Innocente
Baby Gang
Innocente di Baby Gang è un manifesto politico già a partire dal titolo controintuitivo: l’innocenza di cui Zaccaria Mouhib parla, infatti, non è un concetto giuridico, ma un sentimento più profondo che affonda le radici in ragioni di classe e di sangue. Il disco, fondamentalmente, è una dedica indirizzata a tutti coloro che, come lui, sembrano essere condannati ancora prima di venire al mondo. Innocente è anche una specie di atto di forza, il simbolo dello status che questo ragazzo venuto dal niente è riuscito a consolidare in pochissimi anni, come dimostra lo star power che caratterizza la lista dei featuring.
Elvis
Baustelle
È il disco della Rifondazione Baustelle con nuovi musicisti e un suono più rock e più americano, ma contiene gli stessi racconti disincantati e poetici sulle nostre vite sconsacrate, dai progressisti milanesi che contemplano le proprie contraddizioni ai provinciali infoiati dalle spogliarelliste dell’est. E sul finale un tocco quasi spirituale – o forse sarebbe meglio dire soul, visto il titolo e il tema sottinteso dell’album: Elvis che mette le mani negli spaghetti e si lecca le dita.
Nouvelles Aventures
Calibro 35
Dopo essersi misurati con Morricone in due partite a scacchi, i Calibro 35 sono tornati al loro repertorio con dieci pezzi che sono altrettanti viaggi immaginari, tra Wells e Salgari, i Gong e i Meters. «Abbiamo esplorato luoghi lontani dove non eravamo mai stati ma ci è capitato anche di tornare senza accorgercene in lidi più familiari per scoprirli con occhi nuovi. Abbiamo rubato il titolo Nouvelles Aventures a György Ligeti proprio perché dopo quindici anni a costruirci per quello che siamo eravamo pronti per nuove avventure». L’intervista.
Mela marcia
Chiello
Si è sentito una mela marcia e perciò ha titolato così il secondo disco in cui racconta i suoi abissi, la voglia di Sparire, una Milano dannata e ancora antidepressivi, idoli morti, benzo, decadenza, la sensazione di sprecare il tempo e naturalmente la dipendenza. “Possibile che io non riesca a rimanere sobrio nemmeno per un giorno?” canta Chiello e lo fa in modo credibile, con un’intensità e un timbro struggente che gli artisti suoi coetanei non hanno. Quelli si vantano dei traguardi che tagliano, lui canta che si sente disconnesso. «Le canzoni sono sacre», ci ha detto. Giusto.
Spira
Daniela Pes
Presentarsi con un album d’esordio prodotto da Iosonouncane è già un attestato di qualità. Spira è un disco misterioso, come le terre di Sardegna da cui arriva Daniela Pes, cantato in una lingua inventata tra voci eteree e produzioni in chiave folk-tronica. Ci ha colti impreparati, quindi benissimo. Qualcosa di nuovo in un mare di ovvietà, evviva!
Ok. Respira
Elodie
Siamo onesti: questo disco riesce ad entrare nella top 15 per due motivi. Il primo è che – come da qualche anno a questa parte – non è che in Italia stiano uscendo chissà quali disconi imprescindibili. Il secondo, e qui passiamo alle note di merito, è che una popstar in Italia mancava come il pane. E quindi poco importa che oltre alle hit manchino un po’ i pezzi, come si dice in gergo, la strada è quella giusta. Un po’ più di coraggio, e una scelta di autori e produttori meno abusati, e si può fare anche il salto musicale, oltre a quello performativo.
Effetto notte
Emis Killa
Se Effetto notte di Truffaut era un film per chi ama il cinema, Effetto notte di Emis Killa è un disco per chi ama il rap, un album introspettivo e influenzato dall’immaginario cinematografico, in cui a ogni canzone è abbinato il titolo di una pellicola, da The Wolf of Wall Street a L’odio, dal Padrino a Trainspotting. «È fatto per chi ha voglia di ascoltare dando importanza al testo», ci ha detto Emis Killa. «Ho usato molti film che parlano di strada, di vita underground perché è quello che mi interessa».
Il coraggio dei bambini
Geolier
Attendevamo il secondo album di Geolier da quattro anni, un’era geologica se consideriamo i ritmi dell’industria discografica ai tempi dello streaming. Il disco funziona in tutto, a partire da quell’immaginario “savianesco” in cui è possibile immergersi già osservando i bambini a petto nudo che risaltano nella copertina (una copertina, manco a dirlo, profondamente garroniana). Dentro c’è tutto il necessario: strade piene di scugnizzi che si innamorano goffamente, crescono, fanno lavori umili, finiscono in galera e trovano consolazione in una divinità pagana chiamata Maradona. Geolier ha poco più di 20 anni, ma il suo bildungsroman lo ha già scritto.
Madreperla
Guè
Per un fan dell’hip hop come Guè era solo questione di tempo prima di un album dedicato al rap duro e puro. Madreperla è proprio quello: un disco di rap, con le rimone e i beat con i campionamenti (affidati a Bassi Maestro). Non è la cosa migliore del rapper, ma come tutti i suoi lavori è solido con alcuni featuring al punto giusto (Anna, Sfera Ebbasta, Massimo Pericolo, Marracash, Mahmood, Paky).
Cristi e diavoli
Lovegang126
C’è voluto molto tempo (forse troppo potrebbe obiettare qualcuno) per convincere i sette di casa Lovegang126 a fare un disco assieme. Per arrivarci, inoltre, il collettivo formato da Franco126, Ketama126, Pretty Solero, Asp126, Ugo Borghetti, Drone126, Nino Brown ha preferito evitare ogni possibile wave trap per dedicarsi a un disco rap duro e puro, per chi ama l’hip hop e non ha voglia di altri sbattimenti. I riferimenti? «Dal TruceKlan al Wu-Tang Clan».
La gente che sogna
Lucio Corsi
In giro non c’è nessuno come Lucio Corsi, un musicista vero che ama il glam inglese, il folk americano, la canzone d’autore italiane e trova una sintesti personalissima tra tutte queste cose, a questo giro con un’energia e un tocco pop che prima non c’erano. Dotato di una fantasia sfrenata e d’uno spirito fanciullesco, trasfigura la realtà in una grande fuga salvifica. Non è pura evasione, è un invito a reimmaginare il mondo.
L’amore
Madame
Madame sembra sinceramente commossa quando qualcuno dice o scrive che è lei l’erede dei grandi cantautori italiani. È un complimento eccessivo, ma è vero che L’amore è il disco della transizione da artista di culto vicina al mondo del rap (era nella nostra Classe 2020, ricordate?) ad aspirante popstar di nuova generazione col gusto del racconto cantautorale. Alla base dell’Album rosso c’è una piccola contraddizione. Da una parte si registra una sorta di normalizzazione musicale, l’uso di certi luoghi comuni stilistici, la rinuncia a cercare il suono non diciamo del futuro, ma almeno del presente. Dall’altra c’è la spudoratezza estrema di un’autrice che scrive di amore, sesso, sentimenti, pulsioni senza porsi alcun limite. E ci porta tutti dentro al suo Club Godo.
Radio Gotham
Rose Villain
«Maschiaccio rock» e femme fatale, «cucciolo» e bad bitch della scena rap italiana, Rose Villain arriva al suo primo disco, prodotto dal marito Sixpm, affrontando i suoi dualismi interiori con successo. Le sue tracce dal sapore cinematografico sono una ventata d’aria fresca in una scena ancora troppo maschile.
WadiruM
Studio Murena
Gli Studio Murena arrivano al secondo disco con la consapevolezza di poter andare oltre i loro limiti. E WadiruM va proprio in quella direzione: poliritmi africani, elettronica, barre rap su reference che vanno da Kendrick Lamar ai Comet Is Coming. L’era del jazzcore degli Studio Murena è cominciata.
La Divina Commedia
Tedua
Il disco rap più atteso dell’anno non ha deluso le aspettative. Dopo un’attesa infinita, Tedua è arrivato alla prova di maturità convincendo pubblico e critica. Tra depressione e ambizione, riesce nel passaggio da rapper ad artista (spesso le due cose non vanno di pari passo come ci si potrebbe aspettare) e non solo per le foto di copertina di David LaChapelle. Il Premio Strega del rap italiano quest’anno se lo porta a casa lui.