Il destino non è stato gentile con i Ramones. Il quartetto del Queens ha interpretato un ruolo fondamentale nello sviluppo del punk rock (e in realtà di molta musica leggera degli ultimi 40 anni), ma non hanno mai scritto niente che somigliasse a una hit commerciale, e hanno suonato in piccoli club fino alla fine della loro carriera. Sono diventati cool all’inizio del nuovo millennio – nel periodo in cui Joey, Dee Dee e Johnny se ne sono andati a pochi anni di distanza l’uno dall’altro. La loro eredità, comunque, rimane immortale, così come i loro album. Ecco i migliori.
5. “Leave Home” (1977)
Per nulla scoraggiati dal posizionamento deludente del loro album di debutto – arrivato al 111° posto della Billboard 200 – i Ramones tornano in studio decisi a registrare un seguito esattamente nello stesso stile. Questa volta, però, la band avrà un budget superiore e più tempo a disposizione, ed è per questo che Leave Home suona decisamente meglio del suo predecessore. Ogni canzone, qui, è un classico assoluto: Gimme Gimme Shock Treatment, Pinhead, You’re Gonna Kill That Girl. Sfortunatamente, l’album andò anche peggio dell’esordio, e finì al 148° posto in classifica.
4. ”It’s Alive” (1979)
Nel 1977, durante il concerto di Capodanno al Rainbow Theater di Londra, i Ramones erano al picco assoluto delle loro capacità. La performance, 28 brani suonati alla velocità della luce, venne registrata, e il risultato è It’s Alive, il documento definitivo di un concerto dei Ramones. Per la maggior parte della carriera la band ha sempre suonato lo stesso show, aggiungendo di volta in volta qualche nuova canzone fino al grande addio del 1996, ma non hanno mai più suonato così vitali, soprattutto dopo l’addio di Tommy. Ci sono molti live album dei Ramones, ma questo è quello di cui avete bisogno.
3. ”Road to Ruin” (1978)
Road to Ruin fu il quarto album dei Ramones pubblicato in meno di due anni, ed è qui che decisero di diluire il loro stile per cercare di scrivere una maledetta hit. In questo album ci sono assoli, ballate e persino un po’ di chitarra acustica. La scommessa non fruttò granché – l’album non arrivò nemmeno nella Top 100 –, e se nel mondo fosse rimasto un po’ di senso della giustizia, allora I Wanna Be Sedated sarebbe dovuta diventare una delle canzoni più grandi del 1978. Al contrario, Andy Gibb registrò due successi con (Love Is) Thicker Than Water e Shadow Dancing.
2. ”The Ramones” (1976)
Per capire quanto fosse rivoluzionario il primo album dei Ramones, diamo uno sguardo alle canzoni in cima alle classifiche il mese in cui è uscito: Disco Lady di Johnnie Taylor era al primo posto, seguita da Let Your Love Flow dei Bellamy Brothers, Right Back Where We Started From di Maxine Nightingale e Boogie Fever dei Sylvers. È all’interno di questo vuoto pop che arrivarono quattro ragazzi del Queens, vestiti di giacche di pelle, cattive intenzioni e canzoni di due minuti dedicate alla colla sniffata, prostituzione maschile e violenza casuale. L’album venne registrato nel giro di pochi giorni in uno studio al Radio City Music Hall, e costò solo $7mila. «I fonici non capivano cosa stessimo facendo», ha detto Tommy Ramone. «Pensavano che stessimo registrando lo stesso pezzo milioni di volte, sono sicuro». Il disco diventò un piccolo caso di critica, ma non ebbe un grande successo commerciale. L’etichetta, però, credeva nella band, e lasciò che continuassero a fare i loro dischi. Alla fine, non c’era nient’altro di importante.
1. ”Rocket to Russia” (1976)
Quando i Ramones iniziarono a lavorare a Rocket to Russia, nell’estate del 1977, i meccanismi interni alla band funzionavano a meraviglia: erano in tour da tre anni, e continuavano a scrivere canzoni a ritmo incessante. Le follie dei Sex Pistols avevano costretto i media americani a parlare del movimento punk, e c’era chi sperava che questo album avrebbe finalmente fatto le fortune dei Ramones. Il singolo di lancio, Sheena Is A Punk Rocker, arrivò all’81° posto della Hot 100. Un risultato modesto per la maggior parte della band, una conquista enorme per i Ramones.
Ma non c’è davvero nessuna ragione per cui brani come Rockaway Beach e We’re a Happy Family non potessero diventare hit radiofoniche. Per qualche ragione sconosciuta, non è mai successo, e l’album si fermò al 49° posto. Il risultato fu una grossa delusione per il gruppo, e arrivò a poca distanza dall’addio di Tommy Ramone, che lasciò il gruppo stanco dopo i tour infiniti e le continue litigate con gli altri musicisti. Per fortuna, ha vissuto abbastanza a lungo per vedere l’ultimo album del suo gruppo riconosciuto per quello che era: uno dei grandi classici degli anni ’70.