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Sono passati più di 45 anni da quando i Kiss hanno pubblicato l'album di debutto ed è più o meno da quel momento che gli appassionati di musica si domandano se i quattro, col loro makeup esagerato, sono divinità del rock o falsi profeti con i tacchi alti. Nel 2014, la band è entrata nella Rock and Roll Hall of Fame – con la formazione originale, che consisteva in Paul Stanley, Gene Simmons, Ace Frehley e Peter Criss (aka the Starchild, the Demon, the Spaceman e the Catman) –, un evento che sembrava porre fine, anche se momentaneamente, alle ostilità tra la Kiss Army e i detrattori del gruppo. La battaglia, in realtà, continua ancora oggi. Ma sotto alle montagne di makeup e merchandising c'è un mucchio di musica davvero, davvero bella. Volete il meglio? Ecco il meglio: i 10 migliori album registrati dal gruppo.
Se chiedete ai fan dei Kiss di scegliere il migliore album del periodo senza makeup, probabilmente vi indicheranno Lick It Up (1983) o Revenge (1992). Mentre il primo ha una title track stellare e poco più e nel secondo la band cerca con un po' troppa convinzione di suonare "hard", Hot in the Shade è ancora un disco sorprendentemente solido di hard rock fine anni '80. Il fatto che sia uno degli album più sottovalutati dei Kiss è ironico, soprattutto perché contiene la più grande hit dell'era senza makeup, Forever, in collaborazione con Michael Bolton. E nonostante la tracklist di 15 canzoni renda l'album inutilmente lungo, i momenti migliori reggono benissimo la prova del tempo: l'opener Rise to It, impreziosita dalla slide guitar, l'eccitante Silver Spoon, Little Caesar, cantata da Eric Carr, e il primo singolo Hide Your Heart, una canzone così bella da venire registrata tre volte – dai Kiss, da Bonnie Tyler e infine da Ace Frehley.
Questo album fu pubblicato a solo due anni di distanza da Alive!, periodo in cui i Kiss, nonostante i lunghi tour, riuscirono comunque a incidere tre LP in studio. Il risultato di questa fase particolarmente produttiva, Alive II, è un altro doppio album dal vivo, concepito ricalcando la formula del precedente, ma con canzoni totalmente diverse. Inoltre, ignorando tutto quello che avevano registrato prima di Alive!, i Kiss dimostrarono quanto buon materiale – Detroit Rock City, King of the Night Time World, Shock Me, Love Gun, Shout It Out Loud – avessero registrato in così poco tempo.
Dopo le leggerezze in studio di Destroyer, i Kiss decisero di alleggerire il loro suono con l'aiuto di Eddie Kramer, già produttore non solo di Alive! ma anche della demo che la band registrò nel 1973. Insieme decisero di incidere l'album in un vecchio teatro a nord di New York, così da replicare in studio l'energia dei loro concerti. Il risultato è il rock più leggero e spigoloso di Rock and Roll Over. Tra i momenti più belli dell'album ci sono Calling Dr. Love di Simmons e Makin' Love di Stanley – con un riff che ricorda Toys in the Attic degli Aerosmith. Ma il più grande successo dell'album è figlio di una tattica già usata in Destroyer: i Kiss chiesero a Peter Criss di cantare Hard Luck Woman, una ballata acustica in stile Maggie May che Stanley voleva offrire a Rod Stewart. Il risultato, come già era capitato nel precedente album con Beth, fu una hit da Top 20.
Dopo la disco di Dynasty, il soft rock di Unmasked e il concept Music from "The Elder", Creatures of the Night fu visto da molti come il ritorno alle origini dei Kiss. In realtà, l'album segnò la nascita di una band totalmente nuova, perfettamente inglobata dal rock scintillante degli anni '80. Eric Carr, dopo diversi anni nel gruppo, diventò un batterista più vigoroso e dominante di Peter Criss, e Frehley, nonostante fosse ritratto sulla cover dell'album, era già fuori dai giochi, rimpiazzato da un gruppo di chitarristi guidati da Vinnie Vincent. Il risultato è un album con un suono e un approccio che, nei suoi momenti migliori – la title track, i cori in stile We Will Rock You di I Love It Loud, l'esagerato finale scritto da Simmons, War Machine – tiene testa a tutte le uscite hard rock di quell'anno.
Nonostante non abbia la stessa forza della scrittura di Hotter Than Hell, Dressed to Kill è sicuramente un album più centrato, con un suono più forte e canzoni decisamente più allegre – Lover Her All I Can, Room Service, Anything for My Baby e la splendida chiusura di Rock and Roll All Nite sono pura euforia power pop. Nel complesso, è un album che sembra scritto per il palco ed è andata proprio così – i Kiss faticavano a conquistare le classifiche, ma erano pezzi grossi del circuito della musica dal vivo. Questo spiega perché molte canzoni siano inni ai vizi della vita on the road: Ladies in Waiting di Simmons e Room Service di Stanley, in cui Starchild si scatena con una "dolce sedicenne" in camere d'albergo, nella cabina di un aereo e anche nella sua città natale.
La produzione (per non parlare della copertina) lascia molto a desiderare, e fu un fallimento all'epoca dell'uscita, ma Hotter Than Hell è molto di più di una collezione di altre canzoni dei Kiss. La title track e Got to Choose sono rock di primo livello, con un ritmo glam che sembra suonato a metà della velocità. I brani scritti da Frehley, Parasite e Strange Ways, inoltre, dimostrano come il sound dei Kiss si fosse incattivito rispetto all'album di debutto uscito solo nove mesi prima – non è un caso che i due brani verranno suonati rispettivamente da Anthrax e Megadeth. E non dobbiamo dimenticare Goin' Blind, scritta da Simmons, una canzone così minacciosa da finire nel repertorio di due band dell'era grunge – i Melvins e i Dinosaur Jr.
Love Gun è l'ultima fatica in studio degli anni di gloria dei Kiss, registrato prima che la band affogasse in una pila di album solisti, esperimenti disco, cambi di formazione, concept e chissà quanti altri pasticci musicali. Tuttavia, molte delle canzoni di questo album sono di altissimo livello (l'opener I Stole Your Love, la title track), il frutto di un lavoro davvero collettivo. Per la prima volta tutti i membri del gruppo hanno fatto da voce solista (Shock Me di Ace Frehley è particolarmente memorabile), e si sono dati una mano anche a livello strumentale: Stanley ha suonato chitarra solista e basso, Simmons la chitarra ritmica. Anche il produttore Eddie Kramer si è dato da fare, aggiungendo alcuni passaggi di piano a Christine Sixteen. «Gene mi insegnò a suonare come un vero uomo di Neanderthal», ha detto.
Alive! dimostrò a tutti che i Kiss erano la live band più potente del mondo, e il gruppo decise di rispondere con una giravolta di 180°, registrando l'album più compiacente della loro carriera. Grazie al contributo di Bob Ezrin, produttore di Alice Cooper e Lou Reed, gli arrangiamenti di Destroyer risultarono più intricati e i suoni più eterogenei, con l'aggiunta di una sezione d'archi (Beth), rumori di incidenti d'auto (Detroit Rock City) e anche il Brooklyn Boys Chorus (Great Expectations). Aggiungete al mix God of Thunder, il biglietto da visita di Simmons (scritto da Stanley), Shout It Out Loud, un brano che diventerà presto insostituibile nelle scalette dei concerti del gruppo, e l'esplosiva King of the Night Time World, ed ecco un album che mostra i Kiss al massimo della forma. In realtà, in quel periodo la band viveva le prime difficoltà: il turnista Dick Wagner venne invitato per registrare alcune parti di chitarra dopo che Ace Frehley decise di non presentarsi in studio.
Nonostante ci sia poco di davvero "live" nei suoni registrati in questo album, all'epoca la foto di copertina di Alive! era più che sufficiente per riempire le arene di tutto il mondo. I Kiss sono sempre stati maestri illusionisti e con questo doppio album riuscirono a portare le esplosioni, le luci stroboscopiche, i lanciafiamme e tutta la follia dei loro concerti dentro gli stereo, le cuffie e il flusso sanguigno di tutti i teenager d'America. La tracklist è una raccolta delle canzoni migliori dei primi tre album della band, tutte suonate a velocità esagerata e con i suoni del pubblico a correggere le performance in studio registrate per sostituire le originali, in particolare il materiale di Hotter Than Hell. L'incisione di Rock and Roll All Nite contenuta in Alive!, esaltata dall'ormai iconico assolo di Ace, è considerata da tutti la versione definitiva del pezzo.
Il debutto dei Kiss trabocca di un'energia e di un'esuberanza che non torneranno nemmeno nel più rinomato Alive!. Per quanto riguarda le canzoni, qui non c'è neanche un passo falso (e sì, questo vale anche per la ristampa e la cover zuccherosa di Kissin' Time, la hit di Bobby Rydell). Il singolo di lancio Strutter, una perla glam pop scritta da Stanley e Simmons, rimane forse la migliore incisione in studio di tutta la carriera del gruppo, con una melodia esagerata e guidata dal basso, armonie in falsetto in stile Beatles e le voci soliste alternate. È il manifesto dei Kiss.
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