mi ha detto: ehi, io non sopporterei di essere te, senza nessuna privacy. E io ho pensato: certo bello, io ho una Rolls Royce, un milione di dollari in banca, una megavilla e un jet privato e pensi che non sopporteresti di essere me? Chi sei tu? Io non sopperirei di essere te, completamente al verde, che campi col sussidio» (Noel)
«È bello avere gente accampata davanti alla tua soglia di casa che ti spia tra i cassonetti. Mi sprona con un bel calcio in culo. Senza, sarei sempre sul divano a ingrassare» (Liam)
«Liam ha comprato un Rolex e io una Rolls. Il che è geniale, visto che io non so guidare e lui non sa leggere l’ora» (Noel)
«Se non fossi un musicista non so cosa sarei. Dio, forse? Quello potrebbe essere un bel lavoro» (Liam)
«L’aspetto negativo della fama? Ero in Giappone e in un negozio ho comprato un gran bel giubbotto. Nella calca di persone che si è formata subito, qualcuno con una penna ha lasciato un segno sul giubbotto e l’ha rovinato, cazzo. Quindi questo è l’aspetto negativo della fama. Per il resto è una figata» (Noel)
«Sono Liam Gallagher e sono negli Oasis. Tutto il mondo mi invidia. Dovrebbe» (Liam)
Sulle dichiarazioni
«La gente pensa che io sia controverso per via delle risposte sgarbate che do nelle interviste, ma se qualcuno mi chiede cosa penso di Robbie Williams o Madonna a me non sembra di insultarli; io dico quello che genuinamente sento nel cuore. La mia coscienza è a posto, capito? Io sono fedele a me stesso, fanculo a tutti gli altri» (Noel)
«Io non penso di aver mai detto qualcosa di cattivo in vita mia» (Liam)