Con il piccolo miracolo economico che l’Italia sta vivendo negli anni Sessanta, anche la musica si fa prodotto di massa. E nel momento dell’anno in cui le migrazioni dalle grandi città operaie spostano intere carovane di utilitarie dalla pianura alla costa, la canzone si fa inno della spiaggia, delle spensierate notti di ferie. L’espressione “tormentone” non può che nascere in questo decennio, quando Legata a un granello di sabbia di Nico Fidenco, brano escluso da Sanremo perché ritenuto troppo lontano dallo spirito del festival, colonizza nel 1962 ogni juke box, ogni spiaggia e ogni radio della penisola. Ma come vedremo, i tormentoni esistevano già da prima che venissero chiamati così.
“Tintarella di Luna” di Mina
Se il boom economico italiano coincide col passaggio fra gli anni Cinquanta e Sessanta, allora la colonna sonora di questo miracolo non può che essere Tintarella di Luna di Mina. Composta inizialmente da Bruno de Filippi per i Campioni (gruppo in cui militerà anche Battisti a metà anni Sessanta), leggenda vuole che la canzone giunga alle orecchie di una giovane Mina nell’estate ’59 a Ischia. Sarà però la versione della Tigre a distruggere le classifiche, ancorandosi al tessuto sociale dei baby boomers così a fondo che ancora oggi se ne sente il riverbero.
Best lyrics: “Abbronzate tutte chiazze/Pelli rosse, un po’ paonazze”
“Abbronzatissima” di Edoardo Vianello
Ogni decennio ha il suo peso massimo dei tormentoni estivi, ma quello degli anni Sessanta sostanzialmente non ha rivali. Questo perché Edoardo Vianello poteva permettersi di uscire con due diversi 45 giri nella stessa estate del 1963 e portarsi a casa due tormentoni assoluti, in parallelo. Il primo è I Watussi, il secondo Abbronzatissima, cioè come dire l’inno dell’italiano in vacanza. Il merito? Una voce pulita e democristiana, un look da bravo ragazzo, una dote di scrittura spaventosa e un tale Ennio Morricone agli arrangiamenti.
Best lyrics: “Sulle labbra tue dolcissime/Un profumo di salsedine”
“Stasera Mi Butto” di Rocky Roberts
In Inghilterra, un pezzo come Stasera Mi Butto – con la cassa martellante e la voce di Rocky Roberts a sgolarsi su un testo ammiccante – molto probabilmente sarebbe diventato un classico northern soul. Ma visto che fu cantata nel 1967 in italiano, si limitò a vincere il Festivalbar e diventare uno dei singoli più popolari degli anni Sessanta. Dopo anni di gruppi beat italiani coi cantanti che scimmiottavano l’accento inglese, finalmente una vera voce nera dell’Alabama su un pezzo inciso su dinamite.
Best lyrics: “Dal momento che mi vedi qui/Mi sembra chiaro, e invece sì”
“Azzurro” di Adriano Celentano
«Ho avuto un’idea pazzesca, però dobbiamo vederci, perché te la devo spiegare di persona. Ho scritto il testo di una canzone su una musica di Paolo Conte che non puoi non incidere perché sarà l’inno degli italiani: si chiamerà Azzurro» queste sono le parole pronunciate da Vito Pallavicini, storico paroliere della musica leggera italiana, al telefono con Adriano Celentano. Come a dire che, ancora prima di registrarlo, era chiaro che il pezzo sarebbe durato nei secoli dei secoli. Amen.
Best lyrics: “Ora mi annoio più di allora/Neanche un prete per chiacchierar”
“Acqua Azzurra, Acqua chiara” di Lucio Battisti
Nonostante si fosse aggiudicato il trono di Re dell’estate un anno prima con Balla Linda (che ebbe anche un discreto successo negli Stati Uniti, con una cover in inglese), Lucio Battisti chiuse gli anni Sessanta con una delle canzoni più solari, entusiaste e cristalline che siano mai state scritte nella nostra lingua dalla coppia Mogol/Battisti.
Best lyrics: “Con le mani posso finalmente bere”