La classifica dei 10 dischi migliori di Manuel Göttsching, con e senza Ash Ra Tempel | Rolling Stone Italia
Balearic Kraut

La classifica dei 10 dischi migliori di Manuel Göttsching, con e senza Ash Ra Tempel

Dove lo trovate un altro che ha musicato con Timothy Leary il viaggio alimentato con l’LSD verso i sette stadi della conoscenza, prefigurato certa elettronica, dato un suono “astratto” alla chitarra elettrica, suonato garage rock?

La classifica dei 10 dischi migliori di Manuel Göttsching, con e senza Ash Ra Tempel

Manuel Göttsching

Foto: Will Ireland/Getty Images

Sicuri che The Edge sarebbe stato The Edge senza Manuel Göttsching? E che la techno sarebbe esistita senza Göttsching? Musicista di culto, il chitarrista tedesco ha ispirato decine di artisti per l’estro e l’inventiva sullo strumento e la costruzione generale della musica. È anche il creatore degli Ash Ra Tempel, all’inizio insieme a un altro vate del kraut rock come Klaus Schulze, poi con svariati collaboratori a tessere ragnatele sonore attorno alla chitarra del leader. Chitarra infinita, riverberata, fornita di echi, delay, astrattismi e vagheggiamenti da altre dimensioni.

Nonostante siano spesso accomunati ai cosiddetti corrieri cosmici, gli Ash Ra Tempel non sono quasi mai stati una navicella intergalattica sulla scia dei Tangerine Dream e derivati, piuttosto uno scavo nelle ere arcane della Terra, nei templi in rovina, nelle antiche ritualità e nelle danze spettrali perse nella notte dei tempi. Ma la loro musica ha anche qualcosa di molto sanguigno, con momenti garage degni di Stooges e MC5. E poi tanta LSD, non per nulla hanno realizzato un disco con l’acid guru Timothy Leary basato sui sette livelli della conoscenza. Poi iniziano le sortite soliste, Göttsching fa capire come costruire mondi con una sola chitarra e qualche effetto prima che la sua creatura cambi pelle: Ash Ra Tempel si trasforma in Ashra, entrano in campo l’elettronica, l’ambient e la proto new age, fino a tornare al corpo e alla sensualità. Da lì Göttsching crea il futuro.

Tutto ciò è riassunto in questa classifica/compendio di 10 dischi essenziali pubblicati con le varie sigle, in un mix di umori, sensazioni e allucinazioni.

10

Starring Rosi

Ash Ra Tempel

1973

Göttsching rimane da solo al timone degli Ash Ra Tempel, con l’ausilio del batterista dei Wallenstein Harald Großkopf, di Dieter Dierks e della fidanzata Rosi Müller. A lei è dedicato il disco che per la prima volta si spinge in territori orientati alla canzone. In realtà le canzoni sono spesso placide oasi ambient-folk impreziosite dalla voce recitante fatata e lisergica di Rosi.

9

Correlations

Ashra

1979

Messa da parte la sigla lunga, gli Ashra si muovono verso l’elettronica andando ad anticipare le tendenze new age. Non solo, con la scoperta del minimalismo di Terry Riley & co, Göttsching si dà da fare a comporre sui sequencer pattern ripetitivi sui quali spalmare le parti effettistiche.

8

Blackouts

Ashra

1977

Melodie gentili, soundscape sognanti, visioni quasi Balearic sulle quali giocano chitarre fluttuanti. La traccia che titola il disco è il culmine del suono Ashra. In questo e negli altri brani parti di chitarra e arpeggi di sequencer creano un impasto musical-ritmico fresco e godibile come brezza marina al tramonto.

7

Seven Up

Timothy Leary & Ash Ra Tempel

1972

È un meraviglioso pasticcio creato sotto l’effetto di stupefacenti, non poteva essere altrimenti vista la presenza di Timothy Leary che guida la band e gli ospiti in un vero e proprio trip. Pochi dischi come questo cercano di descrivere l’effetto di un’esperienza con l’LSD, muovendosi tra schizzi blues, voci dal caos, psichedelia al top, visioni cosmiche e suoni metallici a descrivere il viaggio dell’io verso i sette stadi della conoscenza.

6

Inventions for Electric Guitar

Manuel Göttsching

1975

Nel suo primo lavoro solista Göttsching si accompagna unicamente con la chitarra. E dà vita a un disco che andrà a influenzare decine di strumentisti negli anni a venire (di The Edge abbiamo già detto, vogliamo tirare in ballo anche Jonny Greenwood?). Tre soli lunghi brani visionari colmi di effettistica per far capire al mondo che una semplice chitarra elettrica può creare universi.

5

New Age of Earth

Ashra

1976

Ascoltando New Age of Earth e i successivi album degli Ashra possono venire in mente like compilation della serie Buddha Bar. Ecco, qui c’è la versione “seria” di quel suono, con brani fluttuanti tra le onde, tepore e un senso di languido abbandono tra i profumi del crepuscolo.

4

Schwingungen

Ash Ra Tempel

1972

Con Schwingungen (“Vibrazioni”) gli ART vanno fuori di testa. Specie nella prima facciata che è un delirio blues-garage-hard-jazz-psych, con il misterioso vocalist John L. a fare il verso a Damo Suzuki (e se sapete di cosa parlo potrete capire). Sull’altro lato viene invece a galla l’influenza massima del kraut rock: i Pink Floyd, in una personale (e splendida) ripresa di A Saucerful of Secrets.

3

Join Inn

Ash Ra Tempel

1973

Klaus Schulze è batterista/tastierista nel primo album omonimo, poi se ne va e poi torna per Join Inn. Ci si lancia a jammare strafatti e l’ispirazione arriva alle stelle. Come al solito c’è un lato più garage/blues con una bella atmosfera sballata, occorre però cambiare lato per arrivare a Jenseits una delle punte massime del kraut, un meraviglioso fluttuare tra le onde del cosmo accompagnati dal racconto di Rosi dell’incontro con Timothy Leary.

2

Ash Ra Tempel

Ash Ra Tempel

1971

Amboss sulla prima facciata sono 20 minuti di flash metallici, una versione kraut degli Stooges in una cascata di chitarre e percussioni selvagge e stranianti. Le cose mutano nella seconda facciata: Traummaschine (“Macchina del sogno”) è il grande capolavoro di questa prima fase della band tedesca. Chitarre e cori soffusi evocano scenari arcani, sospesi e immaginifici, specchio della misteriosa copertina. Col passare dei minuti il suono si fa più vivace salvo poi ricadere nella stasi iniziale come in un buco nero.

1

E2-E4

Manuel Göttsching

1984

La storia è questa: Göttsching deve incontrare l’amico Klaus Schulze e vuole portarsi della musica propria da ascoltare in aereo, qualcosa che lo faccia rilassare e lo ispiri. Così accende amplificatori e tastiere, lancia un loop e comincia a suonarci sopra. Un’ora dopo si ritrova tra le mani un beatifico e mantrico pattern che mette insieme passato e futuro del chitarrista, ricreando se stesso costantemente in un’ipnosi anche fisica che andrà a influenzare techno e house e sarà usato fino allo sfinimento da dj e producer. Nel 1989 E2-E4 è campionato in Sueño latino, oggi un classico della Italo house.

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