10. “Certified Lover Boy” Drake
È il disco migliore di Drake? No (questo è il punto dove discutere se sia Take Care o Nothing Was the Same o If You’re Reading This It’s Too Late). In Certified Lover Boy Drake inserisce il pilota automatico, ma è comunque un bel viaggio a base di risentimento e autocommiserazione, ma con charme. Grandi campionamenti, ospiti eccezionali, rime amare su ex e nemici-amici: Drake ricorre all’armamentario che l’ha reso uno degli artisti più popolari del pianeta. Aggiunge pure un rifacimento di I’m Too Sexy dei Right Said Fred in chiave comedy rap, solo per dimostrare che può farlo. Si ride, si piange, si ascolta e si riascolta. S.V.L.
9. “The Life of Pi’erre 5” Pi’erre Bourne
Pi’erre Bourne è pronto per un salto alla Kanye West. Ha in buona sostanza ridefinito il sound dell’hip hop contemporaneo a un’età in cui non gli era nemmeno consentito comprarsi degli alcolici. Il produttore di Atlanta è diventato via via più rispettato e i risultati si vedono. Se i procedenti volumi del progetto Life of Pi’erre sembravano onestamente tentativo di rapper da parte di un produttore, il quinto centra il bersaglio e contiene musica rap fra le più divertenti dell’anno. J.I.
8. “Bin Reaper 2” BabyTron
La prima delle 27 tracce dell’album del rapper del Michigan parte con un campionamento tratto da Harry Potter. Sulla carta, è un disco a tema Halloween, nonché sequel di Bin Reaper del 2019. BabyTron, diventato popolare con la sua crew, gli Shitty Boyz, riesce a mantenere vivo il tema senza forzature. E pensare che è solo uno dei tanti dischi pubblicati di recente dal rapper. Pre-Game, Back to the Future, Sleeve Nash sono usciti l’anno scorso, mentre Bin Reaper 2 mostra le potenzialità dell’arista per il futuro. J.I.
7. “Montero” Lil Nas X
Contiene un intero universo di musica, eppure l’esordio di Lil Nas X dura quanto un album normale. Sono 15 canzoni per poco più di 40 minuti, numeri molto tradizionali per uno che è considerato un disruptor della generazione Z. In Montero Lil Nas X dimostra d’essere capace di tutto, tant’è che ci si scorda che si tratta di un esordio. È audace quando chiama Megan Thee Stallion, Miley Cyrus, Doja Cat e, nel singolone Industry Baby, Jack Harlow. E lo è ancora di quando duetta con Elton John su One of Me, un bel momento di solidarietà intergenerazionale e interculturale tra due eminenze queer del pop. R.S.
6. “Planet Her” Doja Cat
Doja Cat non è stramba per attirare l’attenzione. Lo è e basta. In Planet Her celebra l’universo incasinato e burlesque in cui abita mescolando pop, trap, dancehall e… fantascienza. Tira fuori i freak che si nascondono in The Weeknd (You Right), Young Thug (Payday) e SZA (Kiss Me More). E c’è pure un duetto con Ariana Grande: I Don’t Do Drugs è la prova provata dell’unicità delle due dive. R.S.
5. “Something for Thee Hotties” Megan Thee Stallion
Pur essendo una delle artiste più richieste del pianeta, Megan Thee Stallion aveva obiettivi non musicali da raggiungere quest’anno. La neo laureata, però, non ha lasciato i fan a bocca asciutta: in autunno ha pubblicato Something for Thee Hotties, un disco necessario in un mondo che ha imparato a sentirsi più sicuro di sé ascoltandola. La raccolta di freestyle e pezzi minori la riporta alla grandiosa giocosità dei primi mixtape. Ci ricorda che sa scrivere senza sforzo alcuno barre intricate, impossibili da rappare e soprattutto sexy. Nel 2021 Megan Thee Stallion si è presa una sorta di pausa dalla musica (anche se a giugno ha pubblicato un singolo eccellente, Thot Shit), ma è riuscita comunque a tirare fuori uno dei dischi più forti dell’anno. Le è bastato aprire l’archivio. Il suo 2022 sarà ancora più bollente. J.I.
4. “Bo Jackson” Boldy James and Alchemist
Un anno dopo The Price of Tea in China, il produttore Alchemist e il rapper Boldy James si sono ritrovati nel tostissimo Bo Jackson. La seconda metà di Double Hockey Sticks è spaventosa come una casa infestata, mentre Brickmile to Montana è potente e fragorosa. I due pezzi dimostrano la determinazione di James a raccontare storie dure di spaccio e sparatorie, senza mai cambiare tono. Il beat di First 48 Freestyle ricorda la grandeur del rap radiofonico dei primi 2000, ma nemmeno un fondale tanto opulento lo allontana dall’obiettivo, figuriamoci dallo scrivere un ritornello forte: “Vita nella giungla d’asfalto, pianeta delle scimmie, ogni passo è un rischio, non posso fare errori”. E.L.
3. “Call Me If You Get Lost” Tyler, the Creator
In Wusyaname, il singolo che ha ottenuto una nomination ai Grammy estratto dall’eccellente Call Me If You Get Lost, YoungBoy Never Broke Again e Ty Dolla $ign sono calati nel mondo romantico e colorato di Tyler, the Creator. Sembra che si divertano un mondo, come se non fossero mai stati così liberi.Vale per tutto il disco. Tyler non è mai apparso tanto sicuro di sé. Call Me If You Get Lost è in perfetto equilibrio: Tyler porta nel suo universo nuovi personaggi e così facendo riesce a portare a maturare il suo talento. Il fatto che il tutto sia gestito da una leggenda dei mixtape hip hop come DJ Drama dimostra quanto il rapper sia pronto al suo momento di gloria. J.I.
2. “Pray for Haiti” Mach-Hommy
Nel 2021 l’etichetta Griselda Records ha dominato il subconscio rap. La label indipendente di Buffalo fondata dal rapper Westside Gunn ha risposto a chi chiedeva musica più profonda. L’ha presa come una missione. Gunn è anche il produttore esecutivo di Pray for Haiti, il capolavoro di Mach-Hommy, il rapper di Newark. Supportato dalle produzioni di uomini di Griselda come Cee Gee e Denny Laflare, Mach porta la sua voce unica in luoghi nuovi. È un maestro del rap della East Coast, di quei temi che sono ancora oggi alla base di quello stile, ma ha anche un’agilità mentale degna di un algoritmo, riesce a costruire intrecci di citazioni che nell’insieme hanno un che di spirituale. Lo skit Kreyol, per esempio, è la registrazione di una ricerca accademica sul creolo haitiano. Rappresenta il tema fondamentale del disco e la ragione per cui verrà ricordato come un classico. Mach-Hommy è un profeta che comunica con quello che il testo nasconde. J.I.
1. “Whole Lotta Red” Playboi Carti
Ok, avete ragione, Whole Lotta Red è uscito alla fine del 2020. Il giorno di Natale, per la precisione. Ma la settimana che lo separa dal 2021 è irrilevante se consideriamo l’impatto potente di questo album. Qui Carti fissa i confini del suono delle nuove generazioni e ci consegna uno dei dischi rap più innovativi da Yeezus di Kanye West. «È questo il mio lavoro, ora. Questo suono sarà la regola in futuro, sarà rilevante», ha detto a Rolling Stone. «Questo disco è parte di qualcosa di nuovo. Se la gente lo accetterà subito, sicuri che sia così diverso?». Aveva ragione. Le impronte di Whole Lotta Red sono in tutto quello che abbiamo ascoltato nel 2021. J.I.
Questo articolo è stato tradotto da Rolling Stone US.