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I migliori album internazionali del 2024 (fino a oggi)

Il meglio dei primi sei mesi dell’anno: l’America di Beyoncé, il classicismo di Green Day e Pearl Jam, la black music totale di Brittany Howard, il pop virale di Charli XCX, il revival dei Lemon Twigs, il folk “materico” di Beth Gibbons, gli Idles, la rivelazione Last Dinner Party e tanta altra musica

Foto: Tyrell Hampton per Rolling Stone UK (1), Erika Goldring/Getty Images (2), Frank Lebon (3), Mason Poole (4), Petros Studio (5)

Saviors

Green Day

19 gennaio 2024

Non cambierà di una virgola nella storia dei Green Day, ma è un perfetto condensato dello stile del trio, la via di mezzo tra Dookie e American Idiot. Il produttore è lo stesso e l’album è uscito guarda caso in corrispondenza del trentesimo anniversario del primo e del ventesimo del secondo. E soprattutto non è un disco stanco, ha una vitalità e una credibilità che poche band con una lunga storia possono vantare. E difatti, eccolo qua.

Wall of Eyes

The Smile

26 gennaio 2024

È la mappa sonora del nostro disagio, è nerdismo musicale al cubo. Il secondo album del trio formato da Thom Yorke, Jonny Greenwood e Tom Skinner è cerebrale, pieno di pezzi sghembi e passaggi drammatici. Dalla sua pezzi ha forti come Friend of a Friend e Bending Hectic. L’angoscia diventa bellezza, senza passare dall’algoritmo di Daniel Ek. Tiè.

Prelude to Ecstasy

The Last Dinner Party

2 febbraio 2024

Spudorate, sfrenate, enfatiche: le Last Dinner Party hanno fatto il disco che nessuno fa più. Libere da ogni scrupolo, cantano il sesso e cercano la canzone pop perfetta. Prelude to Ecstasy è l’album giusto per godersi il presente in un mondo in cui il futuro è incerto. 

What Now

Brittany Howard

9 febbraio 2024

Un album che potrebbe esservi sfuggito nel mare di uscite discografiche. Sarebbe un peccato. La cantante degli Alabama Shakes, band in stand-by, ha fatto un discone in cui mette a punto una sorta di black music totale, tradizionale e allo stesso tempo contemporanea, per raccontare tutto ciò che in una relazione è compreso tra piacere e dolore. La spariamo grossa: a quel genio di Prince sarebbe piaciuto.

Tangk

Idles

16 febbraio 2024

“Watch-watch, my-my steed-steed go-go far, far”. Anche se l’album parla d’amore, gli Idles continuano a dare il meglio quando ti prendono a schiaffi con un suono potente, residuo arrugginito dell’era industriale inglese. In questo disco, poi, gli Idles si mettono alle spalle il chiacchiericcio sulla rinascita del post punk con arrangiamenti più sottili e un modo di cantare meno gutturale e incazzato. «Ero in balia delle emozioni e della dipendenza, non riuscivo ad uscirne», ci ha detto Joe Talbot. «Così ho cambiato il copione e ho adottato un nuovo approccio basato sulla pacatezza, sull’amore e sull’uso dell’arte per riequilibrarmi. Ho ritrovato la mia voce».

Asterisms

Sean Ono Lennon

16 febbraio 2024

Non è un disco di canzoni, ma un album di post psichedelia strumentale inciso con un supergruppo e con in testa il mondo messo sottosopra, l’astrologia, mamma Yoko che invecchia. Musica genreless nata da una residency poi saltata nel locale di John Zorn a New York. Il titolo? «Mia madre mi ha cresciuto con la religione dell’astrologia», ci ha detto Sean Lennon. «Senza essere pretenzioso, per me il titolo dice qualcosa sulla natura illusoria della realtà e della vita. Mi piace l’idea che si possano vedere delle forme fisse in cielo che nella realtà non esistono».

The Past Is Still Alive

Hurray for the Riff Raff

23 febbraio 2024

È il bellissimo valzer degli addii di Alynda Segarra, una che col nome Hurray for the Riff Raff ha sempre fatto dischi di lotta e di folk, mettendo in musica le storie di chi vive ai margini. Dopo la morte del padre ha fatto questo album che invece è tenerissimo, commuovente senza essere patetico, con canzoni struggenti sulla vita, la morte e quel che c’è di mezzo. Hurrah, il folk americano è vivo.

Where’s My Utopia?

Yard Act

1 marzo 2024

Dov’è il mondo felice e utopico che gli avevano promesso, una volta diventato una piccola rockstar? Se lo chiede James Smith nel secondo album degli Yard Act. Il gruppo si smarca dal post punk e mescola influenze che vanno dagli LCD Soundsystem a Beck. E i testi, colloquiali e forti come sempre, riflettono senza troppe menate sui dubbi circa la natura del mestiere di musicista, sul successo di The Overload, sull’illusione che la vita da rocker ti risolva i problemi. E poi dal vivo sono sono “ace top mint boss!” (cit).

I Got Heaven

Mannequin Pussy

1 marzo 2024

Sono amate da Kristen Stewart. Ascoltarle, dice l’attrice, è come avere la faccia spinta “in the bush of being a woman”. Partite dal basso, sfidano i  limiti della società per chiedersi: «Cos’è che ci fa desiderare di vivere?». Il loro quarto album mantiene le aspettative. Un mix perfetto di desiderio e di rabbia che però viene utilizzata come un mezzo per esplorare le profondità della solitudine. 

The Collective

Kim Gordon

8 marzo 2024

Che uno dei dischi più entusiasmanti e d’avanguardia di questi primi sei mesi dell’anno arrivi da una musicista over 70 potrebbe farci riflettere sulla freschezza dell’universo sonoro contemporaneo delle nuove generazioni. Ma la signora in questione è Kim Gordon e allora tutto è possibile. Un orgasmo psichedelico, per citare uno dei brani dell’album. Una rivoluzione noise permanente.

Bleachers

Bleachers

8 marzo 2024

Nel nuovo album della band di Jack Antonoff, noto soprattutto come produttore (Taylor Swift e non solo) ci sono un po’ di New Jersey, un po’ del “respiro” dei pezzi dei War on Drugs, echi di Bruce Springsteen, il sax di Modern Girl, Lana Del Rey in Alma Mater e soprattutto un sentimento strano, un misto di speranza e tristezza, nostalgia e vulnerabilità. Da ascoltare. 

Eternal Sunshine

Ariana Grande

8 marzo 2024

Ariana Grande ha inaugurato una nuova era, o forse sarebbe meglio dire che ne è posseduta. Eternal Sunshine è una confessione coraggiosa che contiene le sue canzoni più sofferte e riflessive. Un disco che analizza la fine di una storia d’amore tra armonie vocali e r’n’b da inizio millennio. Morbidissimo. 

Deeper Well

Kacey Musgraves

15 marzo 2024

Dopo aver raggiunto il successo internazionale con Golden Hour, la star del country (ma anche del pop) in questo album è diventata matura. Canta di vita, di trovare i propri spazi. Voce sottile e atmosfere sognanti: Deeper Well è un disco che vi fa sentire meglio.  

Tyla

Tyla

22 marzo 2024

Non era facile non farsi travolgere dal successo di Water e invece la cantante sudafricana Tyla è riuscita a tirare fuori un disco che è una miscela irresistibile di amapiano e R&B. Potremmo dire tra Rihanna e Sade, un disco d’esordio che l’ha catapultata nello stardom mondiale. E che dimostra che è all’altezza della sfida. 

Cowboy Carter

Beyoncé

29 marzo 2024

L’Act I era un omaggio alle radici nere e queer della club culture, l’Act II è un’operazione di riappropriazione culturale del country, ma anche un discorso sullo stato della nazione da parte di una regina (per una volta l’enfasi ci sta). Lungo, forse troppo, ma pieno di musiche, di stimoli, di riferimenti, è una sorta di filmone sonoro in cui si supera l’idea della separazione tra i generi musicali (sì, il country è anche nero). In più, ci sono interpretazioni vocali super e testi in cui Beyoncé cerca di ridefinire l’identità americana. Forse è questo il senso ultimo di Cowboy Carter: espiare i peccati dei padri e seppellire le vecchie idee, perdonare la vecchia America per costruirne una nuova. Magari.

Diamond Jubilee

Cindy Lee

31 marzo 2024

Uno degli album più sorprendenti di questi primi sei mesi. Pubblicato esclusivamente su YouTube sotto forma di unica traccia sonora della durata di due ore, ovvero due dischi per 32 canzoni totali (come spiegato nella descrizione del video), è diventato subito un piccolo oggetto di culto. Il progetto è l’alter ego del cantautore e drag Patrick Flegel, qui al settimo album in studio. Dentro ci sono svariati mondi, da un certo rock’n’roll lo-fi, al bedroom pop, dalla psichedelia al pop-folk di altre epoche. Più facile da ascoltare che da spiegare.

Only God Was Above Us

Vampire Weekend

5 aprile 2024

I Vampire Weekend continuano il loro viaggio tra estetica newyorkese (il titolo dell’album è un riferimento alla prima pagina del Daily News del 1° maggio 1988, vedi copertina del disco) e pop eccentrico. Per quest’occasione Ezra Koenig, il frontman della band, ha preso una lezione di canto raga con Terry Riley in Giappone. Sono 10 brani per quasi 50 minuti di musica, giusto per rimanere in tema vecchia scuola.

Perceive Its Beauty, Acknowledge Its Grace

Shabaka

12 aprile 2024

La musica è certamente una questione (anche) soggettiva, ma di fronte a Perceive Its Beauty, Acknowledge Its Grace non possiamo che ammettere di essere di fronte a un’opera sonora oggettivamente bellissima. I mondi costruiti da Shabaka – già membro dei Sons of Kemet e dei Comet Is Coming, due progetti che hanno rinnovato un forte interesse di fronte a questo stile – ci fanno immergere tra in una musica panteista fatta di jazz, new age, spiritual, come se il vento dell’universo suonasse gli strumenti a fiato che portano avanti le varie composizioni del disco. Al suo fianco ospiti come Laraaji, Moses Sumney, Floating Points. Se cercate rifugio dal mondo o la bellezza nel mondo, qui troverete casa.

Dark Matter

Pearl Jam

19 aprile 2024

Resistere all’aria del tempo e alla propria fine evocando il passato con Andrew Watt, grande fan e produttore dell’ultimo dei Rolling Stones e di Earthling di Eddie Vedder. Dei tanto evocati Pearl Jam anni ’90 resta l’eco, ma è facile farsela bastare. Era da un pezzo che non li sentivamo così vivi e scattanti, e poi si sono certe ballate alla Vedder che vale sempre la pena d’ascoltare. Il tipico disco destinato ad essere disdegnato da chi pensa che il meglio sia passato, amato da chi è convinto che il passato sia sempre il meglio.

The Tortured Poets Department

Taylor Swift

19 aprile 2024

Gli uomini non cambiano e nemmeno Taylor Swift: The Tortured Poets Department è il (temporaneo) picco del fenomeno monoculturale che è la cantautrice americana. Forse non sarà un disco audace, ma ha avuto la capacità di continuare a far appassionare milioni di persone. Potremmo dire un tiepido disco synth pop in cui Swift fa quello che le riesce meglio: sputare la verità in faccia ai ragazzi cattivi, ubriacarsi di lacrime, esibirsi depressa allo stadio e poi raccontarci tutto, ancora una volta. 

Dennis

Sega Bodega

26 aprile 2024

Elettronica da un’altra dimensione ispirata a quel «terzo della giornata in cui siamo morti». Così abbiamo definito il terzo disco in studio di Sega Bodega, l’artista e producer irlandese di origine cilena che ancora una volta è riuscito a creare un immaginario sonoro e visivo decisamente eccitante in Dennis. Un’indagine sonica su mania e insonnia, con un tocco personale e riconoscibile come solo quelli veramente bravi sanno fare.

All Born Screaming

St. Vincent

26 aprile 2024

Ha avuto bisogno di darsi fuoco, Annie Clarke, per rinascere in questo All Born Screaming. Autoprodotto interamente da lei con una «piccola Wrecking Crew» (come ce l’ha definita lei stessa) formata da amici come Dave Grohl e Josh Freese (Foo Fighters), Cate Le Bon, Stella Mozgawa (Warpaint), il nuovo album firmato St. Vincent è un viaggio profondo e intenso in un luogo solitario, là dove sangue, viscere, terra, nonché vita e morte si incontrano per dialogare nelle oscurità dell’umano. Dieci tracce dal sound duro, sporco, crudo, decisamente rock. Sicuramente onesto.

Funeral for Justice

Mdou Moctar

3 maggio 2024

Mdou Moctar è il progetto di Mahamadou Souleymane, musicista Tuareg al suo sesto album (il secondo per l’americana Matador) con la sua band. Dei suoi lavori, Funeral for Justice, come si può facilmente intuire dal titolo, è tra i più politicizzati. Nell’album, cantato principalmente in Tamasheq, lingua berbera, si affrontano principalmente temi legati al colonialismo con Souleymane intento a far suonare la sua chitarra come una persona che piange mentre chiede aiuto (parole sue). La rabbia, al di là delle parole, arriva infatti dal suono energico e lamentoso di un disco che oltrepassa le barriere linguistiche.

Here in the Pitch

Jessica Pratt

3 maggio 2024

Si possono ancora scrivere canzoni semplici e belle? Sì. La dimostrazione è il quarto album in studio della cantautrice californiana Jessica Pratt. Intimo ma dettagliato, il suo folk sembra arrivare quasi da un’altra dimensione, pur restando fedele alle linee guida. In Here in the Pitch si ritrovano decenni, tempi, stili, generi diversi tra loro (dai Beach Boys alla MPB), mantenuti in equilibrio dal funambolismo riverberato di Jessica. Un piacere per l’ascolto.

A Dream Is All We Know

The Lemon Twigs

3 maggio 2024

Un dio del rock capriccioso ha preso i fratelli D’Addario dagli anni ’60 e li ha scaraventati nel 2024. Il risultato è questo disco incredibilmente derivativo eppure pieno di vita e di talento in cui si prendono Paul McCartney e Brian Wilson e li si fa idealmente collaborare, restituendoci quelle musiche e quell’epoca in una dimensione sognante e rétro. È il passato idealizzato, è il rock che di fronte alle ansie contemporanee diventa sogno colorato e consolatorio.

To All Trains

Shellac

17 maggio 2024

Essere oggettivi di fronte a questo disco degli Shellac è pressoché impossibile. Il ritorno in studio della band dopo dieci anni d’assenza è tragicamente coinciso con la prematura scomparsa del suo leader, Steve Albini, musicista e produttore che ha segnato la storia del rock alternativo. Viscerale, senza fronzoli, diretto, To All Trains è il suo involontario, splendido addio.

Hit Me Hard and Soft

Billie Eilish

17 maggio 2024

A 22 anni Billie Eilish ha cambiato il modo in cui viene vissuto il pop. E ha il potere di portare il mondo intero dalla sua parte. Lo conferma quest’ultimo disco, più giocoso, più incazzato. La musica spazia dal synth-pop di Birds of a Feather o di Blue a ballate confessionali come The Greatest o Skinny. Un disco pop, sì, ma straordinariamente strano. A questo link la nostra cover story.

Lives Outgrown

Beth Gibbons

17 maggio 2024

Chi vuol sentire un disco sulla mezza età? Pochi, eh? Peccato, perché Lives Outgrown è un gran disco costruito dalla cantante dei Portishead e dal produttore James Ford inventandosi un mondo di suoni materici e affascinanti. È folk quasi esoterico e fuori dal tempo anche per i temi che sono sì belli pesanti, (morte, sofferenza, cosette così), ma sono affrontati con grazia e mistero. Roba che non si sente altrove.

Brat

Charli XCX

7 giugno 2024

In piena Brat summer non poteva mancare Charli XCX tra i dischi meglio riusciti di questi primi sei mesi. Prodotto dal fidanzato George Daniel (dei 1975) e da A. G. Cook (leader di PC Music), Brat ha tutto ciò che necessità un disco pop che parla la lingua del futuro: hook appiccicosi, produzioni senza confini di genere e tante follie sonore e testuali (ascoltatevi i vari cambi di 365 per capire di cosa stiamo parlando). Aggiungiamoci una campagna di comunicazione e marketing di rara intelligenza e il gioco è fatto. Finalmente un disco virale che – prima di tutto – è un disco che spacca. Charli è diventata 3D.

Bad Cameo

James Blake & Lil Yachty

28 giugno 2024

In un periodo storico in cui i joint album sono all’ordine del giorno, la collaborazione tra James Blake e Lil Yachty spicca per il coraggio di unire due mondi sulla carta così diversi, da un lato l’elettronica sentimentale di James Blake e dall’altra la neo-psichedelia black di Lil Yachty. Il risultato è un disco che a livello sonoro è 100% James Blake impreziosito dal dinamismo vocale del trapper. Si arriva a toccare ottime vette in brani come Save the Savior, Run Away From the Rabbit e Missing Man, ovvero là dove l’unione trova la giusta quadra. Un esperimento che speriamo ne possa stimolare molti altri.

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